Knowledge Share, la nuova piattaforma per il trasferimento tecnologico

L’infrastruttura, presentata al Palazzo centrale, favorisce l’incontro tra la ricerca scientifica e il mondo delle imprese ed è una best practice europea

Alfio Russo

Una piattaforma informatica che favorisce l’incontro tra il mondo delle imprese e la conoscenza sviluppata dalla ricerca universitaria e dei Centri di ricerca. Si chiama Knowledge Share 2.0 ed è un progetto congiunto del Ministero delle Imprese e del Made In Italy – Ufficio Brevetti e Marchi (MIMIT – UIBM), Associazione Netval e Politecnico di Torino e ad oggi costituisce la più grande piattaforma a livello nazionale dedicata alla valorizzazione della ricerca pubblica ed è stata riconosciuta come best practice dall’Unione europea.

Ad illustrarla, lunedì pomeriggio, nell’aula magna del Palazzo centrale, Shiva Loccisano, senior PM Netval, nel corso di un evento organizzato in collaborazione con Confindustria Catania ed inserito tra le attività di trasferimento tecnologico dell'Università di Catania all’interno dello spoke 9 di Samothrace.

Knowledge Share 2.0 è anche di Netval, nel cui consiglio direttivo l’Università di Catania è rappresentata dal prof. Antonio Terrasi (delegato del rettore al Trasferimento Tecnologico e Rapporti con le Imprese).

Shiva Loccisano mentre illustra la piattaforma Knowledge Share 2.0

Shiva Loccisano mentre illustra la piattaforma Knowledge Share 2.0

La piattaforma Knowledge Share 2.0

«La piattaforma è uno strumento fortemente voluto dall’Associazione Netval, rientra tra le sue principali attività strategiche, per facilitare l’incontro tra offerta di tecnologie innovative del mondo accademico, centri di ricerca e R&S e le richieste del mondo delle imprese», ha spiegato Shiva Loccisano.

«L’attuale fase di lavoro che stiamo affrontando è proprio quella finanziata con fondi del Pnrr e la situazione è interessante perché abbiamo pubblicato in piattaforma già 2150 brevetti tra il 2017 e il 2023, di cui 331 nel solo 2023 e 29 ogni mese in media – ha aggiunto -. Abbiamo un impatto importante sulla piattaforma e sui social, oltre 30mila visualizzazioni al mese. E col lancio della nuova piattaforma 2.0 abbiamo anche inserito la sezione delle spinoff su cui stiamo lavorando con oltre 200 schede inserite. Si tratta di una implementazione di grande risalto soprattutto per il mondo dell’innovazione attuale».

Sulla piattaforma, infatti, è già stato registrato un pool di utenti eterogeneo: 23% nel campo delle tecnologie, 21% spinoff, 17% gruppi di ricerca e 39% investitori.

Tra i settori innovativi di interesse di startup e spinoff il 50% riguarda i temi della Salute, Ict e servizi di consulenza, mentre il 25% in Ambiente, Energia, Agri/Food-tech e Chimica-nuovi materiali.

Impatto 2.0 su Startup e Spinoff

Impatto 2.0 su Startup e Spinoff

E un contributo importante arriva anche da Catania con diversi spinoff collegati all’ateneo catanese e con diversi brevetti in piattaforma.

«Il nostro progetto è nato prima del Pnrr e quindi il lavoro proseguirà anche oltre il 2026. È importante il lavoro con Confindustria e non solo che ci sta aiutando a far conoscere lo strumento al mondo delle imprese per far sì che venga utilizzato», ha aggiunto Shiva Loccisano.

«Al Sud, per colmare il gap col Nord, forse non manca niente alla luce dei finanziamenti del Pnrr e delle nuove opportunità – ha precisato -. Probabilmente incidono alcuni fattori infrastrutturali. Secondo me manca un po’ di fiducia perché si sono create nuove condizioni. Non a caso abbiamo creato una sezione per le spinoff proprio per presentare le stesse quando diventano imprese già costituite ma anche i progetti di impresa prima ancora della loro nascita. Ciò favorirebbe il tasso di nascita e crescita delle nuove imprese. La piattaforma potrebbe aiutare a far conoscere questi progetti a nuovi investitori».

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Innovazione e dialogo tra pubblico e privato. Il contributo dell’Università di Catania

L’evento ha rappresentato un importante momento per l’innovazione e per consolidare il dialogo e la collaborazione tra ricerca accademica e mondo produttivo. A sottolineare questo aspetto è stato lo stesso rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania.

