L’Archeometria di Unict protagonista al Louvre

I ricercatori Anna Gueli e Giuseppe Politi raccontano la loro ricerca al Laboratorio Accélérateur Grand Louvre d'Analyses Élémentaires di Parigi, tra i più avanzati al mondo per le applicazioni delle Ion Beam Analysis

Anna Gueli e Giuseppe Politi
Un particolare della bolla papale
Il sigillo
Bolla posta di fronte al sistema di analisi IBA; il puntatore laser indica il punto che sarà analizzato
Dispositivo per monitoraggio microclimatico
dispositivo di analisi con fasci ionici estratti in aria
dispositivo di analisi con fasci ionici estratti in aria
dispositivo di analisi con fasci ionici estratti in aria
Dispositivo per monitoraggio microclimatico

Sono state quattro bolle papali, emesse tra il 1502 e il 1560 dai pontefici Alessandro VI Borgia, Pio IV e Paolo III, le protagoniste dell’ultimo turno di misure in ordine temporale di ricercatori dell’Università di Catania al Laboratorio Accélérateur Grand Louvre d'Analyses Élémentaires del Centro di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia.

Un laboratorio, all’interno al Museo del Louvre di Parigi, tra i più avanzati al mondo per le applicazioni delle Ion Beam Analysis (IBA), nonché unico esempio d’installazione con un acceleratore dentro la struttura stessa accessibile anche ai ricercatori esterni solo se in possesso di validi progetti di ricerca nell’ambito del network europeo Hiperion-HS.

In tale ambito i docenti Giuseppe Politi e Anna Gueli, dei laboratori PH3DRA, Physics for Dating Diagnostic Dosimetry Research and Applications, del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana” dell’Università di Catania, hanno effettuato nell’ultimo decennio, analisi su vari oggetti, quali ceramiche a lustro del XV-XVII secolo appartenenti alla Galleria Regionale Bellomo di Siracusa, ceramiche provenienti dagli scavi condotti nei siti di Valcorrente e nella Grotta di Marineo, vetri bizantini delle Catacombe di Santa Lucia a Siracusa e campioni di ocre della Sovrintendenza ai beni culturali di Agrigento.

Bolla di Papa Alessandro VI Borgia del 1502

Bolla di Papa Alessandro VI Borgia del 1502

Lo studio delle bolle è un esempio dell’applicazione di metodologie scientifiche per l’analisi dei materiali e dei manufatti del patrimonio culturale, disciplina nota come Archeometria, che si è ampliamente sviluppata negli ultimi decenni e in cui l’Università di Catania è fortemente coinvolta grazie anche a progetti scientifici con finanziamenti d’ateneo e anche a valere su bandi competitivi nazionali e internazionali.

Scopo principale dell’Archeometria è la caratterizzazione di oggetti di vario genere che sono di interesse per archeologi, curatori museali, collezionisti privati, allo scopo di avere informazioni di vario genere, quali ad esempio la composizione chimica e molecolare, la struttura, le tecniche di realizzazione e l’età.

Questo permette di rispondere a vari quesiti, come l’autenticità, la provenienza geografica, l’attribuzione ad un autore, la presenza di interventi successivi alla realizzazione, nonché di predisporre le opportune modalità di conservazione e le adeguate eventuali operazioni di restauro.

Le domande sulle bolle riguardano la composizione chimica degli inchiostri, la presenza di eventuali fenomeni di degrado, quali la corrosione della pergamena dovuta all’acidità dell’inchiostro stesso, la diffusione di quest’ultimo all’esterno della traccia scritta o l’ossidazione del piombo usato per il sigillo papale.

Bolla di Papa paolo III del 1540

Bolla di Papa paolo III del 1540

Le metodologie IBA, tecniche non invasive che fanno uso di un acceleratore di particelle, strumentazione caratteristica della fisica nucleare, contribuiscono a rispondere a tali domande senza dover prelevare alcun campione dai manufatti, fornendo con estrema precisione geometrica un’analisi puntuale della composizione chimica.

