Il “rumoroso silenzio della verità” del 42° Torino Film Festival

Una riflessione sulla funzione e sul ruolo della settima arte di Luna Feola, studentessa Unict che ha partecipato all’area ‘industry’ della kermesse

Luna Feola

In un panorama culturale che presta attenzione solamente all’estetica, alla forma, piuttosto che al contenuto, la 42.ma edizione del Torino Film Festival si è fatto portavoce di un cinema che non ha paura di essere schierato politicamente e socialmente, un’arte che non vuole sottostare al paradigma del bello.

Il TFF 2024, sotto la direzione artistica del regista Giulio Base, si è rivelato uno dei festival del cinema più interessanti nel territorio italiano, presentando un ventaglio di proposte di alta qualità, affrontando temi acuti come l’incesto, la censura, l’antifascismo, le campagne anti-immigrazione, le conseguenze del tradizionalismo religioso, il concetto di giustizia, il diritto all’istruzione e all’essere bambini, e molto altro.

In breve, la manifestazione ha invitato lo spettatore a non voltare lo sguardo lontano dai problemi, lavorando sull’indifferenza che pervade la nostra società. I film proposti e i momenti di incontro sono stati per il pubblico un doloroso bagno di consapevolezza, di verità, di testimonianze di cui non si può fare a meno. Non adesso.

Una delle immagini della video-mostra dedicata a Marlon Brando

Una delle immagini della video-mostra immersiva dedicata all’icona del cinema Marlon Brando. In occasione del centenario della sua nascita, il Torino Film Festival, in collaborazione con Gallerie d’Italia, ha proposto Brando’s Touch – Un viaggio nell’icona di Marlon Brando a 100 anni dalla nascita, protagonista della 42ª edizione del festival

Tra i titoli, che si sono distinti per la loro capacità di comunicare efficacemente motivi delicati e importanti in questo momento storico, spicca il documentario scritto e diretto da Ali Asgari, Higher than Acidic Clouds, che si presenta come un flusso di coscienza del regista in prima persona che, relegato in casa per motivi politici, racconta la sua città in una scala di grigi tra ricordi, riflessioni e una nuvola plumbea che avvolge Teheran, avvelenata dalla frenesia e dall’industrializzazione.

Lo straniamento e la paura per ciò che verrà, provate dall’iraniano, riflettono perfettamente le sensazioni condivise dalle giovani generazioni, che possono vedere il futuro solo attraverso un’acida nube grigia. Asgari invita lo spettatore a immergersi nella stessa nebulosa per riflettere e meditare sui giorni che verranno, senza fretta, consapevoli che la globalizzazione getta il peso dei problemi ambientali sulle giovani generazioni. Ma, anche all’interno di uno spazio claustrofobicamente inquinato, da queste immagini è possibile ripartire creativamente.

Il trailer di Higher than Acidic Clouds 

Un altro documentario che ha segnato l’edizione della manifestazione torinese è stato sicuramente Un silence si bruyant (Such a resounding silence) di Emmanuelle Béart, realizzato con l’aiuto della regista Anastasia Mikova, nel tentativo di elaborare il trauma dell'incesto subito da bambina, venuto a galla solo in età adulta, attraverso le testimonianze delle persone che hanno accettato di affrontare con lei questo percorso di metabolizzazione. Bambini, donne e uomini feriti per sempre dalla consapevolezza di essere stati abusati: chi dal padre, chi dalla madre, chi dal nonno… Con un’enorme dose di coraggio hanno denunciato i fatti prima alle autorità competenti e poi hanno scelto di affrontare la loro esperienza davanti alla macchina da presa.

Il film ci ricorda che le vittime sono schiacciate da un silenzio assordante, a cui nessuno dà abbastanza ascolto. I bambini non sono presi in considerazione come esseri razionali, mentre per gli adulti spesso cala un sipario di impunità dato dalla distanza temporale tra i fatti e la loro denuncia.

La verità, come ci mostrano queste immagini, è che non c’è un tempo giusto in cui il corpo o la mente riescono a elaborare quel trauma attraverso il ricordo, ma la giustizia umana è sempre pronta a chiudere un occhio di fronte a ciò che facciamo fatica anche a immaginare e di conseguenza a rendere visibile. Sei bambini su dieci, come dichiara la World Health Organization, è ancora vittima di abusi.

Il trailer di Un silence si bruyant  

L'ultimo titolo, su cui riflettere, porta al centro delle immagini il Canada, considerato come il primo Paese multiculturale al mondo. Nel 2017 un attentato terroristico alla moschea di Quebec city ha dato però inizio a una campagna anti-immigrazione che ha lasciato gravi ferite e paure nella società canadese. Le conseguenze vengono rappresentate nel cortometraggio diretto da Colin Nixon, Someone’s trying to get in. In poco più di venti minuti l’artista mostra due punti di vista diametralmente opposti: quello di un canadese che impugna le armi per proteggere la sua nazione dall’invasione straniera e quello di un haitiano che cerca rifugio, dopo aver visto la sua famiglia sterminata.

Questo spaccato sulla popolazione canadese, schiacciata in quell’anno da un opprimente terrore nei confronti degli stranieri, riesce a essere estremamente attuale al giorno d’oggi, non solo nel continente americano, ma nel mondo (basta pensare ai primi interventi del presidente USA Donald Trump). Il regista, presente in sala ha invitato il pubblico a porsi la domanda: Chi è la vera minaccia? L’invasore o l’invaso? 

Una scena del cortometraggio di Colin Nixon, Someone’s trying to get in

Una scena del cortometraggio di Colin Nixon, Someone’s trying to get in

Questo viaggio nel cinema contemporaneo è stato possibile grazie a uno spazio e a un tempo specifico come il festival cinematografico torinese, che connette storie e luoghi di tutto il mondo. Un invito a partecipare e condividere ogni manifestazione filmica come un’opportunità per esperire e dare forma a un rumoroso silenzio della verità.

Questo articolo è nato grazie all’accreditamento nell’area industry al 42° TFF dell’autrice, di cui si ringrazia l’organizzazione, come studentessa del corso di laurea magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo (Disum Unict).

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