«La ricerca frutto della collaborazione tra pubblico e privato grazie ai fondi del Pnrr ha ricevuto un impulso molto importante soprattutto con l’attivazione dei dottorati di ricerca innovativi – ha detto nel suo intervento -. Un autentico stimolo per il sistema Italia perché se è vero che i dottorati di ricerca con le aziende sono attivi sin da subito, ovvero 40 anni fa, adesso col Pnrr sono aumentati di un “fattore 5”, quindi tanti giovani vengono formati e respirano l’aria dell’università, la ricerca di base per intenderci, e dell’impresa, la ricerca applicata».

«Ogni anno immettiamo nel sistema ben 9mila dottori di ricerca che ovviamente non possono essere assorbiti dalle università e dalle Pa, occorre una collocazione nel mondo privato così come avviene all’estero – ha aggiunto il rettore -. In merito al trasferimento tecnologico possiamo affermare che in Europa svolgiamo ricerca ad altissimo livello, ma l’impatto sulle nostre imprese è decisamente inferiore rispetto a quello registrato negli Stati Uniti o in Asia».

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

«La distanza tra ricerca e prodotto tecnologico va colmato sempre di più e dobbiamo favorire il collegamento tra l’industria e le università mettendo insieme idee innovative. La piattaforma in questo contesto può svolgere un ruolo molto importante in questo processo», ha detto in chiusura di intervento.

A seguire il prof. Antonio Terrasi, delegato del rettore al Trasferimento Tecnologico e Rapporti con le Imprese, ha evidenziato l’importanza dell’incontro che ha messo insieme i diversi protagonisti del pubblico e del privato.

«La presentazione della nuova piattaforma digitale Knowledge Share 2.0 ad un pubblico vario, fatto da giovani studenti di dottorato, ricercatori, docenti, personale amministrativo, singole aziende, spin-off, start-up, associazioni di categoria come Confindustria e CNA, o chi svolge ricerca innovativa in diretta connessione con il governo regionale come il PSTS, rappresenta un momento di dialogo necessario e strategico tra la ricerca accademica ed il mondo produttivo», ha detto il prof. Antonio Terrasi.

«L'innovazione è un processo complesso, che necessità di creatività, competenze, infrastrutture di ricerca, di produzione e investitori, ma anche, se non soprattutto, della capacità di esporre e comunicare i risultati della ricerca potenzialmente utili per le aziende», ha aggiunto.

Il prof. Antonio Terrasi

Il prof. Antonio Terrasi

Innovazione e dialogo tra pubblico e privato. Il contributo di Confindustria

Sul tema è intervenuto il presidente del Comitato Piccola Industria Confindustria Catania Antonio Perdichizzi. «Occorre creare un ponte tra impresa e università sul campo della formazione, dell’innovazione e della ricerca – ha detto -. Ormai le sfide si combattono sul piano della tecnologia. Non basta più solo il digitale, abbiamo sfide più importanti che si giocano anche su altri campi come l’IA».

«Il nostro Paese ha tutte le possibilità per svolgere un ruolo chiave da leader in questo processo a livello mondiale, basti pensare ad esempio al settore manufatturiero – ha aggiunto -. E per questo occorre una maggiore sinergia tra Pmi e università nel campo della formazione e della ricerca. In questo contesto Catania può essere davvero la capitale della tecnologia del nostro Paese».

A seguire Nicoletta Amodio, direttrice della Fondazione Mai Responsabile Ricerca e Innovazione Confindustria, è intervenuta precisando che «le sfide si vincono con la ricerca e con lo sviluppo nel campo della innovazione e della tecnologia».

In foto da sinistra Francesco Priolo, Antonio Terrasi, Nicoletta Amodio e Antonio Perdichizzi

In foto da sinistra Francesco Priolo, Antonio Terrasi, Nicoletta Amodio e Antonio Perdichizzi

«Non a caso il sistema industriale sta lavorando in sinergia con le università e la piattaforma consente di valorizzare i risultati della ricerca, come i brevetti, le competenze, le infrastrutture di ricerca che devono essere aperte alle imprese così come prevede il Pnrr», ha aggiunto.

«Il Pnrr ci consente di fare questo salto, ma occorre che pubblico e privato uniscano le forze nella ricerca per creare innovazione e dare un futuro ai nostri giovani che possono così lavorare in un sistema integrato tra mondo universitario e mondo industriale», ha precisato la dott.ssa Nicoletta Amodio.

«La piattaforma è dedicata al sistema pubblico della ricerca italiana e non a caso nel nostro Paese in questi ultimi anni sono aumentati il numero di brevetti, mentre prima avevamo solo numerose pubblicazioni – ha aggiunto -. Ma oggi il brevetto non basta, occorre utilizzarlo e la piattaforma aiuta proprio in questo, è un collante tra mondi che prima parlavano lingue diverse. Adesso questa strategia ce la impone il Pnrr e dobbiamo correre per raggiungere tutti gli obiettivi entro il 2026 con l’impegno che questo nuovo metodo di lavoro rimanga anche successivamente».