Un racconto immaginario accompagna le suggestioni di un video realizzato dall’Area per la Comunicazione in occasione dell’inaugurazione del 590° anno accademico dell’Università di Catania
Partimmo da Ceuta che le stelle sembravano dorate, per quanto brillavano. C’era vento, ma era gentile: gonfiava appena le vele, quel poco che bastava per scivolare sull’acqua dolcemente, come se il mare ci cullasse.
La prima notte la passai all’aperto, a cercare la rotta in quel cielo enorme, luccicante. Un cielo così, pensai, deve dare risposte, un cielo così non va sprecato: a un cielo così, non puoi non fare domande. È sempre lui a guidarmi, in queste lunghe giornate in cui non succede nulla e il tempo è immobile come una pozzanghera.
Scivoliamo sull’acqua e intanto parliamo, per contenere i pensieri e non lasciare che si perdano in questo spazio immenso, travolgendoci come una tempesta. Parliamo e parliamo e l’alba si fa giorno e il giorno tramonto, parliamo di Dio, di case, di leggende, di quello che lasciamo e di quello che potremmo trovare.
Spesso lasciamo molte cose che, se fossimo stati diversi, non avremmo abbandonato, ma noi siamo così, fatti di sangue e di avventura, impastati di una forza che trascende la paura e ci trascina tra le onde. Eravamo tutti lì, tanti anni fa, sulla stessa spiaggia, a guardare con occhi di bambini quel braccio di mare che ci separava da Jabal Tariq… e poi, oltre? Cosa c’era? Questa domanda crebbe con noi fino a portarci qui, in questo spazio angusto e scricchiolante circondato dall’acqua.
Con le mie mappe tento di ordinare il mondo, misurarlo, ricordarlo. Troppo grande è il mondo per una sola vita: e allora lo osservo e lo disegno, e mentre lo disegno lo attraverso, e da una piccola nave sperduta nel Mar Bianco di Mezzo io arrivo dappertutto. Il mio mondo è tutto qui, su un tavolo di legno, illuminato da una candela: è una “delizia di chi desidera attraversare la terra”.
Di questa Ṣiqilliyya io non so ancora molto. Nei racconti di chi c’è stato, questo triangolo di terra è bello come il sole, una gemma sospesa tra Oriente e Occidente, crocevia di civiltà in cui si mescolano aromi, suoni, linguaggi, preghiere, un po’ come Ceuta, ma più grande. Vado nello stesso posto da cui sono partito, forse, e magari oltre quel limite c’è sempre lo stesso mondo, solo con forme e colori diversi.
È notte un’altra volta, e da una minuscola finestra guardo fuori, e pure se è buio mi pare già di vederla, quell’isola di spiagge, monti e vulcani, capace di unire mondi e costruirne altri, centro della vita, approdo di viaggiatori, mosaico di culture e di destini, cuore pulsante di questo meraviglioso mare.
Tabula Rogeriana, Muhammad al-Idrisi (1154)
Si è cercato di immaginare il viaggio di Muhammad al-Idrīsī, geografo, cartografo ed esploratore arabo originario di Ceuta, nella punta settentrionale del Marocco (oggi città autonoma spagnola), che, nel XII secolo, partì alla volta della Sicilia, chiamato a Palermo da Ruggero II per realizzare un planisfero, la perduta Tabula Rogeriana, una delle più importanti e avanzate mappe del mondo occidentale, ricostruita nel XX secolo dallo studioso tedesco Konrad Miller.
Alla Tabula si affiancava il libro La delizia di chi desidera attraversare la terra, una descrizione del mondo allora conosciuto. La particolarità della mappa è il suo orientamento: il sud in alto ed il nord in basso.
Il racconto, puramente inventato, è ispirato dalle suggestioni scaturite dalla visione del breve video realizzato dall’Area per la Comunicazione dell’Università di Catania in occasione dell’inaugurazione del 590° anno accademico dell’Ateneo.
Il video è stato mostrato nel corso delle tre cerimonie di apertura - a Catania, Ragusa e Siracusa - e prende spunto dall’idea dell’ateneo di Catania come Università al centro del Mediterraneo, attorno alla quale sono stati sviluppati il tema e l’identità visiva delle manifestazioni.
La narrazione visiva, accompagnata da una musica di oud, antico strumento orientale dalle tonalità ancestrali, inizia dalle dune di un deserto africano, patria di al-Idrīsī, per poi sfumare verso un ipotetico ritratto del suo volto affiancato dal suo nome, scritto in arabo, e da un astrolabio, dispositivo di navigazione dell’epoca, che produce un suono incantato, come se fosse uno strumento magico.
Appare poi il mare: onde scure e fluttuanti su cui naviga una barca, dipinta come in un quadro medievale, con le stelle come pennellate d’oro nel buio nero del cielo.
Il processo di realizzazione del video parte dalla mappa di al-Idrisi, dall’idea del mare, da quel senso di avventura e di mistero che spingeva esploratori di mille anni fa a imbarcarsi su fragili navi per scoprire nuove terre e disegnarle.
Il volto del geografo di Ceuta, l’astrolabio, le scene di navigazione e il richiamo alla pittura medievale sono stati realizzati con l’utilizzo di strumenti di post-produzione e di Intelligenza Artificiale, in un incontro di tecniche antiche e moderne che crea un collegamento suggestivo fra passato e presente.
L’idea del mistero attraversa ogni scena: come riuscì, al-Idrīsī, a dare una rappresentazione così verosimile del mondo conosciuto, nonostante le limitazioni tecniche del tempo?
Nell’impossibilità di una visione dall’alto, i geografi medievali, per disegnare le mappe, si basavano sull’osservazione. Dalla stessa imbarcazione cercavano, disegnando, di ricostruire il profilo di una costa.
Il video intende restituire un’idea di come all’epoca queste mappe venissero realizzate, e la nave è un elemento chiave: simboleggia la volontà di avventura e scoperta, con la linea della costa tratteggiata dall’esperienza.
Dopo la prima parte, più narrativa, il video mostra la mappa di al-Idrīsī, animata attraverso due escamotages: il primo è l’utilizzo degli eventi atmosferici che si incontrano durante la navigazione per passare da una scena all’altra, come il fulmine che offusca la visione complessiva dello schermo per passare alla sequenza della mappa vista dall’alto.
Il secondo è l’impiego di elementi stessi della mappa per costruire delle piccole barche in movimento: le montagne disegnate da al-Idrīsī si trasformano nelle sagome degli scafi, mentre i corsi d’acqua diventano gli alberi maestri. Le animazioni, che arricchiscono la mappa, di per sé bidimensionale e piatta, riguardano anche l’Etna e lo Stromboli, con le fiamme che divampano dalle bocche dei vulcani realizzate con elementi presi dal disegno e moltiplicati con un particellare.
L’effetto finale è un viaggio immaginario tra storia e suggestione, omaggio alla ricerca di Idrīsī, geografo e cartografo che dal centro del Mediterraneo, tra i fasti di una corte siciliana, seppe, con la sua mappa, non solo rappresentare il mondo, ma anche offrire una visione in cui ogni dettaglio racconta una storia di esplorazione, scoperta e meraviglia.