Il Pnrr e la città di Catania

I progetti, le criticità e i benefici socio-economici sul territorio sono stati al centro di un convegno nell’aula magna del Palazzo centrale. I dati sui 58 comuni dell'area metropolitana etnea

Alfio Russo

Quasi mille progetti per oltre un miliardo di euro di investimenti. È la fotografia attuale della progettualità su fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza dei 58 comuni dell’area metropolitana di Catania.

Ad illustrarla, ai numerosi rappresentanti delle amministrazioni comunali etnee, ma anche professionisti di vari ambiti, è stata ieri pomeriggio Sonia Caffù, direttrice centrale del Mef con delega al Pnrr.

Nell’aula magna del Palazzo centrale, la dott.ssa Caffù, nel suo lungo intervento, ha illustrato le potenzialità e i benefici, ma anche le criticità, del Piano Nazionale Ripresa Resilienza, inserito all’interno del programma Next Generation Eu, in fase di attuazione e che vede come attori principali proprio i comuni.

Un incontro, dal titolo I progetti finanziati da Pnrr nei territori della città metropolitana di Catania – I benefici socio-economici sul territorio ed i modelli per valutarli, organizzato dal Centro di documentazione ricerca e studi sulla cultura dei rischi con la collaborazione dell’Università di Catania.

La fotografia dei 58 comuni catanesi

La fotografia dei progetti Pnrr dei 58 comuni catanesi

E proprio la prorettrice dell’ateneo catanese, la prof.ssa Francesca Longo, in apertura dei lavori, ha evidenziato come «l’Università di Catania da diversi anni abbia rafforzato l’interazione con il territorio, in particolar modo con tutti gli attori socio-economico locali, anche con proprie risorse, per favorire la crescita di una rete tra il mondo accademico e della ricerca, della formazione e dell’innovazione».

«Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza ha un forte impatto sul territorio e l’ateneo catanese ne è protagonista con un importante coinvolgimento in venti progetti collegati al Pnrr, tra questi l’Ecosistema dell’innovazione Samothrace che riunisce 28 partner tra cui quattro università, cinque istituti di ricerca, quattro grandi aziende di livello internazionale e dieci piccole e medie imprese, con Unict a fare da soggetto proponente e capofila. Grazie ai fondi del Pnrr abbiamo già assunto 120 nuovi ricercatori a tempo determinato», ha aggiunto.

A seguire i rappresentanti degli ordini professionali etnei Giorgia Ferlazzo (Ingegneri), Salvatore Virgillito (Dottori commercialisti ed esperti contabili), Sebastian Carlo Greco (Architetti), Giorgio Gangi (Confindustria), all’unisono, hanno evidenziato come il Pnrr rappresenti una «grande opportunità per Catania e per la Sicilia» e al tempo stesso sottolineato «diverse difficoltà riscontrate dalle amministrazione comunali nel gestire i progetti finanziati». «Un’opportunità comunque da non lasciarsi sfuggire per lo sviluppo socio-economico del territorio e per questi motivi occorre fare rete tra tutte le parti, dai comuni all’università ai privati», hanno aggiunto. 

Un momento dell'intervento della prorettrice Francesca Longo

Un momento dell'intervento della prorettrice Francesca Longo

Sulla stessa linea anche Rosario Fresta (presidente Ance) e Erio Buceti (presidente della commissione Urbanistica del Comune di Catania) che si sono soffermati anche «sulle azioni e sulle difficoltà riscontrate dalle amministrazioni comunali», ma anche su diversi «esempi virtuosi» di alcuni comuni siciliani.

Su questo punto è intervenuto il sindaco di Catania, Enrico Trantino, che ha rimarcato «le difficoltà organizzative delle amministrazioni comunali anche a causa della mancanza di personale fermo restando l’importanza dell’opportunità fornita dal Pnrr che richiede, per realizzarlo nei tempi previsti, una sinergia fondamentale con tutte le parti coinvolte compresi gli ordini professionali».

Al tempo stesso il primo cittadino ha evidenziato come Catania, nonostante le varie classifiche la releghino sempre in fondo, «rappresenti una città effervescente e fonte di sviluppo e progresso in campo tecnologico, dell’innovazione e del digitale così come confermato dai diversi investimenti di multinazionali che consentiranno anche nuove opportunità occupazionali».

Un momento dell'intervento del sindaco di Catania Enrico Trantino

Un momento dell'intervento del sindaco di Catania Enrico Trantino

In precedenza, infatti, Antonio Pogliese, presidente del Centro di documentazione ricerca e studi sulla cultura dei rischi, aveva puntato l’indice su alcuni dati relativi al Pil pro-capite.

«A Catania, ma comunque in Sicilia in generale, il Pil pro-capite è pari a 18mila euro, peggio di noi solo la Calabria con 17mila euro. In Trentino, invece, è pari a 45mila euro. Questi dati sono di facile lettura e spingono ad una considerazione, ovvero che la Sicilia è il Sud del Sud e per recuperare questo gap con il resto d’Italia e d’Europa non occorrono soltanto i progetti del Pnrr, bensì un insieme di soluzioni e di interventi anche infrastrutturali», ha detto Pogliese.

