Le ‘grida’ senza rumore di Nunzia Pappalardo

Inaugurata a Palazzo Sangiuliano la ‘personale’ della pittrice catanese, visitabile fino al 13 ottobre

Mariano Campo
Alcune opere in esposizione
Alcune opere in esposizione
Alcune opere in esposizione
Alcune opere in esposizione

Sterpi che trascendono in rovi, sassi che si mutano in scogli, un aspro bianco e nero che si insinua nelle opere, vedute sull’Etna e sull’azzurro mare siciliano, quasi a interrompere un idillio visivo, armonico e familiare, indotto dai tratti naif e dai soggetti quasi oleografici, prevalentemente immersi nell’azzurro.

Regalano un immediato contrasto i quadri di Nunzia Pappalardo, pittrice catanese formatasi all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di Belle Arti, oggi insegnante di Arte e immagine alla scuola secondaria di primo grado "Quirino Maiorana" di Catania. Un ‘dissidio’ tangibile che potrà essere colto e ammirato nella ‘personale’ dal titolo Atmosfere siciliane inaugurata lunedì pomeriggio nello spazio espositivo di Palazzo Sangiuliano, antico edificio patrizio prospiciente la piazza Università. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 13 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19.

«Nei suoi tratti, c’è una quiete che nasconde domande inquiete, un silenzio che fa trasparire grida – ha osservato Chiara Crifò, docente di Lettere, introducendo la mostra, subito dopo il taglio del nastro -. I rovi talvolta sublimano in primaverili siepi o umide felci, richiamando inevitabilmente, ad esempio, alcune delle immagini scandite dai versi di Antonia Pozzi, una poetessa lombarda degli inizi del ‘900»: ‘Triste orto abbandonato l’anima si cinge di selvagge siepi / morire è questo ricoprirsi di rovi nati in noi’, recitava la sua celebre lirica ‘Naufraghi’.

Alcune opere in esposizione

Alcune opere in esposizione

«Il Sistema museale d’Ateneo ha accolto con piacere la proposta dell’artista – ha spiegato la professoressa Germana Barone, delegata del rettore al Simua -. Nell’ottica della cosiddetta Terza missione dell’Università, è nostro compito dialogare con il territorio, con enti associazioni e fondazioni, aprirci ai cittadini e alle migliaia di turisti e visitatori che affollano la piazza dell’Università, dove tra l’altro sorge il Museo dei Saperi e delle Mirabilia, collegato a questo spazio espositivo, allestendo offerte culturali che abbinano l’antico e il moderno, il remoto e il contemporaneo, come in questa occasione».

«Il punto di partenza della mia riflessione artistica – riconosce Nunzia Pappalardo, che alterna le varie tecniche e gli stessi materiali - è la natura e le forze che essa sprigiona: il soggetto osservato diventa soltanto un pretesto per esplorare al di là nell’intimo. L’obiettivo finale – aggiunge - è quello di spiazzare l’osservatore, il quale è attratto inizialmente dal colore, per essere conquistato dal groviglio in bianco e nero in cui si immerge». «Un groviglio che è l’alter ego di un travaglio – ha concluso Crifò -, e che ci accompagna all’ascolto di un messaggio apparentemente semplice, che rivela una celata richiesta d’attenzione, un ‘grido senza rumore’, un ‘dire senza usare le parole’ che è proprio delle arti».

da sinistra Germana Barone, Nunzia Pappalardo, Chiara Crifò

In foto da sinistra Germana Barone, Nunzia Pappalardo, Chiara Crifò