«Il teatro è cura delle relazioni educative»

È il messaggio lanciato nel corso del convegno sul teatro inclusivo organizzato dalle docenti Paolina Mulè, Daniela Gulisano e Valentina Perciavalle

Alfio Russo

«Il teatro è cura delle relazioni educative». È il messaggio che è stato lanciato in occasione del convegno Il teatro inclusivo nella scuola 2030: strategie didattiche on the road organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania.

Protagonisti assoluti, dei lavori che si sono svolti nei locali dell’ex Cinema Experia, gli studenti dell’Istituto “Principe Umberto di Savoia” di Catania che hanno realizzato diversi poster nell’ambito delle attività del percorso di Orientamento e Competenze trasversali curato dalle docenti Paolina Mulè, Daniela Gulisano e Valentina Perciavalle

Ogni gruppo di studenti ha raccontato la propria personale visione di teatro inclusivo approfondendo tematiche, pensieri e idee attraverso il metodo della Group Investigation.

Un metodo che ha consentito di mettere in luce la loro creatività e la loro parte emotiva, dando valore ad un’iniziativa che ha mostrato quanto questo tipo di teatro sia un insieme di esperienze e anche un luogo d’incontro di storie di vita. Buone prassi, dunque, al servizio di bisogni inclusivi che partecipano ai processi di rinnovamento di linguaggi e tecniche.

Ai lavori hanno preso parte anche gli studenti del corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell’ateneo catanese e i 300 corsisti del tirocinio di specializzazione dell’Università di Catania per le attività di sostegno agli alunni con disabilità.

un momento dei lavori

Un momento dei lavori 

«I ragazzi sono stati bravissimi nell’elaborare questi poster considerando che non si erano mai cimentati in un lavoro simile – ha spiegato la prof.ssa Mulè -. Abbiamo raggiunto l’obiettivo. Questo percorso di orientamento e competenze trasversali riguardava teoria e pratica e sappiamo quanto questo sia importante nella scuola italiana. La legge 107 del 2015 ha contribuito a diffondere in tutti gli ordini e gradi di scuole, istituti professionali, tecnici e licei diversi percorsi. Oggi il Pcto, soprattutto con la legge di bilancio del 2019, ha ridotto le ore del triennio e le scuole stanno cercando di strutturare percorsi in alternanza, tenendo conto anche degli studenti e studentesse con disabilità certificata». 

«Il teatro è servito come nucleo fondante a far capire quanto sia importante analizzarlo come dispositivo pedagogico-didattico che determina funzioni diverse di educazione, riabilitazione, inclusione, risocializzazione in quanto permette di individuare, analizzare le dinamiche relazionali, sociali di natura pedagogica e psicologica che si innescano tra i soggetti coinvolti – aggiunge la docente -. Sicuramente questi ragazzi hanno appreso che il teatro è cultura, in quanto concorre alla formazione del soggetto-persona sul piano intellettuale e morale e serve a promuovere lo sviluppo del welfare intellettuale di una comunità, che deve consolidarsi e tendere ad includere e non ad escludere le persone vulnerabili». 

studenti col poster

Uno dei poster presentati dagli studenti

«Altro aspetto importante è quello di concentrare l’attenzione su un teatro che è specchio di vita che canalizza vissuti esistenziali e emozioni dei vari soggetti, oltre che il confronto con modelli di riferimento diversi e altri del loro mondo, della loro realtà sociale – continua la prof.ssa Mulè -. Ciò si è palesato con i nostri poster realizzati dagli studenti e studentesse attraverso una metodologia che abbiamo voluto far applicare, la cosiddetta Group Investigation che consente di sviluppare il pensiero critico negli studenti e studentesse e dimostra ulteriormente quanto sia fondamentale focalizzare l’attenzione su una tematica e cercare fonti, documenti che sviluppano piste di ricerca, modelli e pratiche. Il teatro possiede caratteri speciali, perché vive al plurale. Il risultato acquista respiro, valore, senso con il contributo di ciascuno singolarmente e del gruppo nella sua totalità».

Grazie al teatro inclusivo è stato offerto un palco agli adolescenti convinti di non avere risorse, di essere predestinati alla sconfitta, per consentire loro di far emergere capacità e conoscenze informali nascoste, favorendo la costruzione di nuove alleanze intergenerazionali. 

L’esperienza teatrale diventa così strumento di conoscenza di sé, dell’altro e del possibile, permettendo la riscrittura di storie che sembravano scontate e che invece si riaprono lasciando spazio a nuove rappresentazioni del futuro.

un momento dei lavori

Il pubblico presente ai lavori

Al convegno sono intervenuti anche Piero Ristagno (direttore artistico di Neòn), Rachele Casali (presidente Associazione Mayor Von Frinzius), le docenti Giuseppina Abate, Marina Cassarino, Antonietta Pappalardo e Roberta Palmigiano del “Principe Umberto di Savoia” di Catania, Massimo Oliveri (presidente Cinap dell’Università di Catania), Paolo Bruno Donzelli (psicologo del Cinap), Corrado Muscarà e Luisa Boninelli (docente di Unict) e Lamberto Giannini (fondatore e direttore Artistico della Compagnia Mayor Von Frinzius). A moderare l’incontro le docenti Daniela Gulisano e Valentina Perciavalle insieme con la prof.ssa Paolina Mulè.

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