Inception a EtnaComics

In occasione della rassegna è stato proiettato a 15 anni di distanza dall'uscita il film di Nolan, il regista visionario

Noemi Rapisarda

In occasione di Etna Comics si è tenuta la proiezione speciale di Inception, uno dei capolavori del regista visionario Christopher Nolan.

Era l’estate del 2010, quando nei cinema di tutto il mondo iniziava un ambizioso viaggio onirico nei meandri più profondi della mente umana. A quindici anni di distanza, quel film rappresenta molto più di un successo commerciale: è capace di unire spettacolarità visiva e profondità concettuale, assumendo i contorni d’opera che ha segnato una generazione.

Quello proposto da Etnacomics è forse un evento nostalgico, ma profondamente simbolico, perché Inception non è mai stato solo un film. È un’esperienza che continua a parlare al pubblico, oggi forse più che nel 2010.

La pellicola è un vero e proprio viaggio dentro la mente, con una patina d’azione e un’anima filosofica, riflette su temi complessi come il tempo, la memoria, la colpa, la percezione della realtà.

Tutto viene mostrato come un sogno dentro al sogno. Al centro della storia c’è Dom Cobb, interpretato da Leonardo Di Caprio, un ladro che non ruba oggetti, ma idee, infiltrandosi nei sogni altrui grazie a una sofisticata tecnologia di condivisione onirica. 

Il protagonista, in fuga da un’accusa di omicidio che non ha commesso, è perseguitato dal ricordo della moglie Mal (Marion Cotillard), morta in circostanze tragiche e ancora viva nei suoi sogni. L’occasione di un riscatto arriva da Saito, a cui l’attore Ken Watanabe presta il proprio carisma, un potente uomo d’affari che propone una missione apparentemente impossibile: non estrarre un’idea, ma impiantarne una. L’obiettivo è Robert Fischer (Cillian Murphy), erede di un impero industriale. Se Cobb riuscirà nell’impresa, potrà tornare a casa dai suoi figli.

Una delle scene più emozionanti, che rappresenta il cuore pulsante del film, è il dialogo tra Cobb e Ariadne (Elliot Page), in cui si evince la mediazione intima sul dolore e sul bisogno di evadere dalla realtà:

«Perché ti fai del male?»

«È l’unico modo che ho per riuscire a sognare»

«Perché per te è tanto importante sognare?»

«Perché nei miei sogni siamo ancora insieme»

Parole che hanno risuonato in sala con una forza nuova e ricordano che Inception non è solo una questione di livelli narrativi e azione spettacolare, ma un racconto sul lutto, sul rimpianto e sul bisogno umano di non lasciar andare ciò che si è amato.

Infatti, Cobb ha costruito questi mondi per trattenere qualcosa che ha perso. I sogni diventano un rifugio e allo stesso tempo una trappola. La moglie, nei suoi ricordi, è idealizzata, congelata, ma irraggiungibile.

Marion Cotillard e Leonardo Di Caprio in una scena del film

Marion Cotillard e Leonardo Di Caprio in una scena del film

Le strutture narrative del film sono costruite come labirinti in cui vince l’ambiguità: chi guida e chi segue? Chi sogna e chi è sognato?

Nolan è riuscito a costruire un labirinto in cui gli spettatori sono chiamati non solo a guardare, ma a interpretare, mettersi in discussione e scegliere.

Un altro elemento che ha colpito il pubblico è stata la colonna sonora di Hans Zimmer, protagonista tanto quanto gli attori. Il brano Time, con la sua melodia lenta e malinconica, ha fatto vibrare la sala, chiudendo il film con una forza emotiva rara.

Il celebre suono «BRAAAM» e il tema rallentato di Non, je ne regrette rien di Édith Piaf non sono solo elementi estetici, ma strumenti narrativi: scandiscono il ritmo, i passaggi tra sogni, e guidano lo spettatore nel viaggio mentale dei protagonisti. Così la musica diventa architettura: costruisce significato.

L’eredità del film è viva più che mai, tanto che il concetto stesso di «inception» è entrato nel lessico comune indicando il momento in cui qualcosa comincia a esistere, a prendere forma o a essere concepito. Il termine ha assunto anche una connotazione più astratta o mentale, legata all’impianto di un’idea nella mente di qualcuno senza che se ne accorga.

La struttura della pellicola ha ispirato un filone di opere videoludiche e serie TV, riscuotendo numerosi tributi.

E quel finale, rappresentato dal totem che gira, ha fatto di nuovo sospirare il pubblico presente: è realtà o sogno? È proprio questo il bello. Nolan non chiude, non risolve, ma lascia un seme: «Un’idea è come un virus. Resistente. Altamente contagiosa. E il più piccolo seme di un’idea può crescere. Può definire o distruggere».

Quindici anni dopo, quell’idea ha attecchito profondamente nella storia del cinema. E come abbiamo visto a EtnaComics, Inception è ancora capace di far sognare, discutere e, soprattutto, sentire.

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