Il modello di gestione sostenibile delle riserve naturali d’ateneo tra formazione, ricerca e terza missione
«L’Università di Catania è stato il primo ateneo in Italia a gestire direttamente aree protette, un primato che al tempo stesso rappresenta un onore e un onere, perché l’obiettivo primario è quello di salvaguardare il bene e al tempo stesso consentirne una fruizione sostenibile. È una responsabilità sociale che Unict ha assunto da oltre 20 anni con un coinvolgimento continuo degli studenti di ogni ordine e grado perché le aree protette sono un patrimonio che appartiene a tutti e noi abbiamo il compito di tutelarlo, salvaguardarlo, valorizzarlo e promuoverlo per le future generazioni».
Con queste parole il rettore Francesco Priolo ha aperto i lavori del convegno dal titolo Sostenibilità e aree protette: il modello di gestione delle riserve naturali dell’Università di Catania, organizzato ieri pomeriggio, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’ateneo, nell'ambito della quinta edizione dell'iniziativa nazionale "Climbing for Climate" promossa dalla Rete RUS e dal Club Alpino Italiano, a cui Unict aderisce con numerose iniziative.
«Il tema della sostenibilità è al centro delle attività di Unict, non a caso abbiamo creato una ‘cabina di regia’ dedicata che sta dando i suoi frutti: oltre alla gestione di sette riserve naturali su 75 e di un’area marina protetta, abbiamo portato la raccolta differenziata in ateneo al 70% e rafforzato notevolmente, con la sinergia di altri enti come Comune, Fce e Amts, la mobilità dei nostri studenti», ha aggiunto.
Un convegno – organizzato dall’Ufficio Riserve e dall’Ufficio Politiche per la sostenibilità dell’Area della Terza missione d’ateneo con il coordinamento del prof. Christian Mulder, delegato all’Ecologia e all’emergenza climatica, e da Agata Basile, referente operativa Unict per la Rete RUS – in cui i rappresentanti delle istituzioni e esperti del settore hanno fatto il punto della situazione e prospettato azioni sinergiche per la tutela e la fruizione sostenibile delle aree protette.
Le aree naturali protette della Sicilia comprendono quattro parchi regionali e 75 riserve naturali regionali a cui si aggiungono il Parco nazionale di Pantelleria e sette aree marine protette, tra cui le Isole Ciclopi di Aci Trezza di competenza del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Un contesto che vede l’Università di Catania protagonista visto che, con diversi decreti regionali, dal 1998 ad oggi, gestisce ben sette riserve naturali: Grotta Monello, Grotta Palombara e Complesso speleologico Villasmundo-S. Alfio nel Siracusano, Isola Lachea ad Aci Trezza, Isola Bella a Taormina, Vallone di Piano della Corte di Agira e Complesso Immacolatelle e Micio Conti a San Gregorio di Catania. A queste si aggiunge – in consorzio con il Comune di Aci Castello – la gestione dell’Area marina protetta Isole Ciclopi, istituita dal ministero dell’Ambiente.
Il rettore Francesco Priolo e il prof. Christian Mulder
La tutela del territorio siciliano
Un tema su cui intervenuta in collegamento Elena Pagana, assessore regionale al Territorio e Ambiente, la quale ha sottolineato «il fondamentale apporto degli atenei e delle associazioni nella gestione delle riserve naturali, che sono aree da fruire in modo sostenibile, e nella redazione del Piano della sostenibilità regionale con la missione di raggiungere gli obiettivi indicati dall’Ue di Agenda 2030 che necessita di una strategia e visione sinergica tra tutte le parti».
«E anche i cittadini devono essere i principali protagonisti di questa missione che anno dopo anno è resa più difficile a causa dei cambiamenti climatici che tra gli effetti ha prodotto l’arrivo di specie aliene come il granchio blu e la formica di fuoco oltre a numerosi incendi che, nonostante le pianificazione delle campagne, hanno distrutto centinaia di ettari del nostro territorio, compreso quello di alcune riserve», ha aggiunto.
