La boxe non è uno sport per tutti

È davvero fisiologica l’esclusione basata sul genere? Sul tema le riflessioni dell’atleta Giordana Sterlino, studentessa del corso di laurea in Beni culturali al Disum

Giordana Sterlino

Nonostante l’incedente processo integrativo del genere femminile nelle attività tradizionalmente considerate maschili, risulta ancora oggi complicato parlare di boxe femminile in termini convincenti.

Partiamo dal presupposto che è complesso parlare di boxe di per sé e non tanto da un punto di vista strettamente sportivo, quanto piuttosto da quello sociale.

Siamo realisti: non tutti conosciamo la storia delle attività che svolgiamo quotidianamente, anzi spesso prescindiamo da questa e d’altra parte è anche vero che conoscere la storia della fotografia o della musica non fa necessariamente di te un bravo fotografo o un bravo musicista.

Ci sono però discipline, sport e attività che hanno ancora bisogno di essere comprese.

Ecco, se sei una pugile o vuoi esserlo, è giusto che tu conosca almeno una piccola parte della storia del pugilato. È la storia di uno sport in cui per secoli ha regnato il connubio violenza-diletto e se a questo binomio si associano anche il denaro e la mancanza di regole, si comprende il motivo per cui gli incontri di boxe, specialmente quelli tra pesi massimi, abbiano portato tanto frequentemente ad una gran quantità di infortuni gravi, paralisi e decessi.

Oggi non è più così. Il pugilato è uno sport che senza dubbio - soprattutto ad alti livelli - espone mente e corpo ad un notevole carico di stress e proprio per questo si è riconosciuta l’importanza di una regolamentazione seria della disciplina.

pugile

Una pugile

Nonostante questo, la boxe si trascina ancora dietro il peso del suo passato e viene quindi etichettata come uno sport violento e pericoloso, tanto da essere stata vietata in Paesi come la Svezia e la Norvegia o come in Islanda, in cui resta ancora fuori legge.

Le associazioni sportive si sono dunque mobilitate, in maniera più o meno efficace, per convincere il mondo intero che il pugilato possa essere accettato come disciplina formativa, il che ha portato da una parte alla nascita di progetti di rilancio etico e sociale soprattutto tra i quartieri più degradati, mentre dall’altra a goffi tentativi di snaturalizzazione della disciplina, come ai Giochi Olimpici di Londra (2012), in cui si è difesa l’idea che fosse opportuno far combattere le donne con la gonna.

Certo, le dinamiche interne alle associazioni non giocano a favore della disciplina.

Sport e politica sono sempre andati di pari passo - si pensi alle Olimpiadi nell’antica Grecia, capaci perfino di mettere in pausa le guerre - e dunque, giusto o sbagliato, la politica si è insinuata anche tra i pugili.

Senza andare molto indietro nel tempo, negli anni ’30 del Novecento due dei presidenti della Federazione Italiana Pugilistica sono stati Bruno e Vittorio Mussolini - sì, due figli di Benito - e giungendo fino ai nostri giorni, l’attuale presidente della International Boxing Association è il russo Umar Kremlev, in ottimi rapporti con Vladimir Putin e ancor di più con la celebre Gazprom, principale sponsor dell’IBA.

una pugile

Una pugile

Se da una parte questo contribuisce a spiegare i difficili rapporti intercorrenti tra il pugilato e il resto del mondo, dall’altro è indice della tenacia propria di questa disciplina, che nel corso del tempo si è trovata di fronte innumerevoli ostacoli e li ha sempre affrontati strategicamente, senza perdere anima e cuore.

È proprio questo ciò che il pugilato chiede ai pugili: sali sul ring e affronta l’avversario non con brutalità, ma con passione; fidati del tuo istinto, ma anche della tua tecnica e perché un uomo dovrebbe saperlo fare meglio di una donna?

Il punto è che a fronte di dieci Mike Tyson o di dieci Creed o di dieci Rocky Marciano esiste ancora una sola Million Dollar Baby, il cui nome effettivo - Maggie Fitzgerald - è peraltro sconosciuto ai più.

Il pugilato non è per tutti, ma il discrimine non è certo il genere

Se hai così tanta energia in corpo che le attività statiche non bastano - non me ne vogliano le amanti della sala attrezzi o dei corsi di pianoforte -, se ti senti disposta a sopportare alti livelli di tensione, se ti senti forte ed elegante e se qualcosa ti fa pensare che tu abbia la vocazione per farlo, allora non spaventarti di perdere la tua femminilità o di romperti il naso, perché è davvero improbabile che queste cose possano accadere. 

Muhammad Ali diceva «vola come una farfalla e pungi come un’ape», non come il maschio di una farfalla o come il maschio di un’ape, quindi cosa ti impedisce di salire sul ring?