Le nostre vite a contatto nel corto “La forza di un abbraccio” e nel film “The Place”

La ricerca di sé in rapporto agli altri nel terzo appuntamento della rassegna cinematografica CineCut aperta al pubblico e curata dagli studenti Unict

Costanza Maugeri

Serata ricca di confronti vivaci sulle relazioni umane per il pubblico del Cine CUT durante il terzo appuntamento della rassegna, dopo la visione di The Place di Paolo Genovese (2017) e la proiezione del cortometraggio La forza di un abbraccio della studentessa Federica Costanzo. 

Al dibattito finale ha partecipato Concetta Pirrone, docente di Psicologia al Dipartimento di Scienza della Formazione.

Il cortometraggio “La forza di un abbraccio”

«La forza di un abbraccio è stato girato prima della pandemia da Covid-19 – ha dichiarato Federica Costanzo, la studentessa che ha realizzato il corto – quando ancora non avevamo la consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto. Ha così assunto un significato ancora più forte durante la stessa, quando gli abbracci ci erano negati».

L’opera realizzata da Federica Costanzo è priva di voci perché, come ha affermato la studentessa, è centrale l’essenzialità dei gesti. Dopo una giornata colma di emozioni negative, la protagonista, la stessa autrice del corto, chiama un amico che le dona un abbraccio. Quel gesto, enfatizzato dal filmato, ha il potere di farle cambiare l’espressione del viso. 

Il cortometraggio, attraverso inquadrature strette sul volto della protagonista e l’enfasi sullo scambio fisico finale dei due amici, è il simbolo universale di una relazione umana amicale senza tempo, spogliando la vita del superfluo per darci la possibilità di riflettere sulle nostre emozioni.

la forza di un abbraccio

Un frame del cortometraggio

“The Place” di Paolo Genovese

La proiezione del cortometraggio è stata seguita  dal film The Place di Paolo Genovese, produzione cinematografica del 2017, adattamento della serie televisiva statunitense The Booth at the End che ha nel cast alcune fra le personalità attoriali più note del panorama italiano: spiccano soprattutto Marco Giallini, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo.

Il film ha un sistema corale di protagonisti, otto personaggi che entrano tutti in un ristorante, intitolato The Place, ciascuno con un desiderio da realizzare: dal più frivolo, come voler diventare più belli o avere un rapporto sessuale con una modella, ad alcuni più impegnativi, salvare la vita del figlio malato di tumore o voler riacquisire la vista. 

Gli otto protagonisti si siedono però di fronte a un’identità misteriosa, che ha il potere di realizzare i loro desideri. Ma c’è un prezzo da pagare: l’uomo, ignoto, apre di volta in volta un grande libro, scegliendo (o forse no) la missione da far compiere ai protagonisti per ottenere ciò a cui auspicano.

Si tratta di sfide difficili, spesso brutali, che mettono in gioco il libero arbitrio umano. Le otto persone, infatti, non sono obbligate a portare a termine il loro compito, ma gli eventi prendono spesso una piega differente oppure un dettaglio imprevisto cambia tutto. Accade, quindi come nella vita, che anche involontariamente i desideri si avverano.

un frame di The Place

Un frame di The Place

Durante il dibattito finale avvenuto al Cine CUT, l’identità dell’uomo misterioso è stato il primo nodo al centro della discussione. La professoressa Concetta Pirrone ha affermato di essersi più volte chiesta durante la proiezione del film chi fosse quell’identità: un Dio, un demonio, una sorta di psicanalista? «In realtà sono giunta alla conclusione che si tratti della vita stessa e il libro in cui l’entità scrive è il percorso che essa ti obbliga ad intraprendere».

L’aspetto più interessante per il pubblico che emerge in maniera violenta dalla visione è la contrapposizione tra l’attitudinecaratteriale delle otto persone e quella del personaggio misterioso. Per la prof.ssa Pirrone «Mentre buona parte dei personaggi è costretta ad aprire un vaso di Pandora e confrontarsi con tutto ciò che viene fuori, con le proprie emozioni, con i propri sensi di colpa, lui rimane sempre così asettico, privo di sentimenti».

The Place però è un film stratificato che si presta a tante altre interpretazioni, emerse fra il pubblico, come la libertà individuale e il peso della responsabilità che accompagnano l’opera dalla prima all’ultima scena. Gli otto esseri umani entrano, forse, nel “Posto” (come nella vita) sicuri di trovar qualcuno a cui delegare le proprie scelte e si ritrovano davanti il loro riflesso, la loro coscienza che li ascolta, parla loro, mettendoli di fronte a un crocevia.

Una studentessa ha rintracciato il momento centrale del film nelle scene in cui, dopo una reazione istintiva della maggior parte dei personaggi, vi è una riflessione da parte dei protagonisti sul significato delle loro azioni legato, indissolubilmente, all’idea che hanno di loro stessi; anche se questa intensa e profonda riflessione dei personaggi è minata in buona parte costantemente dall’istinto e dagli impulsi desideranti. Gli otto protagonisti “entrano in contatto”, quindi, come nel corto La forza di un abbraccio con le loro sfumature più buie, le loro paure, la loro umanità, la loro brutalità

Un momento del dibattito

Un momento del dibattito

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