Argomenti ripresi da Francesco Picciotto, dirigente Servizio 3 dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente, il quale ha ribadito «come incendi e cambiamenti climatici rappresentano due emergenze per il territorio siciliano».
«I cambiamenti climatici, oltre a favorire gli incendi, oltre 250 attivi contemporaneamente nel Palermitano il 25 e 26 luglio scorsi, produrranno a breve le piogge torrenziali a cui non siamo abituati e che comporteranno un’altra emergenza – ha spiegato -. In Sicilia abbiamo oltre il 20% del territorio sottoposto a tutela grazie alle aree protette da cui dobbiamo partire necessariamente per influenzare anche i cambiamenti climatici. Oggi, purtroppo, soprattutto, tra i giovani, non vi è la concezione e la conoscenza dell’ambiente naturale, si pensa che le città siano i veri ambienti naturali. Dobbiamo potenziare le attività e le iniziative di educazione ambientale e far conoscere ai più giovani le aree protette, autentici laboratori naturali del nostro territorio».
E proprio sulle città è intervenuto Salvo Tomarchio, assessore all’Ambiente del Comune di Catania, che ha sottolineato «le azioni dell’amministrazione nel rendere Catania più green con la piantumazione di 4mila alberi, di cui il 15% già vandalizzato» ponendo l’accento «sul mancato rispetto del cittadino per l’ambiente». «Il prossimo anno piantumeremo altre mille essenze tra il centro e il boschetto della Plaja con l’obiettivo di rendere più ‘verde’ la nostra città e contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici», ha aggiunto.
Salvo Tomarchio, Christian Mulder, Francesco Priolo e Rosanna Branciforte
Le riserve naturali gestite da Unict
«L’ateneo catanese su questo tema è stato un precursore perché, ben prima della legge regionale del 1981 sulla istituzione di parchi e riserve, già lavorava sulla tutela del patrimonio naturalistico siciliano grazie soprattutto al prof. Marcello La Greca e poi dei docenti Angelo Messina, Emilia Poli, Pietro Alicata e Ernesto Dario Sanfilippo che hanno contribuito, dal punto di vista scientifico, alla nascita del Parco dell’Etna, mentre il prof. Mario Libertini è stato il ‘creatore’ delle normative ambientali regionali su cui poggia anche la legge quadro nazionale», ha detto Paolo La Greca, docente di Urbanistica dell’ateneo catanese e vicesindaco del Comune di Catania.
«Il tutto ha prodotto un grande entusiasmo e la nascita a fine anni ’90 del centro di ricerca Cutgana a cui vennero affidate diverse riserve naturali regionali ponendo l’ateneo, unico in Italia, al pari degli altri enti gestori come province e associazioni. È estremamente importante che ancora oggi l’Università di Catania, grazie all’Area della Terza missione, continui questa missione della gestione e valorizzazione delle aree protette in modo sostenibile grazie anche alle attività formative e la ricerca scientifica», ha aggiunto.
Proprio sulle azioni finalizzate alla gestione delle aree protette e alla sostenibilità d’ateneo è intervenuta Rosanna Branciforte, dirigente dell’Area della Terza missione di Unict. «Didattica, ricerca e trasferimento delle conoscenze sul territorio trovano nella gestione delle aree protette da parte dell’ateneo un terreno fertile grazie al lavoro costante nel tempo di esperti del settore e alle numerose iniziative, anche di educazione ambientale, che rendono le riserve naturali gestite da Unict il fiore all’occhiello della Regione in questo campo – ha spiegato -. L’Università di Catania crede fortemente nella gestione delle aree protette e continuerà ad operare in questo ambito favorendo lo sviluppo sostenibile del territorio».
