Nell'Auditorium "Giancarlo De Carlo" del Monastero dei Benedettini l’omaggio al fondatore della Facoltà di Lingue e Letterature straniere in occasione del suo ottantesimo compleanno
Un’atmosfera di festa con tanto di pacche sulle spalle, abbracci e sorrisi, di colleghi e amici, alcuni giunti anche da lontano, che si sono ritrovati nell’Auditorium “Giancarlo De Carlo” del Monastero dei Benedettini per rendere omaggio alla carriera e alla persona di Antonio Pioletti, docente emerito di Filologia romanza dell’Università di Catania, già preside e fondatore della Facoltà di Lingue e Letterature straniere, in occasione del suo ottantesimo compleanno.
Proprio in chiusura della “festa”, è stato proprio il prof. Pioletti a prendere la parola per tutti i presenti. «Diversi colleghi sono intervenuti a parlare del nostro lavoro, e il punto è proprio questo: che si è trattato di un lavoro collettivo – ha tenuto a precisare -. Non importa chi ha avuto un’idea o chi ne ha avuta un’altra, è stato e mi auguro che continuerà ad essere, un lavoro condiviso. Perché è questo che fa la differenza, che ci sia continuità».
E con la sua solita sensibilità verso l’attualità, Pioletti ha offerto una riflessione sul ruolo dell’università in un mondo attraversato da tensioni e conflitti. «Viviamo tempi certamente molto brutti. Mi auguro che il rapporto con le studentesse e gli studenti, nel nostro dipartimento come negli altri, sia sempre più solido proprio per evitare ciò che stiamo vivendo oggi con guerre nel cuore dell’Europa e in Medioriente».
Nel ripercorrere la carriera ha anche evidenziato la lunga esperienza dei convegni dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, nati per promuovere il dialogo tra i popoli: «Organizzavamo ogni anno un convegno a Reggio Calabria in cui con i colleghi degli atenei di Catania, Messina e Palermo e anche con la Fondazione Universitaria Italo-Libica si discuteva di questo tema. Non dimenticherò mai quando andai a visitare un’università in Libia, il viso delle studentesse e degli studenti libici che ci guardavano con le lacrime agli occhi come se noi fossimo chissà chi. Bisogna trasmettere questo amore per la pace, per la collaborazione tra i popoli. L’università ha un ruolo fondamentale da svolgere».

Un momento dell'intervento del prof. Antonio Pioletti. Al suo fianco Roberto Antonelli e Attilio Scuderi
In apertura era stato il rettore Enrico Foti a ricordare la lunga attività scientifica e culturale del festeggiato. «Antonio Pioletti è stato direttore di importanti collane editoriali, tra cui quella dedicata al Romanzo Orientale, e promotore di un ciclo di seminari di grande valore sul mondo islamico – ha detto il prof. Enrico Foti -. Ha inoltre assunto incarichi di rilievo all’interno dell’ateneo di Catania, in qualità di prorettore e più volte di delegato con diverse governance. Ha ricoperto un doppio mandato alla presidenza della Società Italiana di Filologia Romanza. Nel 2023 gli è stato conferito il prestigioso Premio “Tartufari” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. È sempre stato un intellettuale impegnato, infatti ha incarnato il modello di docente, di cittadino attivo e attento ai temi sociali, culturali e civili. È stato ideatore di laboratori antimafia e promotore di una cultura dell’etica, della responsabilità e dell’inclusione. Davvero la sua parola è sempre stata unita al dialogo e al rispetto dell’altro.
L’attuale rettore ha sottolineato l’importanza di Pioletti per la comunità accademica catanese: «Chiaramente Antonio Pioletti ha rappresentato un punto di riferimento per l’Università di Catania, contribuendo alla sua crescita e al suo prestigio» evidenziando in particolar modo l’attività per avviare l’allora facoltà di Lingue e letterature straniere. «Credo che questo sia un momento di grande festa per tutti – ha aggiunto -. Grazie Antonio per tutto quello che hai fatto».
