L’amicizia tra sacrificio e catarsi

Giuseppe Grasso, studente di Unict, si sofferma sull’intensità dei rapporti umani che emerge dal film “Le Porte del Paradiso”

Giuseppe Grasso

“Quando un uomo tiene a qualcuno, il suo cosmo arde oltre ogni limite”. Con queste parole, Toma, uno dei cavalieri della dea greca Artemide e ispirato al personaggio mitologico di Icaro, nel quinto ed ultimo film dei Cavalieri dello Zodiaco, intitolato Le Porte del Paradiso, descrive l’intensità dei rapporti umani.

Difatti, oltre la componente mitologica che la contraddistingue, l’opera di Masami Kurumada, fumettista giapponese, è colma di valori e insegnamenti morali, tra i quali spicca il valore dell’amicizia. Un valore che è opportuno analizzare, specialmente in un mondo in cui, citando una delle sigle della serie animata, l’amicizia non ha più dignità.

Un sentimento, quello dell’amicizia, che deriva dal latino amicitia, è dunque “un tipo di relazione interpersonale, accompagnata da un sentimento di fedeltà reciproca tra due o più persone e caratterizzata da una carica emotiva’’.

All’interno del film, un aspetto che emerge immediatamente e di enorme importanza nell’analisi di tale valore umano è che, seppur in una società all’orlo del collasso e fortemente egoista, i Cavalieri fanno gruppo. Contrariamente alla maggior parte dei fumetti e delle serie animate, dove si pone l’enfasi su un singolo protagonista che funge da eroe principale, per non dire esclusivo, qui l’enfasi è posta sul gruppo e sulla forza di esso. Questo gruppo è molto particolare, in quanto esso si basa sia sui punti di forza sia sulle debolezze e fragilità dei vari membri.

Tutto ciò viene espresso tramite l’elemento del sacrificio che è, difatti, il mezzo tramite il quale viene mostrata la solidità del legame che lega i cinque protagonisti

Emblematica, per quanto riguarda il gruppo ed il sacrificio come espressione di esso, è la scena in cui Seiya, cavaliere di Pegasus, combatte usando la sua nuova armatura, portata dal suo amico e compagno Shiryu, cavaliere del Dragone, ad essere riparata, ma a costo della vita poiché, essendo necessario sangue di cavaliere per riparare le armature, Shiryu è costretto a sacrificarsi per permettere la riparazione dell’armatura dell’amico in vista della nuova ed imminente battaglia che attende i Cavalieri.

Seiya, grato all’amico per il suo sacrificio, durante lo scontro pensa a lui e dice tra sé e sé: “Dragone, tu hai rischiato la vita per dare a me l’armatura restaurata ed ora è come nuova! E sento addirittura che indossandola il tuo spirto guerrier entro mi rugge’’.

Il gruppo è dunque comunità, una comunità educante in quanto ognuno non solo sostiene l’altro e ne diventa parte integrante (famosa l’affermazione di Seiya quando, alla vigilia dello scontro contro i Black Saints, cavalieri controparti malvage dei protagonisti, pensa all’amico andato a far riparare le armature e dice tra sé e sé: ‘’Dragone, non ho la stessa forza senza di te’’), ma ne comprende anche le fragilità ed i sacrifici fatti in nome del gruppo stesso.

Una scena del film

Un frame del film "Le Porte del Paradiso"

L’amicizia, inoltre, non è un valore esclusivo al gruppo dei cinque protagonisti, ma, anzi, universale. Anche il personaggio più scettico o il più spietato e crudele degli avversari finisce quasi sempre con il redimersi e diventare alleato a sua volta o, anche quando non avviene la redenzione sperata, riconoscere la sincerità degli ideali che guidano i protagonisti e la solidità del legame che li lega.

È usata nel corso dell’opera come elemento catartico e persuasivo in grado di penetrare nel più profondo dell’animo umano e modificare esso e la visione del mondo degli esseri umani, siano essi dalla parte del bene o no, fugando i dubbi che riempiono l’animo e modificando addirittura le idee ed i principi morali, nobili o meno, radicati nell’uomo.

