Le ricerche dell’Università di Catania in Epiro alla scoperta delle dinamiche storico-archeologiche e delle fortificazioni del territorio compreso tra i monti Souli, Tomaros e Thesprotikà
L’Acheronte nell’Inferno di Dante rappresenta il fiume “del dolore”, quel confine che separa il mondo dei vivi dagli inferi, su cui Caronte traghettava le anime dei morti per il sommo, si trova in Grecia, in Epiro e, più precisamente, vicino alla cittadina di Parga.
Ed è lungo questa valle che da due anni si sta sviluppando il progetto di ricerca, intitolato Archaeological research in the upper part of the Acheron valley, approvato dal Ministero della Cultura Ellenico.
Un progetto, inserito in un programma quinquennale (2023-2027), che vede i ricercatori dell’Università di Catania impegnati in uno studio innovativo tramite l’adozione di un approccio interdisciplinare e internazionale. Un’area che ad oggi non è mai stata adeguatamente indagata e che grazie al progetto si mira a ricostruirne le dinamiche storico-archeologiche che ne hanno modellato il paesaggio nel corso del tempo. L’obiettivo principale è analizzare l’uso della Valle dell’Acheronte attraverso lo studio delle diverse dinamiche insediative in un contesto stratificato.

Il team di ricerca al Monastero di Metamorfosis Sotiros
E proprio da qualche giorno si sono concluse le indagini archeologiche in Epiro, nella regione di Ioannina, in particolar modo nella valle dell’Acheronte, compresa tra i monti Souli a ovest e i Tomaros e Thesprotikà a est. Un territorio ancora poco conosciuto, ma di grande rilevanza storica: in passato collegava la costa con l’interno e con il santuario di Dodona, cuore religioso dell’Epiro antico.
La ricerca si focalizza in particolare sulle fortificazioni, molte delle quali di età ellenistica e legate ai dinasti molossi, poi riutilizzate nei secoli successivi, nelle fasi bizantine e ottomane. Non solo presidi militari, ma strutture che raccontano la gestione di risorse, pascoli e commerci da parte delle comunità locali.
Uno dei risultati più significativi di quest’anno riguarda il sito di Sistrouni, dove gli scavi hanno riportato alla luce un’imponente porta a baionetta: un’opera di impianto ellenistico, che conserva tracce di rimaneggiamenti successivi. Dopo secoli, la soglia è stata nuovamente aperta, restituendo visibilità a un monumento rimasto a lungo nell’oblio.

Fabiola Ricco, Sofia Bulgarini, Clara Iraci Fuintino e Sara Monaco davanti alla soglia della porta a baionetta
Accanto agli scavi, il progetto ha previsto anche ricognizioni sul territorio circostante per individuare siti fortificati, di cui si hanno solo poche informazioni a livello bibliografico, ma, che ormai, nascosti dalla fitta vegetazione, risultano quasi “dimenticati”.
Il progetto è diretto dalla dott.ssa Varvara N. Papadopoulou, con la partecipazione di archeologi e restauratori della Soprintendenza Archeologica di Ioannina (Eleni Vasiliou, Vasiliki Giannakis, Athina Zogaki, Ioulia Katsadima, Giorgos Kyrkos e Polyxeni Pappa) e la collaborazione dell’Università di Catania, guidata dai professori Luigi Maria Caliò e Gian Michele Gerogiannis.
Al programma prendono parte studenti, dottorandi e giovani ricercatori del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’ateneo catanese insieme con il team del Politecnico di Bari coordinato dal prof. Antonello Fino.
Fondamentale in questa attività è stato il sostegno delle comunità locali: il Comune di Dodona, con il sindaco Christos Dakaletsis; la diocesi di Ioannina, con il vescovo Massimo e il consiglio del monastero Metamorfosis Sotiros (Trasfigurazione del Salvatore), insieme al padre Efrem, che hanno messo a disposizione il monastero ortodosso come alloggio per i partecipanti alla missione.

Uno dei siti di ricerca del progetto
Non meno importante è stata l’attiva collaborazione degli abitanti dei villaggi e dei loro rappresentanti, che hanno offerto aiuto concreto e calore umano, diventando protagonisti di un dialogo continuo tra ricerca e territorio. Il progetto mira, infatti, non solo alla conoscenza e alla tutela del patrimonio, ma anche al coinvolgimento delle comunità locali e alla valorizzazione condivisa del paesaggio culturale.
Fondamentale l’apporto degli studenti, dottorandi e giovani ricercatori dell’Università di Catania: con il loro entusiasmo, tra scavi, sopralluoghi e studio dei materiali, hanno contribuito in modo decisivo al successo della campagna. L’immagine che resta è quella di un gruppo di studenti e ricercatori italiani e greci uniti dal desiderio di scoprire e condividere, in dialogo continuo con le comunità che li hanno accolti.

Veduta aerea della fortificazione di Sistrouni
Direzione scientifica del progetto: Varvara Papadopoulou
Direzione scientifica dell’Università di Catania: Luigi Maria Caliò, Gian Michele Gerogiannis
Direzione scientifica del Politecnico di Bari: Antonello Fino
Eforia di Ioannina: Ioulia Katsadima, Eleni Vasiliou, Vasiliki Giannakis, Athina Zogaki, Giorgos Kyrkos, Polyxeni Pappa.
Università di Catania: Sofia Bulgarini, Mattia Catalano, Helena Catania, Francesco Maria Ferrara, Giulia Raimondi
Politecnico di Bari: Marco Chiricallo, Davide Falco, Gianluca Ranieri
Partecipanti alla campagna di scavo 2025: Giovanni Catania, Emiliano Giudice, Clara Iraci Fuintino, Sara Monaco, Fabiola Ricco, Gian Michele Tinnirello
Articolo di Sofia Bulgarini (dottoranda in Scienze per il Patrimonio e la Produzione culturale - DISUM), Gian Michele Gerogiannis (Ricercatore di Archeologia Classica - DISUM), Giulia Raimondi (Docente a contratto di Archeologia e Storia dell'Arte nell'Antichità - DISUM). Ha collaborato Alfio Russo