A seguire è intervenuta la direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, prof.ssa Marina Paino: «Ho visto il professore emozionato nel vedere così tanti amici venuti qui per festeggiarlo. Credo che sia significativo che, qui davanti a me in platea, siano seduti due past-rettori, Giacomo Pignataro e Francesco Priolo, a testimonianza della lunga storia di Antonio Pioletti dentro il nostro ateneo. Ma lunga è anche la sua storia all’interno del settore di Filologia romanza. Ringrazio il prof. Roberto Antonelli e tutti i colleghi che hanno accettato di essere qui per questa festa».
La prof.ssa Paino ha poi ricordato con emozione i suoi primi incontri con Pioletti. «Oggi è anche una festa che ci facciamo da soli, nel senso che Antonio è, a tutti gli effetti, un pezzo della storia delle nostre facoltà e della vita culturale che ha vissuto all’interno del Monastero dei Benedettini. La Facoltà di Lingue di allora rappresentava una fucina di idee, un mondo giovane, al quale tutti guardavamo con grande entusiasmo e partecipazione».
In foto da sinistra i docenti Marina Paino, Gaetano Lalomia e Enrico Foti
«Quando nacque la Facoltà di Lingue arrivarono per la prima volta le culture e le letterature orientali: araba, cinese, giapponese – ha aggiunto -. Prima di allora avevamo una stranieristica a trazione prevalentemente occidentale, basata sulle lingue europee. Fu lì che cominciò davvero il confronto con l’altro, con le culture lontane dalla nostra. E devo dire che negli anni questa tradizione è cresciuta: oggi abbiamo un gruppo orientalistico che non ha nulla da invidiare ad altre grandi realtà come l’Orientale di Napoli o Ca’ Foscari di Venezia. Abbiamo un’arabistica veramente numerosa, una iamatologia che è cresciuta tantissimo nelle due sedi, e stiamo facendo anche dei passi di crescita anche nel cinese in cui abbiamo da poco un nuovo ricercatore».
«Al di là di queste scommesse culturali – ha concluso la docente – la lezione di Antonio Pioletti per tutti noi è legata all’idea di un’università che sia anche impegno civile. Non è possibile pensare a Pioletti solo come a un filologo romanzo: Antonio ha sempre voluto rappresentare l’idea di un’università militante, impegnata in tutte le battaglie culturali e sociali di questi anni. Quando era in servizio, come oggi da professore emerito, continua ad essere un punto di riferimento e un motore di iniziative. Prima si ricordava il suo impegno nella collana Medioevo romanzo e orientale, ma mi piace ricordare anche il suo contributo alla rivista storica dell’ex Facoltà di Lettere e Filosofia, Le forme e la storia, rivista di fascia A ormai da molti anni. Il professore rappresenta davvero l’anima di tante delle iniziative che si svolgono in questo Dipartimento».
A prendere la parola il professore Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia dei Lincei e amico di lunga data di Antonio Pioletti. «Sono qui per la grande amicizia con Antonio – ha esordito – un’amicizia affettiva, culturale e anche politica. Parlerò di Antonio poeta, ma non parlerò delle sue poesie in concreto. Da più di duemila anni, in occasioni come questa, è previsto l’elogio del celebrato, in cui vengono esaltate oltremisura le qualità del festeggiato. Io mi conformerò al topos per una ragione molto semplice: non esagererò, non esagererò sostenendo che nella filologia romanza c’è un prima e un dopo Antonio. Mi attengo infatti alla pura verità, poiché credo sia un fatto storicamente accertabile nella storia della nostra disciplina».
«Antonio fuoriesce dalla tradizione storicistica, progressiva e unilineare della filologia romanza per intraprendere strade nuove. Con lui, credo, si sia verificato un vero cambiamento di paradigma nella concezione stessa della filologia romanza e della sua funzione: una riflessione che ha saputo affrontare problematiche nuove e tentare di rispondere a domande del tutto originali. Tra queste, una mi pare fondamentale ed esistenziale: a cosa può servire oggi la filologia romanza nella crisi generale dei saperi umanistici? Quale può essere la sua funzione scientifica e politico-culturale?».
