Immacolata Concezione

Lo spettacolo della compagnia Vuccirìa, presentato al Cut di Unict, è andato in scena al Piccolo Teatro della Città

Angela Maria Blanco (foto di Dalila Romeo)
Immacolata Concezione (foto di Dalila Romeo)
Immacolata Concezione (foto di Dalila Romeo)
Immacolata Concezione (foto di Dalila Romeo)
Immacolata Concezione (foto di Dalila Romeo)

L’amore nelle sue varie sfaccettature. È quanto la compagnia Vuccirìa Teatro - fondata nel 2013 da Joele Anastasi, Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano – mette ‘tradizionalmente’ in scena nei suoi spettacoli. 

E lungo questa linea anche Immacolata Concezione – lo spettacolo nato nel 2017 - affronta il tema dell’amore declinato anche come legame con la propria terra, la Sicilia. Un dramma che, dopo la presentazione al Centro Universitario Teatrale dell'Università di Catania nell'ambito del ciclo di incontro Retroscena, è andato in scena al Piccolo Teatro della Città.

Ambientato nei primi anni Quaranta, durante la seconda guerra mondiale, lo spettacolo ha al centro la figura di Concetta (Carrubba Toscano): ragazza silenziosa e ingenua costretta a lavorare in un bordello, che riesce a portare un po’ di umanità in quel luogo di degrado e a incontrare l’amore vero nel personaggio di Turi (Alessandro Lui).

Nel testo di Joele Anastasi, che firma anche la regia dello spettacolo, traspare l’idea di culto dell’immagine.

Concetta viene presentata come un oggetto prezioso, non appartiene a se stessa ma alla collettività maschile che, quando la ragazza rimane incinta di Turi, vuole obbligarla ad abortire perché possa continuare a essere di sua proprietà. 

Concetta non viene considerata una donna ma una sorta di santa la quale, però, non può controbattere, perché tutto ciò che dice non viene mai tenuto in considerazione. Dispensatrice di un amore puro, lei che ai suoi clienti offriva non sesso, ma ascolto e tenerezza, Concetta alla fine riuscirà a non abortire, ma sarà costretta a rinunciare a Turi e diventerà libera solo attraverso la morte. 

La scenografia, minimale, comprende soltanto una giostra a carillon che rappresenta le varie stanzedell’azione, e alcuni manichini che rappresentano i clienti del bordello. Le luci di scena, soprattutto, creano l’atmosfera dello spettacolo. 

Dopo la sua morte Concetta si rivolge direttamente agli spettatori, con un monologo di fatto indirizzato all’umanità tutta che ha la funzione di un commovente lascito.

«E mi hanno fatto Santa - dice Concetta -. Perché li ho guardati negli occhi per la prima volta. Perché gli ho detto che con me potevano piangere e ridere e di nuovo piangere e restare uomini. Il mio nome è amuri. Iu sugnu Immacolata. Immacolata Concezione».