Al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane si è tenuta una giornata di incontro per parlare di Geoscienze, in occasione della Settimana del Pianeta Terra
Il vulcanismo ibleo è stato a lungo un fenomeno poco conosciuto rispetto all’attività dell’Etna, il grande vulcano attivo della Sicilia orientale, pur essendo un fenomeno di non minore fascino. Gli studiosi hanno definito il vulcanismo dei Monti Iblei come un fenomeno “sconosciuto” perché si tratta di un vulcanismo estinto, e inoltre, le sue ultime manifestazioni hanno data recente: le ultime eruzioni sono avvenute circa un milione, un milione e duecento mila anni fa, un intervallo che, su scala geologica, è considerato molto breve.
In occasione della Settimana del Pianeta terra, nei giorni scorsi, nella sala multifunzionale del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane, a soffermarsi su questa affascinante pagina della storia geologica della Sicilia, è intervenuto il geologo Giovanni Sturiale dell’Area Terza missione dell’Università di Catania.
Sedimenti e testimonianze
Nel corso delle sue fasi attive, il vulcanismo ibleo non ha dato origine a grandi edifici vulcanici; le eruzioni sono state di tipo fessurale, ovvero, la lava è fuoriuscita da lunghe fratture nella crosta terrestre, senza formare crateri centrali. Questo tipo di attività ha ricordato il vulcanismo islandese, caratterizzato da colate laviche fluide e tranquille.
Gli studiosi hanno individuato testimonianze di questo passato sono i Monti Carruba e Monte Arcore, piccoli conetti vulcanici spenti, oppure il Monte Lauro o il rilievo nei pressi di Buscemi, che hanno testimoniato le ultime fasi di attività. Molto spesso i materiali vulcanici dei Monti Iblei sono stati riutilizzati come inerti da costruzione, soprattutto per la produzione di cemento e pietrame.

Monti Iblei (foto: TurismoIblei)
Un tesoro sommerso
Il vulcanismo ibleo ha avuto una doppia natura, in parte subacquea e in parte subaerea. Quando le eruzioni sono avvenute sott’acqua, si sono verificate esplosioni idromagmatiche dovute al contatto tra la lava calda e l’acqua del mare, cioè eruzioni esplosive generate dalla rapida vaporizzazione dell’acqua. Queste esplosioni hanno lasciato depositi particolari, molto simili a quelli osservabili in vulcani sottomarini moderni.
Quando, invece, l’attività si è svolta in superficie, si sono verificate eruzioni effusive di lava basaltica. Ha emesso prodotti diversi. Alcuni di questi depositi, chiamati “lave a cuscino”, hanno mostrato una struttura simile a quella dei sedimenti, poiché si sono depositati a strati nel corso delle varie eruzioni, e sono prodotto del contatto tra lava basaltica e acqua marina.
Morfologia dei vulcani
Dopo averne visto le caratteristiche, ci chiediamo, di che tipo morfologico sono le formazioni del vulcanismo ibleo? Come possiamo configurarli? Esistono tre categorie morfologiche dei vulcani: i coni vulcanici classici, con profilo appuntito e pendii ripidi (tipici dei vulcani esplosivi come quelli del Giappone e dell’Indonesia); i vulcani “scudo”, con pendenze molto dolci e profilo allargato (come quelli delle Hawaii), tra cui i vulcani più grandi del mondo, poiché ai 4.000 metri fuori dall'acqua si devono sommare circa 4.500 metri sotto l'oceano, quindi sono delle vere e proprie montagne gigantesche; i vulcani “a lenzuola” o stratovulcani, dalla stratificazione sub orizzontale, in cui i depositi si sovrappongono a strati, alternando colate laviche e sedimenti.
«Ci sono determinati vulcani che hanno una morfologia, uno stile di identità così specifico che vengono praticamente assunti come dei capoversi», afferma Sturiale. «La maggior parte dei vulcani sono delle vie di mezzo, perché è difficile inquadrare un fenomeno naturale all'interno di categorie molto specifiche», ha aggiunto. L’Etna si potrebbe dunque definire come una via di mezzo tra un classico stratovulcano e un vulcano a scudo, mentre i corpi geologici del vulcanismo ibleo rientrano a pieno nella categoria degli stratovulcani.

Un momento della lezione del geologo Giovanni Sturiale
Le fasi geologiche del vulcanismo ibleo
Le ricerche geologiche hanno mostrato che il vulcanismo ibleo è iniziato circa 65 milioni di anni fa e si è protratto fino a circa un milione di anni fa, con tre fasi principali: la più antica risale al Cretaceo superiore (circa 65 milioni di anni fa), una seconda al Miocene (circa 12 milioni di anni fa) e una terza al Pleistocene (intorno a 2-1 milioni di anni fa).
Per comprendere meglio questo antico vulcanismo, i geologi hanno applicato il principio dell’attualismo, secondo cui i fenomeni del passato possono essere interpretati osservando quelli che avvengono oggi. In questo modo, il geologo è stato considerato una sorta di “detective del tempo”, capace di ricostruire la storia della Terra partendo dalle tracce lasciate nelle rocce. In questo caso, cruciale è stato lo studio di fenomeni vulcanici contemporanei delle eruzioni fissurali ed idromagmatiche in Islanda, già citate, o nelle Hawaii, che hanno permesso la comprensione delle dinamiche del vulcanismo ibleo
Tettonica a placche, zone di conflitto
Fondamenta su cui ogni studio di rilievi montuosi o vulcani deve poggiare è la tettonica delle placche, teoria che afferma la suddivisione della litosfera, lo strato esterno rigido, sia divisa in placche che galleggiano sulla astenosfera, uno strato parzialmente fuso del mantello. Responsabile delle particolari attività magmatiche è la collocazione del catanese nella zona di collisione della placca euroasiatica e quella africana, laddove Messina si colloca sul versante eurasiatico e Siracusa su quello africano, la zona a ridosso dell'Etna rappresenta un vero e proprio confine tra le due placche tettoniche, condizione che porta anche alle frequenti eruzioni dell'Etna.
Oggi, i Monti Iblei si estendono tra Ragusa, Siracusa e la Piana di Catania, e rappresentano una delle aree geologiche più affascinanti della Sicilia. Anche se il vulcanismo si è estinto da milioni di anni, il territorio conserva ancora le impronte di un passato vulcanico complesso e misterioso, che ha modellato il paesaggio e influenzato la storia geologica dell’isola.