La parità di genere in ambito accademico e sanitario

Nell’aula magna della Torre Biologica sono intervenuti i ‘vertici’ d’ateneo tra incontri, tavola rotonda e dibattito

Alfio Russo

«Negli ultimi quattro anni la presenza femminile nel corpo docente di area medica è praticamente raddoppiato passando dal 13% al 22% e un balzo ancor più evidente si è registrato in relazione agli ‘ordinari’ in cui le docenti oggi rappresentano il 26%, mentre nel 2020 appena il 9%. A tutto ciò aggiungo che su quattro dipartimenti universitari di area medica, ben tre sono diretti da donne. Credo che in questi ultimi anni l’Università di Catania abbia compiuto passi importanti in questa direzione, ma è ovvio che ancora c’è tanto da fare».

Con queste parole il rettore Francesco Priolo ha aperto i lavori dell’incontro, nell’aula magna della Torre Biologica, dal titolo Eguaglianza di genere nella carriera accademica e in sanità: impatto globale e locale.

«Il nostro ateneo si è dotato già da diversi anni di un Gender Equality Plan e sta favorendo con diverse azioni quel cambiamento culturale nei rapporti tra uomo e donna al fine di favorire la parità di genere. Purtroppo ancora oggi assistiamo a numerosi casi di femminicidio o di violenze anche sul lavoro», ha aggiunto.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Parole riprese dal direttore generale d’ateneo, Corrado Spinella, che ha evidenziato «l’importanza del valore della uguaglianza di genere nei diversi sistemi della vita economica e sociale del Paese e non solamente in quella accademica». «Nella macchina amministrativo-gestionale ci sono ancora degli squilibri marcati, ma la situazione è in netto miglioramento», ha precisato.

«La presenza femminile negli ultimi trent’anni nel campo della sanità, sia in ambito accademico, sia professionale, è cresciuta – ha detto Adriana Di Stefano, delegata del rettore alle Pari opportunità -. Ancora oggi assistiamo a criticità nel campo della sanità, in cui ancora oggi alcune scelte relative alla formazione post universitaria sono dettate dalle disuguaglianze di genere. Il cambiamento indispensabile per raggiungere la parità richiede un impegno trasversale con impulsi istituzionali e giuridico-normativi a livello europeo e non solo italiano».

A seguire è intervenuta Francesca Verzì in rappresentanza del Comitato Unico di Garanzia d’ateneo che ha sottolineato «l’impegno del Cug stesso e dell’ateneo con azioni mirate a migliorare la condizione lavorativa delle donne nell’ambito sanitario».

L'intervento del direttore generale Corrado Spinella

L'intervento del direttore generale Corrado Spinella

I lavori sono proseguiti con gli interventi dei direttori dei dipartimenti di area medica: Lucia Frittitta (direttrice del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale), Pierfrancesco Veroux (direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialità Medico Chirurgiche), Maria Angela Sortino (direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche), Antonella Agodi (direttrice del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate).

«Il divario nei ruoli apicali in campo sanitario è evidente sia in Italia, sia in Europa, così come anche in ambito accademico – ha detto la prof.ssa Antonella Agodi -. Occorre far valere maggiormente la meritocrazia anche perché la salute, e mi riferisco alla prevenzione e alle cure, dipende molto dalla parità di genere».

Per la prof.ssa Maria Angela Sortino «occorre favorire quel processo naturale di crescita e di evoluzione culturale che possa consentire il raggiungimento della uguaglianza di genere». «Un processo che coinvolge tutti, anche gli uomini, e che in ambito universitario è ben evidente – ha aggiunto -. Nel mio dipartimento il 32% del corpo docente è donna e le nuove forze sono prevalentemente femminili».

Il pubblico presente in sala

Docenti, ricercatori e studenti in aula magna

Un dato confermato anche dal prof. Pierfrancesco Veroux che ha evidenziato come «il 60% degli specializzandi, quindi formazione post universitaria, è donna anche se, purtroppo, assistiamo successivamente a dei rallentamenti della carriera a causa della maternità e degli impegni della vita familiare».

«A tal proposito stiamo lavorando per creare degli spazi appositi per le donne, come asili nido, nei due plessi del Policlinico universitario di via Santa Sofia e al “San Marco” al fine di far conciliare la vita lavorativa con quella personale», ha aggiunto il docente.

In chiusura di interventi la prof.ssa Lucia Frittitta, ha evidenziato come «la donna dedichi il triplo del suo tempo alla vita familiare rispetto all’uomo e questo dato, per ottenere la parità di genere, può migliorare solo interventi mirati e adeguati da parte dello Stato».

«La donna deve essere protagonista di questo cambiamento culturale e sociale, anche normativo, come lo è stata Franca Viola, il cui rifiuto spinse all’abolizione del matrimonio riparatore e del delitto d’onore – ha aggiunto -. Purtroppo si tratta di cambiamenti necessari sia nei Paesi occidentali, sia in altri dove in alcune culture le donne hanno difficoltà ad accedere anche alla scolarizzazione».

I direttori dei dipartimenti di area medica

I direttori dei dipartimenti di area medica - Antonella Agodi, Mari Angela Sortino, Lucia Frittitta e Pierfrancesco Veroux - insieme con il rettore Francesco Priolo

I lavori sono proseguiti con la tavola rotonda "Eguaglianza di genere nella carriera accademica e in sanità", moderata dalla giornalista Adelaide Barbagallo. A discuterne Filippo Caraci (Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute e componente CUG), Mariagrazia Militello (Dipartimento di Giurisprudenza), Daniela Puzzo (Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche), Renata Rizzo (Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale), Giovanna Russo (Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale) Francesca Verzì (Ufficio del Nucleo di Valutazione e componente CUG).

E, infine, il dibattito "Equità di genere ed empowerment femminile in sanità", moderato dalla giornalista Valeria Nicolosi con gli interventi di rappresentanti del corpo docente, dei medici in formazione specialistica e dei diversi livelli della formazione universitaria.

Le conclusioni sono state affidate a Rita Maria Elisa Barone (delegata alle Pari opportunità, Medclin), Caterina Ledda (delegata alla Terza Missione, Medclin) e Lucia Frittitta.