La terza guerra sessuale

Al Centro universitario teatrale, nell’ambito di Catania Off Fringe Festival, è andato in scena lo spettacolo della compagnia bresciana Brutto Teatro

Sofia Bordieri e Rita Re

Anche quest’anno il Catania Off Fringe Festival, con due lunghi fine settimana di spettacoli, ha invaso letteralmente la città dell’Elefante.

Il Fringe non solo ha il merito di produrre e supportare quei validi lavori indipendenti che si collocano sul margine del sistema teatrale ufficiale, ma anche di far sì che le strutture che li ospitano possano essere scoperte da chi non ha ancora avuto l’occasione di conoscerle.

Il Centro Universitario Teatrale è uno di questi spazi. Promotore di innumerevoli attività artistiche rivolte agli studenti dell’Università di Catania, e non solo, è anche un luogo che, in pieno centro città, ospita eventi culturali e formativi esterni (come il Fringe appunto) con il nobile obiettivo di renderli accessibili ai giovani, sia come costi, che come prossimità.

Una struttura che ambisce a diventare il cuore artistico pulsante degli studenti dell’ateneo.

Nell’ambito del secondo week-end della rassegna è andato in scena lo spettacolo La terza guerra sessuale di Brutto Teatro, compagnia bresciana che si è formata lo scorso anno attorno ai registi Renato Dossi e Jessica Leonello.

La scena essenziale è occupata da un candido letto matrimoniale posto in verticale. Unica quinta (che ai lati lascia facilmente scoprire il retro) e solo elemento scenico a rappresentare una camera matrimoniale surreale, abitata da due coppie abbigliate con improbabili abiti fluorescenti, lucidi e attillati.

Una scena dello spettacolo "La terza guerra sessuale"

Una scena dello spettacolo "La terza guerra sessuale"

La fattura kitsch dei costumi si accorda fluidamente alla temperatura della messa in scena: le coppie, prima separatamente poi insieme, giacciono sul letto immaginando di avere sopra di loro un enorme specchio che le riflette, restituendo al pubblico la visione di loro stesse in un’immagine verticale.

La storia stenta a partire: le due coppie si avvicendano nel letto e si fanno conoscere dal pubblico catturato in prima battuta più dall’espediente scenografico che dalla storia in sé, che sembra non evolversi. 

Nei brevi episodi iniziali Luna, dialogando con il compagno Elio, rivendica la sua possibilità di portare baffi e non depilare il proprio corpo, mentre Hercules e Andrea stuzzicandosi a vicenda parlano di nuovi giochi sessuali. 

I quattro sono legati dalla professione che svolgono, quella di attori, ma il loro stare insieme è dato da una relazione di letto collettiva. Dall’incontro delle coppie scaturisce una comicità inaspettata, che funziona nonostante il testo di tanto in tanto inciampi in un eccesso di nonsense. 

Lo svolgimento è intervallato da brevi assoli dal carattere melodrammatico, momenti in cui si vuole sottolineare il loro essere attori in perenne confusione tra vita reale e azione teatrale, che in proscenio disvelano la loro personalità, attingendo dall’opera di Shakespeare a cui lo spettacolo è ispirato: La bisbetica domata.

Una scena dello spettacolo "La terza guerra sessuale"

Una scena dello spettacolo "La terza guerra sessuale"

Elio è regista confuso e in continua carenza d’affetto, Luna è una divertentissima donna pseudo-emancipata che alla fine chiederà ad Elio di sposarla, Andrea coltiva una focosa passione per la recitazione, ed Hercules è vittima del suo essere uomo privo di sesso maschile.

Nella prima coppia, italiana-media, etero, cis, bianca e privilegiata, gli stereotipi di genere sono estremizzati: lei gode a complicare ogni cosa, lui risulta insofferente, istintivo e incosciente. 

Andrea ed Hercules, invece, sono il loro ribaltamento: lei è una donna trans dell’est, lui è un uomo affascinante (fascino espresso anche dall’accento argentino), ma dotato dalla nascita dell’apparato riproduttivo femminile.

Alla fine le coppie si ristabiliscono in un equilibrio sempre un po’ vacillante, giacché nel frattempo Hercules ha partorito un puffo figlio di Elio, che accetta di sposare l’amata Luna (incinta davvero?) vestita però da uomo.

I momenti off dell’azione, con luce al centro e musica di sottofondo, rivelano purtroppo delle défaillance tecniche dell’audio, che disturbano e confondono il pubblico, il quale a malapena riesce a sentire le voci degli attori. 

Se la bellezza del teatro sta proprio nel fatto che ogni spettacolo non è mai uguale da una sera all’altra, ci auguriamo che le future repliche avranno un audio diverso, tanto per gli spettatori quanto soprattutto per gli attori, evidentemente disturbati dagli intoppi tecnici.

Una scena dello spettacolo "La terza guerra sessuale"

È lodevole il tentativo di trattare temi di estrema attualità legati al mondo LGBTQ, seppur con toni esasperati. A spiccare tra i quattro interpreti è la talentuosa e convincente Marzia Gallo, nei panni dell’esuberante Luna.

Alla ricerca di altre esperienze teatrali della compagnia bresciana, ci siamo imbattuti in una versione dello spettacolo che, a primo acchito, sembra essere più curata nella scenografia, nonché nel gioco di luci. Si sa che le repliche spesso possono non restituire la versione migliore di una performance, e forse quelle de La terza guerra sessuale al Centro universitario teatrale rientrano tra queste.

Non lasciamo un feedback in "stelline" - come ha invitato a fare la voce registrata dell’accoglienza del festival -, ma sicuramente abbiamo sorriso molto durante la visione, insieme al pubblico presente in sala.

Della Bisbetica domata a cui lo spettacolo si ispira, infine, resta soltanto l’idea del regista Elio di poterla mettere in scena.

Ma, nella drammaturgia dell’opera da rappresentare, emerge il fitto caos tipico della commedia, qui espresso con tinte pop e grottesche.

Non sempre politically correct, lo spettacolo tra alti e bassi riesce a far riflettere con leggerezza e soprattutto a divertire, prendendosi gioco di questioni importanti (di identità e di genere) e allo stesso tempo di sé stesso, e inserendosi in un "Fringe" che qui si confonde con cringe