Immaginare nel deserto di lava: performance “Il mio parlare a voi” per Goliarda Sapienza

Lo spettacolo intermediale del Dipartimento di Scienze umanistiche mette in scena un dialogo immaginario con i lettori-spettatori della scrittrice-attrice catanese

Gaia Tripi e Stefano Zito

Sul palcoscenico del Centro universitario teatrale si è svolta la prima serata del Festival Cantieri Intermediali con «Il mio parlare a voi». Performance intermediale per Goliarda Sapienza per celebrare il centenario dalla nascita della scrittrice e artista cinematografica e teatrale. 

Lo spettacolo, che si è tenuto il 17 aprile scorso, è stato curato da Giorgia Coco, Alessandro Di Costa, Enrico Riccobene, Stefania Rimini e Giovanna Santaera.

Il festival ha tentato di restituire la poliedricità dei talenti artistici di Sapienza, delineandone ogni sfaccettatura, in un ibrido intertestuale tra l’opera e la figura personale. 

Nei tre giorni di convegno (vai all'articolo di Roberta Bello) si sono susseguiti confronti tra studiose e studiosi sulla scrittura e sulla personalità di Sapienza, sulla  sua parabola creativa e il suo multiforme immaginario. Le presentazioni di due libri dedicati a Goliarda, fra cui Sapienza A-Z, a cura di Maria Rizzarelli, e Il calendario non mi segue (Electa 2024) che hanno ispirato il convegno, hanno concluso il festival insieme alle relatrici, ai relatori al lavoro in Italia e all’estero e al pubblico catanese.

Lo spettacolo, come ha spiegato Stefania Rimini nella presentazione introduttiva, è nato da uno studio minuzioso fatto sui testi di Sapienza, con l’obiettivo di rintracciare quegli elementi che potessero restituire l’universo, la cognizione del dolore, la «compresenza di luce e buio, verità e finzione, memoria e futuro nella sua opera».

Stefania Rimini

La prof.ssa Stefania Rimini

«Io non sono Goliarda». Sono le prime parole che l’attrice pronuncia nel buio della sala. Eppure risulta difficile crederle, nel momento in cui la dimensione visionaria del sogno prende il sopravvento, quando insieme a lei ci addentriamo nelle impressionanti memorie sparse di una personalità tanto complessa.

Sul palco, in penombra, pochi oggetti, legati all’identità e ai ricordi di Goliarda, talvolta puramente immaginati, ricostruendo il periodo in cui ha vissuto: un vecchio televisore, una radio su una pila di libri, una poltrona e delle sigarette, illuminati con una tenue luce dall’alto, evocano un lento risveglio di sensazioni sopite. 

La memoria si riattiva e il ricordo crea suggestioni astratte, ma allo stesso tempo uniche per la sensibilità creativa con cui vengono restituite allo spettatore testimonianze sulla vita della scrittrice.

Goliarda Sapienza è cresciuta in un ambiente familiare che, come dono più grande, le ha offerto la libertà di essere sé stessa grazie a convinti ideali antifascisti e alla sua formazione artistica fra teatro, cinema e letteratura. La possibilità di ribellarsi alle convenzioni della società e di amare in maniera indifferente sono il manifesto della scrittrice catanese, che è stata omaggiata splendidamente da Giorgia Coco attraverso una interpretazione misurata e al tempo stesso intensa.

Un momento dello spettacolo

In foto Giorgia Coco interpreta Goliarda Sapienza

In una nebbia indistinta di voci dal passato, immagini, oggetti e musiche, l’opera di Goliarda Sapienza è scomposta e ricomposta. Gli elementi vengono ricuciti in un tessuto proteiforme che parla di lei. Goliarda è donna, ma è anche figlia, nipote, sorella, mamma della sua stessa madre. Goliarda è sé stessa ma è anche altro. Lei è i suoi ricordi e i suoi fantasmi, è la sua scrittura ed è le sue parole. Goliarda Sapienza è il suo ‘parlare a noi’.

La performance è stata accompagnata da intermezzi in cui diversi media dialogano tra loro con il corpo e la voce della protagonista. Si aggiunge inoltre un insieme di voci registrate, che approfondiscono i pensieri e il passato di Goliarda Sapienza.

Le diverse proiezioni ricche di sperimentazioni audiovisive descrivono il percorso che ha compiuto Goliarda nella propria crescita come donna all’interno di una società estremamente patriarcale. 

Il percorso visivo ha rielaborato immagini legate al quartiere d’origine della Sapienza, San Berillo, si è ispirato al film su Jean Gabin (modello della sua formazione), al suo dissidio sull’essere uomo o donna e alla costruzione del proprio alter ego autobiografico fra video e scena.

Giorgia Coco interpreta Goliarda Sapienza

Un momento dello spettacolo 

Fra le tante voci fantasmatiche durante lo spettacolo colpisce soprattutto quella di Maria Giudice, madre della scrittrice, che parla nella sua testa con voce da bambina, rappresentando un passaggio di testimone tipico durante la vita di ogni persona, che evidenzia l’importanza di prendersi cura di chi ha avuto riguardo di noi da piccoli.

«La mafia si deve odiare, se è possibile più dei fascisti» ricorda in scena Maria Giudice alla figlia. La lotta contro ogni potere soverchiante è uno dei leitmotiv della performance. Il disprezzo verso la mafia non è solo giustificato, ma necessario. È un sentimento che nasce dalla consapevolezza delle sue nefandezze e dalla determinazione a combattere per un mondo libero dalla sua influenza nociva. 

In tal senso, lo spettacolo sembra suggerire sulla scorta delle parole dell’autrice che bisogna essere uniti per respingere la criminalità organizzata, difendendo i valori di giustizia, onestà e solidarietà su cui si fonda una società civile e umana.

La compattezza del Coro di Ateneo dell’Università di Catania, che ha intonato fra il pubblico a sorpresa la canzone socialista e comunista L’Internazionale, considerata l’inno dei lavoratori per eccellenza, ha rappresentato alla perfezione lo spirito di solidarietà e lotta per la giustizia sociale. Il brano ha un significato profondo che va oltre i confini ideologici.

Esalta l’unione e la fratellanza tra gli oppressi di tutto il mondo nella lotta per la liberazione. La proposta di questa immagine di unione è fondamentale nella battaglia contro la mafia. Il canto, inserito nella drammaturgia, ispira a perseverare la consapevolezza, che la determinazione e la coesione conducono a esiti positivi.

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

La visione delle sequenze che raffigurano la platea vuota, con l’interprete che esce di scena per riapparire in video, ha regalato allo spettatore un viaggio affascinante all’interno della mente e dell’immaginario creativo della scrittrice catanese.

Goliarda Sapienza ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario italiano attraverso la sua audace esplorazione della condizione femminile. La sua scrittura rivoluzionaria e provocatoria, anche in questa occasione, continua a ispirare e a sfidare le convenzioni di genere, offrendo una preziosa testimonianza della forza e della determinazione delle donne nel perseguire la propria libertà e autenticità.

Lavori di ricerca e messa in scena come questo sono fondamentali perché contribuiscono a mantenere viva la memoria, promuovendo al contempo la diversità e l’innovazione nel mondo della scrittura sia nel campo teatrale, che nel campo letterario. 

L’omaggio realizzato dall’area performativa del Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania può ispirare le nuove generazioni di scrittori a esplorare i temi trattati, incoraggiando una riflessione più profonda sullo stile e sull’impatto della sua opera, contribuendo così alla comprensione e all’apprezzamento dell’eredità letteraria e artistica trasmessa dalla scrittrice-attrice.