Il nuovo secolo americano

Nell'auditorium del Monastero dei Benedettini del Dipartimento di Scienze umanistiche la presentazione dell’ultimo libro di Francesco Costa  

Maria Chiara Spedalieri

Qual è l’influenza che gli Stati Uniti continuano ad avere nella società in cui viviamo? Perché la cultura americana ci appare così lontana e diversa, a tal punto da farci cadere, a volte, in facili pregiudizi? È veramente la terra dei ‘nuovi inizi’?

Queste sono solo alcune delle domande alle quali Francesco Costa, giornalista, vicedirettore de «Il Post», autore del podcast Morning, di due programmi televisivi e di tre precedenti libri, ha cercato di dare una risposta nel corso della presentazione del suo ultimo lavoro Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano (Mondadori, 2024), che si è tenuto all’Auditorium Giancarlo de Carlo al Monastero dei Benedettini.

All’incontro con l’autore hanno partecipato Claudia Cantale, docente di Sociologia dei media digitali presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, e Antonino Sichera e Giuseppe Palazzolo, che insegnano Letteratura italiana contemporanea nello stesso dipartimento, insieme al vasto pubblico presente in sala che ha accolto con entusiasmo e curiosità il giornalista conterraneo.

«Se mi chiedessero di descrivere questo libro direi che si presenta come un grande mosaico», ha evidenziato sin da subito la docente Claudia Cantale, «come un intreccio di più storie, racconti e aneddoti di cui alla fine emerge il filo conduttore».

Con uno stile chiaro e immediato, Francesco Costa guida il lettore attraverso un viaggio antropologico per scoprire la cultura e la mentalità del popolo americano, cercando di individuare quegli elementi che fanno sentire noi italiani così diversi da loro. «A dir la verità, il libro parla più di noi italiani che degli americani, perché questi ultimi possono diventare un punto di riferimento da cui partire per meglio noi stessi», ha precisato l’autore.

Un momento dell'intervento di Francesco Costa

Un momento dell'intervento di Francesco Costa

Accanto alle narrazioni legate a questo popolo, vi sono i dati concreti e l’attenta analisi di comportamenti e pensieri che permettono di svelare come mai anche il secolo in cui viviamo «sarà un secolo americano».

Costa ha precisato che gli Stati Uniti rimarranno un Paese a cui guardare dal punto di vista culturale. Stanno vivendo un periodo economico molto forte e sono i migliori nel ‘gioco’ del capitalismo, ma sono anche il luogo in cui nascono tutti i trend e le mode. «Ciò non toglie che anche lì ci siano aspetti che non funzionano; ci sono e alcuni di questi sono molto gravi» ha ribadito l’autore.

Interessante è stata anche l’analisi proposta dai docenti Antonio Sichera e Giuseppe Palazzolo.

«Il libro si presenta come un bagno di realtà – hanno affermato – dove non viene imposta una morale ma si lascia al lettore la libertà di elaborare la propria opinione; un vero e proprio punto di forza di quest’opera. Come lo è anche la capacità del popolo americano di reinventarsi continuamente, di avventurarsi in nuovi inizi, anche quando sembra che non ci siano le premesse per farcela».

«È vero», ha ammesso Costa, «gli americani si lanciano in ogni cosa con un entusiasmo quasi infantile», e questa può essere per noi una caratteristica a cui guardare.

«Frontiera è un libro che insegna a non avere un pregiudizio moralistico su un altro popolo», ha sottolineato inoltre il professor Sichera, «e ci ricorda che non viviamo in un mondo perduto ma in uno difficile e complicato». Un reminder, questo, che può diventare per noi motivo di speranza. 

In foto da sinistra Marina Paino, Claudia Cantale, Francesco Costa, Antonio Sichera e Giuseppe Palazzolo

In foto da sinistra Marina Paino, Claudia Cantale, Francesco Costa, Antonio Sichera e Giuseppe Palazzolo