Il processo a Gesù

Continua il ciclo di incontri de “I lunedì del Classico” al Dipartimento di Scienze umanistiche

Chiara Schembra (foto di Francesca Prado)

Continua, al Monastero dei Benedettini di Catania, il ciclo di seminari I lunedì del Classico sulle scienze antiche proposti dai docenti Monica Centanni, Paolo B. Cipolla, Giovanna Giardina, Orazio Licandro e Daniele Malfitana.

Per il terzo appuntamento, dal titolo Il processo a Gesù, sono intervenuti i docenti Massimo Miglietta, ordinario di Diritto romano all’Università di Trento, curatore di alcune monografie giuridiche, insieme con Rossana Barcellona, associata di Storia del Cristianesimo e delle chiese, e Arianna Rotondo, docente di storia del Cristianesimo antico e contemporaneo, dell’Università di Catania e don Carmelo Rasta, autore di articoli e del libro Parole dell’uomo. Parola di Dio.

Ad aprire i lavori la prof.ssa Cristina Soraci, associato di Storia romana all'Università di Catania, con una riflessione su come «noi spettatori vediamo il dipinto dalla parte di chi giudica il Cristo» e ponendo una domanda sulle diverse date che riguardano il processo e la morte di Gesù.

A rispondere è stata la docente Rossana Barcellona che ha precisato come un «un chiarimento sul piano storico è un processo molto lungo anche perché in rete troviamo molte informazioni, ma è necessario essere in grado di selezionare le fonti, informarsi».

Un momento dell'incontro nell'Aula A2 del Monastero dei Benedettini

Un momento dell'incontro nell'Aula A2 del Monastero dei Benedettini

«Molte informazioni che troviamo sul web provengono da fonti diverse non tutte facilmente armonizzate – ha aggiunto -. Noi non conosciamo la data del processo perché non sappiamo quando è nato Gesù. La fede allo stato nativo non ha bisogno di documentazioni. I due vangeli che riguardano la nascita sono due: Matteo che racconta di Erode e di Luca che si sofferma su Cesare Augusto».

«Sappiamo dell’anno 15 d.C., quando Ponzio Pilato era al potere, ma non interessava la nascita o la morte di Gesù perché stava per tornare Gesù – ha aggiunto -. La crocifissione di Gesù è stata il 25 marzo perché deve coincidere con un venerdì, ma dobbiamo far slittare la nascita di circa un lustro. Dionigi, infatti, si allineò al computo alessandrino, ma De Clerc, che dedicò un intero volume a sacro e profano, non se la sentì di addossare gli errori di calcolo a Dionigi. Non tutti, infatti, registrarono il famoso anno Mille. Il concetto dell’anno zero non si conosceva al tempo di Dionigi». 

Altra questione posta dalla prof.ssa Soraci: «Che lingua parlava Gesù?». Per don Carmelo Raspa «il 50% dei manoscritti sono scritti in lingua greca, ma ai suoi concittadini Gesù si rivolge in aramaico». «I capitoli 5-7 del Vangelo di Matteo inquadrano Gesù nel contesto della Torah – ha aggiunto -. Ego eimì, in questo caso specifico, ebraico. Pilato e Gesù dialogavano in greco o attraverso interpreti». «Il Messia parlava ai Giudei prevalentemente in aramaico, ma sapeva anche l’ebraico e qualche parola di greco», ha precisato don Carmelo Raspa.  

Studenti e docenti presenti all'incontro

Studenti e docenti presenti all'incontro

A seguire la prof.ssa Soraci ha spostato l’attenzione su Gesù nel momento in cui si trova nell’Orto degli ulivi e, se nel Vangelo di Giovanni si rivela la glorificazione, occorre porre la questione sul perchè liberare Gesù o Barabba. Per il prof. Massimo Miglietta «noi siamo spettatori di uno dei momenti più alti e drammatici perché non si tratta di scambiare un ladrone con un re, loro ricordano il cristos basileus».

«Entrambi hanno peccato di lesa maestà – aggiunge -. Si propone quindi al popolo questo scambio e il popolo sceglie Barabba. Pilato era un duro magistrato, fa una strage di galilei. Gesù ha dato la risposta che voleva dare a seconda della domanda che gli veniva posta. Crimine pluri offensivo. Si poneva come Dio e re e la profezia della distruzione del tempio di Gerusalemme, come riferito nel vangelo di Marco, era un reato per romani e anche per gli ebrei». 

E ancora la prof.ssa Soraci ha posto in evidenza sul processo informale che Pietro ha subito parallelamente a quello di Gesù. Per la docente Arianna Rotondo «esiste una esegesi lunghissima». «A Pietro verrà chiesto: Tu conosci Gesù? – precisa la prof.ssa Arianna Rotondo -. A chiederlo era stata la serva portinaia che disse a Pietro: Non sei anche tu dei discepoli di quest'uomo? Ma Pietro rispose: Non lo sono! La portinaia è una figura carsica che insiste nel chiedere che “Anche tu eri con Gesù il Galileo” fino a quando Pietro nega per la terza volta così come predetto da Gesù».

Un momento dell'intervento della prof.ssa Arianna Rotondo

Un momento dell'intervento della prof.ssa Arianna Rotondo

Dunque un processo informale che vede Pietro rinnegare il suo essere discepolo di Gesù, mentre quest’ultimo veniva poi giudicato da Ponzio Pilato e condannato definitivamente a morte.

«Pilato chiese a Gesù: Sei tu il re dei Giudei? E Gesù rispose: Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?Il mio regno non è di questo mondo», ha aggiunto la prof.ssa Arianna Rotondo.

In chiusura la prof.ssa Soraci ha chiesto di precisare l’apporto dei Vangeli apocrifi al processo e quali differenze con i canonici. A rispondere è don Carmelo Raspa: «Il vangelo di Pietro è stato accusato di diocitismo». 

Per la prof.ssa Rossana Barcellona: «I Vangeli apocrifi ci dicono molto sulla ricezione extra canonica. Della figura di Pilato si parla anche nel romanzo Maestro e Margherita. Pilato è un duro, è un autoritario. Tertulliano e Giustino martire scrissero testi su Pilato. Direi che i vangeli apocrifi non siano testi pericolosi».