Le misure realizzate si inseriscono in uno studio multimetodologico, condotto in collaborazione con il gruppo della prof.ssa Sabrina Grassini, del Politecnico di Torino, che ha svolto le indagini di imaging multispettrale, propedeutiche alle analisi con fasci ionici, e con il gruppo della prof.ssa Paola Fermo, dell’Università Statale di Milano, che effettuerà alcune analisi chimiche complementari.

Come ogni studio archeometrico il fine ultimo è quello di ottenere quante più informazioni accessibili con l’utilizzo unicamente di tecniche non invasive, dato il valore degli oggetti in studio, ma anche di mettere a sistema le competenze tipiche di varie aree per la messa a punto di procedure e buone prassi utili non solo per la diagnostica ma anche per la conservazione preventiva e la fruizione dei Beni Culturali.

Dispositivo di analisi con fasci ionici estratti in aria

Dispositivo di analisi con fasci ionici estratti in aria

In tale contesto la trasferta parigina ha permesso di svolgere parallelamente attività del Progetto Pnrr Changes - Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustainable Society, dedicato proprio allo studio dei beni culturali e allo sviluppo delle relative metodologie di analisi.

Le docenti Anna Gueli e Paola Fermo, insieme al collega Carlo Trigona del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica dell’ateneo catanese, coinvolti in attività finalizzate al monitoraggio microclimatico, hanno potuto applicare le procedure messe a punto per la misura delle condizioni ambientali con nodi sensoriali ibridi autonomi per la misura di parametri fisici, durante l’intera permanenza delle bolle nei locali del laboratorio parigino.

Sempre nell’ambito del progetto Changes, il prof. Giuseppe Politi è responsabile del finanziamento finalizzato alla realizzazione di un punto di misura dedicato ai beni culturali presso l’acceleratore Singletron del Dipartimento di Fisica e Astronomia.

In foto a sinistra un particolare di una parte scritta della bolla, confrontata con la distribuzione della presenza del ferro, indicata dai punti di colore azzurro, misurata con i metodi IBA (a destra nella foto). Si nota come l’inchiostro sia ricco di tale elemento che, inoltre, non si diffonde fuori dalla traccia

In foto a sinistra un particolare di una parte scritta della bolla, confrontata con la distribuzione della presenza del ferro, indicata dai punti di colore azzurro, misurata con i metodi IBA (a destra nella foto). Si nota come l’inchiostro sia ricco di tale elemento che, inoltre, non si diffonde fuori dalla traccia

Tale macchina, operativa al Laboratorio di Fasci Ionici, di cui è responsabile il prof. Salvatore Mirabella, applica, infatti, già tali metodologie sottovuoto per studi di struttura della materia, ma non dispone di un punto misura in aria fruibile per gli oggetti di interesse per il patrimonio.

Una volta attiva, tale postazione sarà la terza presente in Italia, e potrà operare su oggetti di provenienza locale, regionale e nazionale.

Nel campo dei beni culturali è altresì fondamentale che il colore nelle immagini acquisite sia fedele a quello delle opere, soprattutto per la loro fruizione attraverso stampe e la generazione di contenuti multimediali per la pubblicazione su social, siti web, ivi incluse le visite virtuali.

La documentazione fotografica delle bolle, nelle varie fasi dello studio diagnostico al laboratorio Aglae, è stata realizzata utilizzando una Macbeth Chart.

Ciò consentirà di verificare la procedura di ottimizzazione della resa cromatica, obiettivo principale del progetto interdipartimentale CLEAR, CoLor rEndering Accuracy in cultuRal heritage, finanziato nell’ambito della Linea 2 del Progetto Pia.ce.ri dell’Università di Catania, il cui responsabile è il prof. Filippo Stanco del Dipartimento di Matematica e Informatica.

In foto da sinistra Giuseppe Politi, Anna Gueli, Paola Fermo e Carlo Trigona

In foto da sinistra Giuseppe Politi, Anna Gueli, Paola Fermo e Carlo Trigona