L’astrofisica tra quotidianità e vita nello spazio

Grande partecipazione per la Lectio Gioenia del presidente dell’Inaf Marco Tavani alla Scuola Superiore di Catania

Marielena Greco
Da sinistra Daniele Condorelli, Francesco Priolo, Marco Tavani, Daniele Malfitana e Valerio Pirronello (foto di Patrizia Strano)
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo (foto di Patrizia Strano)
Un momento dell'incontro (foto di Marielena Greco)
Un momento dell'intervento di Marco Tavani (foto di Marielena Greco)

Ai più appare distante “anni luce”, ma nei fatti l’astrofisica è più vicina che mai a noi anche nei piccoli gesti quotidiani.

E proprio su quel farsi riconoscere anche dal grande pubblico, sul non restare confinata in una dimensione di nicchia, mostrando, invece, una nuova spinta dell’astrofisica al mondo esterno e al tempo stesso rilevando, nonostante la sua complessità teorica, una forte attinenza e vicinanza  alla vita quotidiana di tutti è intervento Marco Tavani, docente e ricercatore nel campo dell’astrofisica delle alte energie al Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma Tor Vergata e attuale presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Una lectio – dal titolo Le sfide dell’Astrofisica – organizzata dall’Accademia Gioenia in collaborazione con la Scuola Superiore di Catania che ha permesso a Marco Tavani di toccare i punti nevralgici di questa disciplina. 

«Del resto è singolare che oggi il nostro smartphone utilizzi i satelliti Gps per mantenere sincronizzati gli orologi grazie agli effetti della gravità – ha sottolineato l’accademico dei Lincei in apertura della lectio all’Odeion “Fiorenza Bonfiglio” nello spazio aperto della scuola d’eccellenza d’ateneo –. La gravità è parte della teoria della relatività generale, la stessa che noi utilizziamo per studiare i buchi neri da lontano. Quindi direi che l’astrofisica più vicina di così alla vita di tutti i giorni, non si può». 

Ma non è sufficiente il riconoscimento della vicinanza alla realtà. 

L’obiettivo, evidenziato dall’ospite, è anche il superamento di quest’unico ruolo accertato dalla società di determinazione del tempo e della localizzazione terrestre. Spinto da tale motivazione Tavani, nel corso del suo intervento, ha proposto un rapido excursus (anche con accenni filosofici al Timeo di Platone) sulle più recenti scoperte e innovazioni tecnologiche in campo astrofisico, sottolineando quanto «l’astrofisica in realtà si sia evoluta rapidamente nei quattrocento anni che ci separano dal cannocchiale di Galileo e che approderanno, tra circa dieci anni, all’Extremely Large Telescope». 

Un momento della lectio di Marco Tavani (foto di Patrizia Strano)

Un momento della lectio di Marco Tavani (foto di Patrizia Strano)

L’Extremely Large Telescope sarà un telescopio di trentanove metri di diametro, il più grande esistente al mondo, che proprio l’Europa sta costruendo in Cile grazie all’importante collaborazione di un team italiano. 

«Un’impresa grandiosa, in cui noi abbiamo la responsabilità di alcuni strumenti molto importanti, ma soprattutto sarà l’occasione, altrettanto grandiosa, di poter fare tra dieci anni degli studi veramente fantastici che ci permetteranno di risolvere delle grandi sfide» ha spiegato Tavani che nel 2012 ha ricevuto il Premio Bruno Rossi dell’American Astronomical Society per la scoperta di emissione gamma variabile dalla Nebulosa del Granchio.

Tra le frontiere dell’astrofisica e dell’astronomia odierna il docente romano – che nel suo percorso ha svolto attività di ricerca e insegnamento in diverse università americane negli anni ’90 come la University of California, Princeton University, Columbia University – ha ricordato lo studio del nostro sistema solare, il funzionamento delle stelle, la cosmologia, lo studio della materia oscura e dell’energia oscura, ma anche un argomento su cui si fantastica da anni: la ricerca della vita su altri pianeti

«Ultimamente è fondamentale lo studio degli esopianeti, ovvero dei pianeti extrasolari» ha aggiunto Tavani che dal 1998 è principal investigator della missione spaziale Agile dell’Agenzia Spaziale Italiana, missione italiana dedicata all’astrofisica dei raggi gamma il cui satellite, lanciato in orbita nel 2007, è attualmente pienamente operativo con molte scoperte fondamentali ottenute.

