L’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti alla Scuola Superiore di Catania

L’illustre chimico ha raccontato tutti i segreti dei colori utilizzati da Raffaello negli affreschi della Villa Farnesina

Mariano Campo (foto di Patrizia Strano)
In foto da sinistra Daniele Malfitana, Antonio Sgamellotti e Francesco Priolo
Un momento della lectio del prof. Antonio Sgamellotti
Un momento della lectio del prof. Antonio Sgamellotti
Un momento della lectio del prof. Antonio Sgamellotti

Cosa si nasconde dietro i pigmenti utilizzati da Raffaello negli affreschi che decorano la Loggia di Amore e Psiche e la Loggia del Trionfo di Galatea a Villa Farnesina, la splendida dimora extraurbana del ricco banchiere Agostino Chigi, e successivamente acquistata dal futuro Pontefice Alessandro Farnese?

«Le tecniche diagnostiche non invasive – ha premesso Antonio Sgamellotti, professore Emerito di Chimica inorganica dell’Università di Perugia, socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei, Fondatore e Direttore del CERIF – (CEntro linceo di RIcerca sui beni culturali Villa Farnesina) – non servono soltanto ai fini del restauro delle opere d’arte, ma ci aiutano a riscrivere, se necessario, la stessa storia dell’arte».

L’illustre studioso, ospite della Scuola superiore dell’Università di Catania, per un "colloquium" dal titolo Raphael at the Villa Farnesina in Rome: from the “Colors of Prosperity” to the Egyptian Blue, ha affascinato per quasi due ore il folto pubblico che lo ha ascoltato nell’ex cappella di Villa San Saverio.

Da sinistra Daniele Malfitana, Francesco Priolo e Antonio Sgamellotti

In foto da sinistra Daniele Malfitana, Francesco Priolo e Antonio Sgamellotti

Dopo le lusinghiere introduzioni del rettore Francesco Priolo e del presidente della Ssc Daniele Malfitana, il prof. Antonio Sgamellotti - con lo spirito investigativo del “chimico che studia l’arte” e che si trova ad avere a che fare con tinte a base di rame, mercurio, ferro e calcio – si è soffermato sulla scoperta del tutto inaspettata dell’uso copioso del blu egizio da parte del Maestro urbinate, dopo almeno 500 anni di oblio di questo pigmento molto usato nell’antichità, a differenza del cospicuo impiego di lapislazzuli del coevo Sebastiano Del Piombo, autore di un Polifemo, forse ispirato dalle vicende personali dello stesso Chigi, nella stessa Loggia di Galatea.

Autore di quasi 400 pubblicazioni scientifiche riguardanti chimica computazionale avanzata, proprietà elettroniche e strutturali di molecole e materiali inorganici, proprietà spettroscopiche, e caratterizzazione di manufatti archeologici e storico-artistici, il prof. Sgamellotti ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio e alla tutela di Villa Farnesina, progettata da Baldassarre Peruzzi e affrescata dai Maestri del Rinascimento, una delle più alte espressioni artistiche di quel periodo e oggi prestigiosa sede di rappresentanza dell’Accademia dei Lincei, a due passi dal Tevere.

Farnesina Loggia di Psiche (foto di Miguel Hermoso Cuesta)

Farnesina Loggia di Psiche (foto di Miguel Hermoso Cuesta)

«Le indagini diagnostiche non invasive nei beni culturali – ha ribadito Sgamellotti - non sono solo un necessario prologo nelle procedure di restauro, ma rappresentano un necessario mezzo ermeneutico per una nuova storia dell'arte, dove spesso i materiali utilizzati rivelano le intenzioni degli Artisti come tracce documentali».

La favola di Apuleio, dipinta nella Loggia di Amore e Psiche – ha mostrato il docente -, è contornata da festoni vegetali dalle ricche tonalità, associate a frutti provenienti da tutti i continenti, rappresentano infatti i colori della prosperità. La ricchezza cromatica di questi frutti, molti dei quali non ancora conosciuti e mai dipinti prima, è rappresentata dall'uso di insoliti pigmenti e materiali, come rivelato dalle indagini basate su raggi X, macrofluorescenze e altri visori con proprietà spettroscopiche di luminescenza.

Antonio Smanellotti insieme con i docenti dell'ateneo catanese

Antonio Sgamellotti insieme con i docenti dell'ateneo catanese

Villa Farnesina, con il suo splendido giardino all’italiana – ha raccontato infine - è anche oggetto di studi riguardanti l'impatto di polveri sottili e l'effetto di vibrazioni da traffico veicolare sugli affreschi delle logge, con le piante che vengono utilizzate come biosensori del particolato. Queste indagini sono condotte in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, «a conferma di quanto sia essenziale – ha concluso Sgamellotti – la ricerca di tipo interdisciplinare, se possibile anche valorizzando le partnership tra pubblico e privati».