Le radici svelate

Fino al 31 dicembre saranno protagoniste di una mostra collettiva all’Orto Botanico di Catania, in collaborazione con l’associazione culturale Dioniso nella Botte

Allegra Francesca Hardt
"Metamorfosi della coesistenza" di Salvatore Pulvirenti, opera vincitrice del concorso artistico
"Luci del sottosuolo", opera di Alice Ricci
Una delle quattro installazioni di "erbario primordiale" di Davide Saba
"Genesi" di Francesco Cornacchia. Installazione all'interno del tepidarium

«Radici nasce dalla volontà di creare un incontro tra il mondo scientifico e quello artistico». A dirlo è Chiara Mascardi, curatrice della mostra che nei giorni scorsi è stata inaugurata negli spazi dell’Orto Botanico dell’Università di Catania, grazie alla collaborazione con l’associazione Culturale Dioniso nella Botte.

Inserita nel progetto In Studiis Artistarum, la mostra Radici vuole far incontrare due mondi apparentemente distanti tra loro, quello scientifico e quello artistico. «Nei musei e nei teatri anatomici, nelle specole, nei luoghi che custodiscono collezioni geologiche e naturali, si incontra qualche turista, ma i cittadini autoctoni talvolta ignorano l'esistenza di questi posti», racconta Chiara Mascardi. 

Volevamo riportare l'attenzione su di essi, parte integrante del vissuto urbano e della sua storia. La connessione arte-scienza si basa su temi che emergono dal patrimonio conservato, ispirando gli artisti e spingendoli a nuove ricerche e nuove sperimentazioni sui materiali». «Quello che ci interessa – continua la dottoressa – non è solo creare una mostra esteticamente bella, ma un progetto, un percorso che spinga lo spettatore a riflettere e interrogarsi sui soggetti proposti».

Dopo essersi confrontati con spazi espositivi della città di Bologna, per la prima volta la mostra supera i confini della città ed approda a Catania con uno sguardo volto alla parte più nascosta delle piante: le radici.

Il titolo Radici è stato scelto in quanto, come spiega la curatrice, «spalanca infinite possibilità di interpretazione ma allo stesso tempo chiama in causa il vissuto personale di ognuno, e non solo. In Sicilia il tema delle radici ha un valore storico importante, per la varietà dei popoli che sono passati su queste terre e si sono insediati, lasciando tracce, integrandosi e scontrandosi tra loro».

Un momento della presentazione della mostra Radici

Un momento della presentazione dell'opera di Francesco Cornacchia durante l'inaugurazione

Durante la presentazione dell’evento, avvenuta il 20 ottobre, il responsabile scientifico dell’Orto Botanico Gian Pietro Giusso del Galdo ha, inoltre, sottolineato che «la mostra ha come protagonista una parte della pianta che spesso viene ignorata, perché poco visibile».

Citando Democrito ha ricordato che «gli alberi possono essere paragonati a uomini capovolti, con la testa infissa nel suolo e i piedi in aria», cioè che, come per noi è la mente il fulcro di tutto, per le piane lo è la radice.

Ogni artista ha declinato il tema secondo una visione del tutto personale, portando a Catania opere tra loro diverse, ma dense di significato.

Francesco Cornacchia, nato «nella bizantina Ravenna», affonda le proprie radici nell’arte bizantina e nelle icone medievali. Unendo le suggestioni date da quest’arte alle figure mostruose di Ulisse Androvandi, dà vita ad opere popolate da antiche divinità, esseri surreali e metafisici.

L’opera dal titolo Genesi, custodita nel tepidarium e circondata da piante dalle origini lontane, sembra dialogare con l’umidità del luogo e l’osservatore ha l’impressione che, da un momento all’altro, i personaggi rappresentati da Francesco possano prendere vita e nascondersi tra gli alberi. 

È così potrà sembrare di vedere nuotare nella fontana centrale l’essere per metà uomo e per metà pesce accanto ad un loto appena sbocciato con gambe che diventano radici, veder svolazzare un uccello con il corpo da umano e strisciare due serpenti che, incontrandosi e sovrapponendosi, ricreano l’elica del Dna, essenza della vita stessa.