E proprio sulle missioni in orbita, guidate da alcuni satelliti, Tavani ha evidenziato «il futuro lancio di Plato che vede un forte coinvolgimento del gruppo dell’Inaf di Catania, mirato allo studio di caratterizzazione di condizioni di abitabilità». 

Un tema di ricerca molto importante che si basa sulla registrazione dello spettro degli elementi presenti in un’atmosfera come l’acqua, l’anidride carbonica e il metano; gli stessi elementi presenti nello spettro della Terra e in cui il nuovo telescopio ELT giocherà un ruolo centrale «permettendo sicuramente di saperne di più».

La video intervista a Marco Tavani (credits: Marielena Greco e Elisabetta Maria Teresa Santonocito)

In astrofisica l’Italia ha oggi «un ruolo intermedio tra i grandi colossi – ha aggiunto – grazie anche ad una forte collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con il Cnr e addirittura anche con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Pertanto, oggi si può parlare di una scienza multidisciplinare, non più standardizzata come prima».

A tal proposito Tavani ha sottolineato come l’Inaf, nonostante sia nato solo nel 1999, «abbia già ben sedici sedi in tutta l’Italia e qualche migliaio di ricercatori e ricercatrici molto collegati con le università e gli altri enti di ricerca».

«Oltre a quelle sparse nel mondo tra Australia, Sudafrica, le Canarie – ha aggiunto –  in Italia abbiamo tre installazioni di radio antenne vicino Bologna, in Sardegna e anche in Sicilia, a Noto. Credo di poter affermare che siamo l’unico paese europeo che abbia tre istallazioni a circa mille chilometri l’una dall’altra che permette loro di lavorare insieme. È un particolare estremamente interessante». 

L’Italia ha quindi un grande potenziale, o almeno potrebbe averlo se si investisse di più nella ricerca almeno quanto gli altri paesi europei. 

«È fondamentale che anche il nostro paese abbia delle missioni spaziali proprie, ma investiamo lo 0,5-0,6% del Pil in ricerca pubblica, mentre gli altri Paesi europei, certamente con un Pil più alto, investono il doppio e a volte il triplo – ha evidenziato –. Adesso grazie ai finanziamenti del Pnrr si è registrata una crescita degli investimenti, ma il punto è mantenerla stabile e possibilmente portarla allo 0,7%. Sarebbe già molto positivo, anche se non è semplice». 

Una serata che ha fornito un rapido, ma illuminato affresco su un campo di ricerca in continua crescita che non smetterà mai di stupire e allargare il nostro sguardo su mondi ancora inesplorati. 

In apertura della lectio, introdotta e moderata da Grazia Umana, dirigente di ricerca dell’Inaf Catania, sono intervenuti il rettore Francesco Priolo e il presidente della Scuola Superiore di Catania Daniele Malfitana insieme con il presidente dell’Accademia Gioenia Daniele Condorelli e la direttrice del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’ateneo catanese Maria Grazia Grimaldi.

L’Accademia Gioenia e le sue lectio

La tradizione della Lectio Gioenia nasce nel 2015 da un’idea congiunta dei docenti Francesco Priolo e Angelo Messina, all’epoca rispettivamente presidenti della Scuola Superiore di Catania e dell’Accademia Gioenia. 

«L’intento era quello di offrire agli studenti della scuola d’eccellenza dell’ateneo catanese, ma anche a tutti i soci dell’Accademia, un seminario estivo con interventi di altissimo livello tenuti da studiosi dei vari campi del sapere – ha spiegato il rettore Francesco Priolo –, un proposito ottemperato negli anni con ospiti del calibro di Piero Angela, Alberto Mantovani e Luca Parmitano e confermato anche in questa occasione con la presenza di Marco Tavani».

Ad illustrare la storia e le attività culturali e scientifiche dell'Accademia Gioenia è stato il presidente Daniele Condorelli nella video intervista di Marielena Greco e Elisabetta Maria Teresa Santonocito