Gestione delle riserve dell'ateneo che, come ha spiegato Elena Amore, direttrice della Riserva naturale integrale Complesso speleologico Villasmundo-S. Alfio di Melilli, è particolarmente complessa e prevede, tra le altre, «attività di monitoraggio, messa in sicurezza, rilascio di pareri, educazione ambientale, realizzazione di sentieri naturalistici, ricerca e contenimento di specie aliene». E proprio sulle attività di monitoraggio e ricerca Elena Amore ha evidenziato la scoperta, negli anni scorsi, nella riserva “Villasmundo” di due insetti troglobi: il Plusiocampa (Plusiocampa) tinoamorei Sendra & Nicolosi e il Tychobythinus villasmundi Sabella, Amore & Nicolosi, mentre alla Grotta Monello di Siracusa il Tychobythinus inopinatus Sabella, Costanzo & Nicolosi».
E sulla Riserva naturale integrale Grotta Monello è intervenuto il direttore Salvatore Costanzo che ha evidenziato i risultati del “modello di gestione sostenibile” realizzato nell’area protetta siracusana «grazie ad analisi ambientali con l’utilizzo di stazioni di monitoraggio e alla ricerca biospeleologica relativa alla fauna guanobia endemica della grotta». «Attività indispensabili per valutare la ‘capacità di carico’ della Grotta Monello che, in cinque anni, per un totale di 2500 visitatori, ha permesso di analizzare, valutare e comprendere meglio il turismo sostenibile in ipogeo», ha aggiunto.
Emilia Musumeci, Christian Mulder e Paolo La Greca
La gestione delle aree protette tra sostenibilità, tutela e educazione ambientale
«Il concetto di sostenibilità ambientale è cambiato nel tempo e se da un lato il turismo nelle aree protette rappresenta un importante veicolo di sviluppo socio-economico per il territorio, dall’altro occorre capire la ‘capacità’ sostenibile dello stesso – ha detto Vincenzo Asero, docente di Economia politica dell’ateneo -. Esiste la Carta europea per lo sviluppo turistico nelle aree protette con linee guida per gli enti gestori, ma è ovvio che occorre trovare una strategia che contempli tutte le esigenze economiche con la sostenibilità delle risorse. Il territorio è ricchezza, ma deve essere salvaguardato nel tempo e credo fermamente che Unict abbia tutte le competenze e professionalità per favorire la gestione sostenibile delle aree protette».
Sulla tutela della biodiversità in campo giuridico nazionale e internazionale è intervenuta la prof.ssa Marisa Meli dell’ateneo catanese che ha evidenziato la «particolare attenzione dell’Ue sulla tutela delle aree protette con la Strategia europea per la Biodiversità verso il 2020 ripresa poi dai vari Stati». «Credo che ancora oggi sulle tematiche ambientali, in particolar modo sull’istituzione delle aree protette, ci siano delle resistenze culturali delle popolazioni dei territori in cui insistono anche se, nella nostra stessa Costituzione, con le recenti modifiche, il tema dell’Ambiente è fondamentale».
Emilia Musumeci, responsabile del progetto ScuolAmbiente dell’ateneo catanese, ha illustrato «le numerose attività di educazione ambientale rivolte agli studenti di ogni ordine e grado oltre alla partecipazione a iniziative, come ad esempio la Green Week, finalizzate alla promozione e valorizzazione delle aree protette con visite guidate e attività laboratoriali all’insegna della sostenibilità, del benessere e della condivisione». «Esperienze immersive in equilibrio con la natura per le famiglie, gli studenti e per le comunità», ha aggiunto.
In chiusura Federico Vagliasindi, delegato all’uso sostenibile delle risorse, ha sottolineato che «l’ateneo catanese, grazie alla cabina di regia sulla sostenibilità ambientale, ha avviato diversi progetti e iniziative mirati alla mobilità sostenibile, all’uso sostenibile delle risorse e ai cambiamenti climatici».
«Occorre una maggiore sensibilità verso queste tematiche e l’Università di Catania, già da tempo, riveste un ruolo importante per la protezione dell’ambiente e l’uso del territorio con iniziative nel campo della ricerca, della formazione e dell’educazione del cittadino. Basti pensare alla raccolta differenziata in ateneo che coinvolge tutta la comunità accademica con ottimi risultati, oltre il 70% nelle strutture Unict, e le diverse iniziative per la riduzione dell’uso della plastica e per gli acquisti verdi».