Un momento della presentazione della mostra Radici

Da sinistra Chiara Mascardi, Salvatore Pulvirenti, Giuseppe Siracusa, Gian Pietro Giusso del Galdo

Isabella Deligia sembra, invece, sfidare i visitatori a trovare le sue opere nascoste e mimetizzate tra le piante dell’orto. Le radici che usa sono in effetti le sue: provengono dagli alberi del suo giardino tra le montagne di Tarvisio; «quando Chiara mi ha parlato di questo progetto, ho capito che era arrivato il momento giusto per loro», racconta Isabella.

Impreziositi con la tecnica del mosaico, riprendono la natura umana: Principio e fine rappresenta il sistema circolatorio in quanto, come per noi l’inizio e la fine della nostra vita dipendono dal battito del cuore, per le piante dipendono dallo scorrere della linfa. Connessioni neuronali, grazie al movimento della luce che si riflette sugli specchi, vuole trasmettere l’idea del movimento dei neuroni. 

L’ultima opera, Come natura crea intuizione ha subito ricordato ad Isabella una croce e per questo ha realizzato in mosaico un Cristo stilizzato.

Davide Saba incastona il suo Erbario Primordiale nelle nicchie del portico. Nelle quattro opere esposte immagina piante estinte o non ancora scoperte e si affida ad una tecnica che non aveva ancora sperimentato: su supporto in plexiglas usa dei colori ad acqua per le chiome e l’impronta di lacci intrisi di china per le radici. Il risultato finale si mostra solo dopo molte ore di asciugatura, permettendo a Davide di rimanere stupito dalle sue stesse creazioni.

Alice Ricci si può definire la più tecnologica del gruppo: partendo da scansioni di soggetti reali Luci del sottosuolo sfrutta la casualità della trasformazione digitale per creare delle immagini vaghe che si traducono comunque in immagini pittoriche.

Un momento della presentazione della mostra Radici

"Come natura crea Intuizione", installazione di Isabella Deligia

Luisa Denti fin dal 2014, cioè dalla prima esposizione della serie ha sviluppato un progetto dal titolo Anatomia del sentimento cui Cuore di Rapa qui in mostra fa parte. Il cuore, per Luisa, non c’entra con i sentimenti, anzi è rappresentato come uno stupido che ci imbriglia in relazioni sbagliate: la protagonista dei suoi scatti taglia il suo cuore-rapa, facendosi del male e solo alla fine, con fatica, cerca di ricomporlo, di guarire.

A completamento della mostra, è possibile visitare gli spazi interni dell’Orto botanico che ospitano le opere finaliste del concorso artistico indetto dall’Associazione Dioniso nella Botte. Tra queste, la più votata è stata Metamorfosi della coesistenza di Salvatore Pulvirenti. Il suo lavoro, spiega, vuole rappresentare l’unità tra l’uomo e la natura. L’immagine diventerà la copertina dell’Ebook che contiene i racconti vincitori del concorso letterario.

Sempre nella sala interna, è inoltre possibile vedere dei lavori dell’artista, fotografo e scultore, Argusianus. L’opera principale, dal titolo Tra-pianto, si riferisce al trapiantarsi dei migranti in una terra, la nostra, per loro nuova. Il percorso dei migranti è rappresentato da uova, simbolo di nascita. 

Il primo uovo è realizzato con i vestiti che l’artista ha raccolto lungo le spiagge, ricordo del travagliato viaggio dei migranti per raggiungere le nostre coste; il secondo è ricavato da una rete, simbolo dello scontro delle due culture troppo diverse che si trasforma in una gabbia. L’ultimo uovo rappresenta la deframmentazione dell’esistenza di questi viaggiatori. L’opera è coperta da una sottile rete simbolo dell’illusione del viaggio.

Attraverso questi eventi, la speranza è quindi quella di avvicinare un pubblico sempre più ampio alla scoperta delle proprie radici e dell’Orto botanico, sempre pronto ad accogliere, come sottolinea il Dottor Siracusa, nuove iniziative e visitatori.

Un momento della presentazione della mostra Radici

Un momento della presentazione dell'installazione "il Cuore è una Rapa" di Luisa Denti

La mostra sarà visitabile, fino al 31 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 e il sabato, solo lo spazio esterno, dalle 9 alle 14