Esempio del valore catartico-persuasivo dell’amicizia è una scena della seconda serie, interamente basata sulla mitologia nordica

In tale scena si vede il cavaliere della Fenice, Ikki, intento a ricordare il suo oscuro passato e la sua appartenenza alle forze oscure al fine di spiegare al suo avversario, Mime, della stella Benetnash, come, grazie all’amicizia degli altri protagonisti, il suo animo sia mutato ed il suo scetticismo nei confronti della dea Atena, della pace e dell’amicizia stessa si sia trasformato in cieca fede: “È per contrastare chi vuole imporre la forza che noi Cavalieri dello Zodiaco abbiamo stretto fiera alleanza. Prima ero solo a combattere, in nome dell'ambizione, poi ho deciso di combattere per la pace e la giustizia.  Fu così che non mi trovai più solo, ma circondato dalla calda amicizia di nobili cavalieri. È la pace l'unico valore per cui combattere!’’.

Ultimo aspetto, non meno importante, relativo all’amicizia è quello prettamente psicologico, quello legato alla vita intima, ai ricordi ed alle esperienze dei personaggi e che consente loro di maturare non solo dal punto di vista combattivo, ma innanzitutto e soprattutto come persone.

Parlando di quest’ultimo aspetto e dovendo scegliere un momento rappresentativo di esso, si propone uno scontro presente nella saga di Poseidone, ovvero quello tra Hyoga, cavaliere del Cigno, ed il suo ex-compagno di addestramento Isaac, messosi al servizio del dio dei mari dopo essere stato nominato Cavaliere di Kraken, mostro marino leggendario somigliante ad una piovra.

Durante tale scontro, Hyoga si ritrova a dover affrontare una parte della sua vita. Sino all’ultimo, egli è fortemente riluttante e contrario a battersi poiché non solo considera Isaac ancora suo amico e compagno, ma gli deve addirittura la vita. Nel corso dei due episodi durante i quali si svolge la battaglia, difatti, si evince come il vero avversario di Hyoga non sia il suo ex-amico e compagno, ma bensì sé stesso.

Se da un lato viene presentato un guerriero come Isaac, il quale ha ormai fatto i conti con il suo passato, dall’altro vi è Hyoga, incapace di far ciò ed influenzato dal passato e dai ricordi al punto tale non solo da astenersi dal combattere contro il suo avversario, considerandolo ancora amico, ma addirittura da offrirsi, almeno nella prima metà dello scontro, come vittima sacrificale’ per ripagare il debito che ha nei confronti dell’ex-compagno.

Questa è la vera battaglia che Hyoga, in quanto essere umano, è chiamato a combattere e vincere, quella con sé stesso. Una battaglia che si svolge dal punto di vista psicologico prima ancora che fisico, ponendo l’enfasi non tanto sulle diverse cause per cui entrambi i guerrieri lottano, quanto sui loro ricordi d’infanzia ed adolescenza e gli effetti che questi hanno su di loro. Difatti, essendo entrambi orfani, i due vivono una profonda solitudine che, pur essendo cresciuti insieme, tentano di colmare in modi differenti.

Isaac cerca di colmarla concentrandosi su un obiettivo, ovvero supportare Poseidone nell’impresa di governare il mondo, mentre Hyoga, vuole diventare cavaliere per riabbracciare la madre, affondata su una nave e sepolta insieme ad essa nel mare siberiano. Proprio i ricordi sono ciò che impedisce a Hyoga di battersi contro l’ex-compagno di addestramento, in quanto in essi trova rifugio contro la solitudine derivata dalla sua triste condizione di orfano privo di amici, almeno sino all’incontro con gli altri quattro protagonisti.

“Perché è la solitudine a rendere peggiori gli uomini. È lei la nostra più infida nemica, lei solamente. Cercare rifugio nei ricordi è l’unico scampo per chi si sente abbandonato da tutti, ed io l’ho capito a mie spese’’. 

Ecco, quindi, che l’amicizia diviene per Hyoga momento sia di scontro, di tipo psicologico, sia di formazione, in quanto chiamato a vincere la più dura e difficile delle battaglie e ad accettare, affrontando e vincendo fisicamente l’amico di un tempo e psicologicamente sé stesso, il mutamento e la fine di un’amicizia “persa tra i ricordi’’.

Come mostrato, nell’opera di Kurumada quel valore umano assume un valore centrale, non limitato solamente al semplice messaggio sulla sua importanza per il trionfo sulle forze oscure, ma piuttosto come valore universale che caratterizza gli esseri umani e li rende tali. 

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