E proprio partendo dalle considerazioni sulle “soluzioni e interventi per il Sud” il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, dopo aver sottolineato i rallentamenti nella prima fase di avvio di «questo lungo percorso» ha evidenziato come il «Pnrr rappresenti una opportunità importante e fondamentale per il Sud, ma anche un prestito stipulato con l’Ue a carico dei nostri figli e dei nostri nipoti, pertanto, nonostante il fatto che l’Italia non sia così indietro rispetto al cronoprogramma, dobbiamo tutti lavorare insieme per spendere ogni risorsa assegnata».

Un momento dell'intervento del ministro Nello Musumeci

Un momento dell'intervento del ministro Nello Musumeci

«Dopo la pandemia era indispensabile ripartire e il Pnrr è una sfida da vincere a tutti i costi che vede i comuni, con oltre il 90% delle risorse assegnate, al centro di questo processo che purtroppo non coinvolge le regioni – ha aggiunto il ministro, che in passato ha rivestito i panni di governatore della Regione Siciliana -. Catania è la città più vivace della Sicilia e anche del Mezzogiorno sul piano economico, ma credo che il problema non sia solo di risorse. Mancano le infrastrutture e diversi servizi materiali e immateriali al Sud, al tempo stesso dobbiamo capire la reale vocazione di Catania tra industriale, culturale o economica».

Il ministro Musumeci, nel suo lungo intervento in video conferenza, ha ricordato l’accordo stipulato con i quattro atenei siciliani, sotto la sua governance regionale, basata sullo sviluppo di progetti di ricerca e anche strutturali finanziati tramite il Pnrr come ad esempio il recupero dell’Antico Corso, in particolar modo dell’ex ospedale Vittorio Emanuele II, con la realizzazione di un museo dell’Etna e di aule, laboratori e posti letto per gli studenti universitari.

E, inoltre, i finanziamenti pari a 78 milioni di euro al Comune di Catania per l'acquisto di nuovi bus elettrici e a idrogeno per il trasporto pubblico locale tramite il Pnrr, mentre la Protezione civile ha stanziato per interventi di messa in sicurezza del territorio siciliano, tra già in essere e nuovi, altri 97 milioni di euro.

I presenti nell'aula magna del Palazzo centrale

I presenti nell'aula magna del Palazzo centrale

«Abbiamo pertanto il dovere e l’obbligo istituzionale e morale di sfruttare le risorse a disposizione e a pensare anche a progetti per Catania che possano favorire l’efficientamento statico del costruito, sia pubblico, sia privato, perché la nostra città è tra le ultime per l’applicazione delle norme anti-sismiche», ha detto in chiusura di intervento.

A seguire la direttrice centrale del Mef con delega al Pnrr, Sonia Caffù ha presentato la situazione nazionale e etnea.

«I comuni responsabili dell’attuazione delle misure Pnrr in qualità di soggetti attuatori hanno registrato sul sistema Regis 104.067 progetti per un valore di 33,6 miliardi di euro

In particolar modo i progetti attivati riguardano principalmente la digitalizzazione e il settore green (rispettivamente 45.367 e 45.975) e poi l’istruzione (5.174) e l’inclusione e coesione (7.551). 

Nello specifico su Catania i 58 comuni dell’area metropolitana hanno registrato 993 progettualità per un valore di 1,034 miliardi di euro», ha detto in apertura del suo intervento Sonia Caffù.

Prima dei dati la dott.ssa Caffù aveva illustrato il “ruolo” del Pnrr, «un programma performance based che ha l’obiettivo di sostenere la crescita di un territorio nel lungo periodo e superare così alcuni nodi strutturali e che è incentrato sul raggiungimento di milestone e target, ovvero obiettivi intermedi e finali delle misure previste dal Pnrr».

I dati relativi ai comuni italiani

I dati relativi ai comuni italiani

Dunque, riforme e investimenti. E incentrandosi sui soggetti attuatori, in qualità di titolari dei singoli progetti Pnrr, ha aggiunto che «hanno la primaria responsabilità di mettere in atto tutte le azioni necessarie per l’esecuzione degli interventi ed il raggiungimento dei risultati previsti che concorrono al conseguimento degli obiettivi delle misure del Pnrr che li finanziano».

«Tra i soggetti attuatori un ruolo fondamentale è rivestito dai comuni che sono responsabili della realizzazione di progetti che hanno una diretta ricaduta sulle collettività locali, in termini di infrastrutture e di servizi. Purtroppo assistiamo a ritardi dovuti anche a problemi organizzativi locali che potrebbero inficiare i risultati da conseguire entro il 2026», ha precisato prima di analizzare casi specifici e concentrarsi su questioni più tecniche del programma.

I lavori sono proseguiti con una tavola rotonda che ha visto per protagonisti Biagio Bisignani (direttore Urbamet del comune di Catania), Salvatore Baglio (delegato alla Ricerca di Unict), Angelo Sicali (presidente dell’Istituto autonomo case popolari) e Benedetto Torrisi (presidente del corso di laurea triennale in Economia all’Università di Catania).

Un momento dell'intervento di Sonia Caffù, direttrice centrale Mef con delega al Pnrr

Un momento dell'intervento di Sonia Caffù, direttrice centrale Mef con delega al Pnrr