La regina di Tebe

Gli amori e gli intrighi di donne e uomini di due popoli nel racconto tutto da scoprire di Annamaria Zizza 

Alfio Russo

Un romanzo in cui amori, lotte e intrighi si intrecciano con storie di donne e di uomini che evidenziano, chi più o chi meno, valori universali e indelebili nel tempo. 

Sebbene ‘incastonato’ nel 1323 a.C., “La regina di Tebe” della scrittrice e poetessa Annamaria Zizza (Marlin Editore, 2023) tratteggia alla perfezione tematiche sociali che si tramandono nei secoli fino ad arrivare, senza soluzione, ai giorni scorsi. Un romanzo ‘aperto’ a tutte le generazioni con una «narrazione suggestiva che si avvale di dialoghi serrati che delineano i personaggi con mano sicura e tagliente», si legge nella prefazione ‘firmata’ da Dacia Maraini, che può dare spazio a diverse interpretazioni del proprio essere soprattutto se riletto a distanza di tempo.

Una chiave di lettura che prende il via da un episodio storico poco noto al grande pubblico – la proposta di matrimonio della giovane Ankhesenamon, vedova di Tutankhamon e senza discendenti, al re ittita Suppiluliuma, chiedendo in sposo uno dei suoi figli – che si intreccia nel racconto, all’ombra delle Piramidi, con l’integrazione dello straniero (l’originale personaggio Menthuotep) e con gli usi e costumi, in alcuni casi mali, della società egizia. 

La presentazione

Il romanzo - prosieguo della prima fatica dell’autrice, “Lo scriba e il faraone” (edito da Algra Editore, 2021) – è stato presentato ieri pomeriggio, nei locali della libreria Cavallotto Ubik di Catania, in un dialogo tra le scrittrici Annamaria Zizza e Costanza Di Quattro moderato dalla giornalista Laura Cavallaro alla presenza dell’editore Sante Avagliano.

A dare vita alle parole del libro la voce teatrale dell’attore Pippo Pattavina che ha interpretato al meglio le debolezze e le perversioni di protagonisti con le letture di due capitoli del romanzo. 

«Mi scuserete se sbaglierò qualche accento viste le difficoltà relative alle letture dei nomi dei protagonisti» ha detto scherzando l’attore in apertura dell’incontro, rivolgendosi in particolar modo alla nutrita schiera di “allievi” della docente Annamaria Zizza del Liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale.

Pippo Pattavina mentre legge alcuni brani di La regina di Tebe

L'attore Pippo Pattavina mentre legge alcuni brani di "La regina di Tebe"

Lo straniero e l’essere umano

Dopo la prima lettura di Pippo Pattavina, l’autrice ha proiettato i presenti sul tema dello straniero evidenziando come in Egitto, all’epoca «venivano accolti bene, con il popolo egizio che dava spazio ai nuovi arrivati e anche ai loro usi e costumi, a condizione che rispettassero le loro leggi». 

Proprio l’integrazione rappresenta un aspetto importante del romanzo ‘interpretata’ dal personaggio Menthuotep che «arriva in una grande città e diventa ‘scriba’, un ruolo di rilievo e di potere nella società egizia» precisa l’autrice sottolineando come «il possesso del ‘dono’ della scrittura, nel corso dei secoli, ha significato sempre avere un potere, basti pensare ai chierici nel Medioevo». 

Ma il ruolo dello scriba babilonese Menthuotep, al tempo stesso anche medico, ovviamente di una medicina basata più sull’aspetto psicologico, nel romanzo coniuga alla perfezione il rapporto tra corpo, mente e anima dell’essere umano

«Già allora vi era una importante consapevolezza di questo rapporto e lo scriba aveva il ruolo di curare il corpo con i ricordi del testo scritto – precisa l’autrice -. La parola, infatti, è un elemento importante, allora come oggi, basti pensare al medico quando si ritrova davanti un malato, le parole sono fondamentali».

