Al Cut, nell’ambito del Catania Fringe Off Festival, il monologo teatrale realizzato dalla Compagnia Teatring presentato con il termine ‘drammedia’ per la sua capacità di unire commedia e dramma, parola e fisicità
ImpostorA è un monologo teatrale realizzato dalla milanese Compagnia Teatring e presentato con il termine drammedia per la sua capacità di unire commedia e dramma, parola e fisicità.
Uno spettacolo che è stato accolto con molto calore dal pubblico catanese presente al Palazzo Scammacca del Murgo e al Centro Universitario Teatrale in occasione delle diverse messe in scena nell’ambito del Catania Fringe Off Festival
Elementi in scena
Rachele, protagonista e unica personaggia in scena, ha avuto la capacità di tenere il pubblico attento, divertito ed emozionato per un’ora, con la sola compagnia di quattro oggetti di scena: un vestito da sposa, un palloncino gonfiato con elio, uno smartphone e uno zaino.
Il vestito da sposa e il palloncino sono gli unici oggetti a cui sono stati attribuiti diversi significati: il primo simboleggiava una molteplicità di persone o altri oggetti nel corso del suo racconto, mentre il secondo rappresentava l’amante, pronto a stravolgere, in meglio, la vita di Rachele.
Chi è Rachele e qual è il significato della rappresentazione
Lo spettacolo, ideato e diretto da Marianna Esposito, affronta, grazie al personaggio di Rachele, dei temi tanto delicati quanto diffusi.
L’interprete Francesca Ricci nel corso della performance fa immergere il pubblico nel suo confuso e travagliato mondo. Un mondo fatto di insicurezze, dubbi, finzione e di tutto ciò che caratterizza la quotidianità di molti. Con una chiave spesso ironica e leggera, Rachele dimostra al pubblico quanto sia, talvolta, complicato superare dolori e difficoltà, quanto sia irto di ostacoli farsi apprezzare per quello che si è realmente. Attraverso questo personaggio, l’attrice vuole rappresentare quanto sia spesso necessario fingere per concedersi un attimo di pace.
Rachele (Francesca Ricci) si presenta
Esiste anche Donatella
La ragazza si crea, nel corso della sua crescita, una seconda personalità, Donatella, capace di abbattere critiche, sconfitte, insicurezze e soprattutto capace di accettarsi e farsi accettare. Lei diventa lo ‘scudo’ di sé stessa: Rachele.
Mentre la vera sé si autocritica, non crede nelle proprie potenzialità e non prende posizione, Donatella si ripete di essere abbastanza e di meritarsi quella felicità, quella spensieratezza. Lei finge e lo fa con credibilità, elemento divenuto fondamentale.
Perché e come nasce la seconda personalità, Donatella, sempre interpretata dalla Ricci, non si manifesta subito, ha bisogno di tempo per nascere e svilupparsi. I primi tormenti nascono a casa, in famiglia, a partire dalla prevaricazione del padre nelle decisioni scolastiche e riguardanti il futuro, fino alla perdita della sorella a causa di una malattia.
Costretta a condurre una vita diversa da quella che desiderava, Rachele, non riesce a cogliere opportunità di felicità, credendo che non siano per lei o che presto qualcosa ritornerà ad andare per il verso sbagliato. Ed è proprio qui che subentra la finzione di Donatella, pronta ad accogliere le occasioni che crede di meritare.
L’attrice, con il suo agire, fa riflettere su quanto nella società di oggi, non conti più il sacrificio o sapere, ma saper fingere di sapere o saper convincere.
L’amore può sconvolgere la tua vita
La giovane conosce, ad un incontro di lavoro, un ragazzo di nome Samuele. Col passare del tempo si innamorano o, meglio, lei si innamora di lui ma lui di Donatella, l’unica personalità che gli è stata mostrata.
Rachele entra in crisi nel momento in cui si trova davanti a un bivio: accettare la proposta di matrimonio, permettendo a Donatella di vivere dentro di lei per sempre, oppure rifiutare e privarsi della possibile felicità.
Impulsivamente Rachele scappa via, non era pronta all’idea di dover essere Donatella per sempre o di confessare tutto con la probabilità di essere considerata «pazza» o «bipolare», come lei stessa dice. Dopo numerose riflessioni capisce che anche lei, Rachele, merita di essere felice.
L’interprete sottolinea che, quando le opportunità, di qualsiasi tipo, ci scelgono, allora noi dobbiamo avere coraggio e sceglierle, viverle, affrontarle e, qualora ci fossero dei problemi, provare a risolverli.
Rachele e Samuele, simboleggiato dal palloncino rosso
Parliamoci allo specchio
L’attrice, in chiusura, parla di quanto deve essere bello guardarsi allo specchio e sentirsi piena, colma, felice, con le cose dove devono essere. Vedersi splendente come un cielo azzurro. Confida di quanto deve essere bello guardarsi allo specchio e pensare “sei brava, te lo meriti”, ma di pensarlo davvero.
La rappresentazione si conclude con Rachele che decide di sposare Samuele. Si chiude in bagno, si guarda allo specchio e dice «quanto è bello sentirsi piena, colma, felice, con le cose dove devono essere». «Sarebbe bello sentire il cuore pieno di acqua gasata», questa è una delle frasi finali che lascia speranzoso il pubblico, invitato a portare a casa nuove consapevolezze e risposte a domande che forse non ci si era mai posti prima.
Gli occhi che sorridono
ImpostorA è stato descritto da molti come uno spettacolo da vedere e rivedere, che tiene attaccati gli occhi dello spettatore e della spettatrice all’interprete e al suo importante messaggio, grazie alla delicatezza e bravura della regista Marianna Esposito e dell’attrice Francesca Ricci.
La Donatella dentro ognuno di noi può, a volte, aiutare a non farsi schiacciare… ma non le si deve permettere di schiacciare la nostra vera essenza.