Al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’ateneo catanese si è tenuto l’incontro promosso dall’Alta scuola per la formazione degli insegnanti
Un’importante occasione di confronto sul ruolo della scuola e sulla funzione della didattica. È quel che ha offerto l’incontro sul tema Le Nuove Indicazioni Nazionali promosso dal Centro Alta Scuola per la Formazione degli Insegnanti all’interno dei percorsi formativi delle classi di concorso Discipline letterarie e latino nell'istruzione secondaria di II grado (A011), Discipline letterarie nell'istruzione secondaria di II grado (A012), Discipline letterarie, latino e greco nei licei classici (A013) e Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria di I grado (A022).
Ad intervenire – nei locali del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania - i docenti Giuseppe Palazzolo (direttore dei percorsi formativi A011, A012, A013 e A022), Salvatore Adorno (rappresentante della sezione didattica della Società italiana per lo studio della storia contemporanea), Andrea Manganaro (presidente nazionale dell’Associazione degli Italianisti-Sezione Didattica) e Attilio Scuderi (componente del direttivo nazionale dell’Associazione di Teoria e Storia Comparata della Letteratura).
Al loro fianco le tutor coordinatrici, docenti ed esperte formatrici, Simona Alagna (A022), Maria Antonietta Ferraloro (A012), Maria Giulia Mammana (A012), Luisa Mirone (A011) e Alessandra T. Traversa (A013).
L’incontro, rivolto ai docenti e agli aspiranti docenti iscritti ai percorsi abilitanti, ha rappresentato un’importante occasione di confronto sul ruolo della scuola e sulla funzione della didattica. Al centro del dibattito, la presentazione della bozza delle Nuove Indicazioni Nazionali per l’insegnamento dell’Italiano, della Storia e della Geografia, pubblicata l’11 giugno 2025 e illustrata nelle sue diverse parti e nella sua evoluzione storica dalla professoressa Alagna.
Il documento mostra una serie di criticità che le associazioni hanno già denunciato con interventi chiari e decisi.

Il tavolo dei relatori
Tra i punti più contestati i docenti Giuseppe Palazzolo e Attilio Scuderi hanno evidenziato il tono “prescrittivo” adottato nella bozza. «Un simile approccio, in un testo che, per sua natura, dovrebbe essere una guida aperta e flessibile, risulta inadeguato e non in linea con l’articolo 33 della Costituzione che recita L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La triade identità-talento-persona, spesso evocata nel documento, appare come il frutto di una retorica individualistica, poco adatta a rappresentare un sistema formativo pubblico e inclusivo», hanno detto i docenti.
Anche le singole discipline sono state oggetto di dibattito. «La Letteratura – ha spiegato il prof. Andrea Manganaro -, nel documento viene ridotta a mezzo di intrattenimento e a strumento pedagogico utile a veicolare generici “buoni sentimenti”. Spogliato della sua funzione critica e conoscitiva, l’insegnamento letterario risulta depotenziato, mentre l’adattamento costante ai presunti interessi degli studenti favorisce il mantenimento delle disuguaglianze culturali e sociali, compromettendo uno dei compiti principali della scuola, quello di incoraggiare l’elevazione culturale di tutti».
La parte più dibattuta, però, è stata quella dedicata all’insegnamento della Storia. «Le nuove indicazioni – chiarisce il prof. Salvatore Adorno -, sembrano privilegiare un’impostazione identitaria, centrata sulle radici occidentali, come se solo l’Occidente conoscesse la Storia, e sulle narrazioni eroiche, in netto contrasto con le più recenti acquisizioni storiografiche. La Storia, in questa visione, rischia di essere ridotta a strumento di costruzione dell’identità nazionale, in un periodo storico in cui bisognerebbe, piuttosto, fare i conti con la globalizzazione, educando al confronto con l’altro, alla complessità e alla pluralità».

Docenti presenti all'incontro
Un nodo centrale dell’incontro ha riguardato, infine, l’analisi della situazione reale su cui oggi si costruisce la figura del docente.
«Sebbene percepiscano uno degli stipendi più bassi d’Europa – ha affermato il prof. Attilio Scuderi -, ai futuri insegnanti viene richiesto un impegno formativo sempre più lungo e oneroso, poiché a carico del singolo. La professionalizzazione diviene un obbligo ma non è garantita dallo Stato come diritto: ciò favorisce le università telematiche che, a parità di prezzo, offrono percorsi più rapidi, con standard più bassi e percorsi di studio spesso disomogenei».
La grande partecipazione all’evento ha dimostrato l’esistenza di un forte interesse e di un bisogno diffuso di confronto critico sulla direzione che si vuole imporre alla scuola italiana. Solo il dialogo, l’esercizio del pensiero democratico e la costruzione di una visione comune e ragionata possono condurci alla creazione di una scuola partecipata, realmente inclusiva e in grado di fornire un’istruzione e una formazione all’altezza delle sfide della società odierna.