A rafforzare il tema dello straniero, molto presente e ‘forte’ nel libro, «perché consente di guardare alla storia del romanzo in modo oggettivo rendendolo più che attuale» è stata la scrittrice Costanza Di Quattro. «A 35 secoli di distanza, infatti, la tematica è viva ancora oggi e, purtroppo, a volte, con risvolti tragici» ha sottolineato la scrittrice che, nel suo intervento, ha spostato l’attenzione sugli aspetti storici e etici del romanzo. 

«Il romanzo mescola studio e passione, non solo dal punto dell’interpretazione storica dei due popoli, ma per la particolare cura del dettaglio della vita quotidiana, degli ambienti e delle abitudini di due popoli come quello degli Egizi e degli Ittiti, in netta contrapposizione tra loro con il primo che fa della cultura la sua ‘arma’ migliore, mentre il secondo è prettamente barbaro» ha spiegato l’autrice ragusana.

Ma la scrittrice iblea ha posto l’accento anche sulle figure maschili descritte dall'autrice«particolarmente elogiate nel romanzo, a volte in modo superiore alle protagoniste femminili, per il particolare rispetto dei valori morali e etici» ed, inoltre, sul fondamentale passaggio dall’oralità alla scrittura «descritto in un compendio perfetto da Annamaria».

Un momento dell'intervento della scrittrice Annamaria Zizza

Un momento dell'intervento della scrittrice Annamaria Zizza

Le società di ieri e di oggi

«‘La regina di Tebe’ è un romanzo storico in cui riscopriamo il popolo ittita, poco studiato per mancanza di fonti, eppure particolarmente importante perché furono tra i precursori della tempratura del ferro per le proprie armi – racconta l’autrice Annamaria Zizza -. Ci troviamo nel periodo del passaggio dal bronzo, utilizzato dagli egizi per le proprie armi, al più resistente ferro, con cui gli ittiti costruivano i propri armamenti».

Ma nel romanzo si intrecciano anche la favola e la magia e, in particolar modo, «possiamo proprio parlare anche di magia nera che già in quel tempo era conosciuta, un aspetto importante che mi ha permesso di descrivere il rapporto tra le due moglie del re ittita Suppiluliuma, Henti e Malnigal».

Un romanzo in cui si mescolano l’etica e il malcostume. «Da un lato, infatti, vi è la ragione di Stato, ‘interpretata’ dal re ittita, che ha portato molti uomini a sacrificare il proprio “Io”, mentre dall’altro vi è la corruzione già presente nella società egizia con gli scribi che coglievano l’opportunità offerte dal proprio lavoro» ha detto in chiusura Annamaria Zizza che, senza ‘spoilerare’ troppo il finale del romanzo ha invitato i lettori «a interpretare quale “Patria” alla fine verrà scelta dallo ‘scriba’ Menthuotep».

La trama

La storia inizia a Tebe, capitale dell'Egitto, nel XIV secolo a.C. La bellissima e giovane regina Ankhesenamon, vedova di Tutankhamon e senza figli, nel tentativo di pacificare il suo Paese e di dare un erede al suo regno, fa una mossa pericolosa e spregiudicata. Ordina allo scriba Menthuotep, un babilonese dal passato oscuro e doloroso, di inviare una lettera al re degli ittiti, affinché le lasci sposare uno dei suoi figli. Dell'iniziativa vengono lasciati all'oscuro sia il potente visir Ay, che il generale Horemheb, che ambiscono al trono. Gli ittiti sono sorpresi dal contenuto della lettera: pensano a una trappola da parte degli egizi e temporeggiano, ma alla fine vengono convinti da Menthuotep, inviato dalla regina in qualità di ambasciatore, e accettano la proposta. Aspettano da tempo di conquistare l'Egitto. Sanno di essere più forti in battaglia perché conoscono il segreto della temperatura del ferro ancora ignoto agli altri popoli. Il re ittita, che ha sposato la babilonese Malnigal, esperta di magia nera, pericolosa quanto ambigua, invierà uno dei suoi figli, Zannanza, ma la conclusione della vicenda sarà sorprendente per tutti i protagonisti. Tra intrighi e amori proibiti, drammi personali e avventure, si dipana una storia vera e affascinante, finora sconosciuta.