Un momento dell'intervento del prof. Roberto Antonelli
Sul lavoro del Romanzo orientale, Antonelli ha affermato che «il nuovo romanzo orientale significa attenzione all’altro: non un altro, ma una parte di noi, l’altro come parte di noi nella storia e nel presente».
«È questo il filo conduttore che lega le sue ricerche e i convegni a lui dedicati, centrati sui temi dell’alterità e dell’identità. È la chiave di lettura fondamentale per comprendere il senso e l’importanza del suo lavoro, oggi più che mai, quando il tema dell’altro e del dialogo tra culture è diventato cruciale. Si tratta di un accesso a una comprensione più ampia dell’Europa, in prospettiva mediterranea ma non solo: medievale e contemporanea, celtica e nordica, bizantina, islamica, orientale», ha aggiunto.
«Forse la prima grande conferma della centralità e dell’attualità di una missione mediorientale dell’Europa è stata testimoniata dall’altissima presenza dei giovani nelle manifestazioni delle scorse settimane e dalle vicende della Flottilla – ha proseguito nel suo intervento -. Anche quell’iniziativa è valsa, simbolicamente, a reagire e a provare a fare qualcosa. Sono sicuro che Antonio mi perdonerà per questa digressione, forse troppo azzardata, ma credo che ciò che rappresenta Medioevo romanzo e orientale, nel profondo, sia proprio questo: una filologia politica, come egli stesso ha più volte auspicato».
Antonelli ha anche richiamato un concetto centrale nella riflessione di Pioletti, quello dell’ora della leggibilità. «Antonio ha legato, in una sua bella formulazione, l’ora della leggibilità a una nuova idea di filologia romanza e, più in generale, al ruolo che le discipline umanistiche possono e devono avere di fronte alla crisi della cultura contemporanea, italiana ed europea», ha detto il prof. Antonelli.
«Il costituirsi delle identità, per Antonio, avviene sempre nel rapporto con l’alterità, con l’altro da sé: un processo complesso e non lineare, mediato da molteplici fattori interni ed esterni, da tensioni permanenti, soggettive e sociali, dagli esiti mai definiti e non riconducibili a un codice universale – ha proseguito -. Sono esattamente gli stessi parametri che hanno guidato le sue ricerche in ambito letterario».
«Abbiamo più che mai bisogno di Antonio presente e attivo – ha detto in chiusura di intervento Antonelli – e abbiamo bisogno di tutte le sue ricerche, come hanno ricordato il magnifico rettore, la direttrice del Dipartimento, i suoi allievi e i suoi amici. Questo evento è una bella risposta e una rassicurazione».
Il prof. Antonio Pioletti
Ben quattro le sessioni di lavoro che si sono tenute presiedute rispettivamente da Arianna Punzi (Università "La Sapienza" di Roma), Maria Serena Sapegno (Università "La Sapienza" di Roma), Felice Rappazzo (già docente di Letteratura italiana contemporanea dell’Università di Catania) e dallo stesso Antonelli.
Ad intervenire i docenti del Dipartimento di Scienze umanistiche di Unict Anita Fabiani (Letteratura spagnola), Gaetano Latomia (Filologia e Linguistica romanza), Andrea Manganaro (Letteratura italiana), Gianna Carbonaro, Mirella Cassarino (Lingua e Letteratura Araba), Luciano Granozzi (già docente di Storia Contemporanea), Eliana Creazzo (Filologia e Linguistica romanza) e Rossana Barcellona (Storia del cristianesimo e delle chiese). Ed, inoltre, Martina Di Febo dell’Università di Macerata.
A conclusione Attilio Scuderi (docente di Critica letteraria e letterature comparate al Disum) ha presentato la collana fondata da Antonio Pioletti e Francesca Rizzo Nervo e diretta dallo stesso Pioletti dal titolo Medioevo romanzo e orientale. Narrare l'ambiente fra Oriente e Occidente/i (Rubbettino, Soveria Mannelli, 2025). L'opera raccoglie gli atti di colloqui, convegni e seminari dedicati allo studio dei rapporti intercorsi fra Occidente e Oriente nell’ambito della produzione letteraria e più in generale culturale. l volume raccoglie i contributi di un comitato scientifico di grande rilievo, tra cui Roberto Antonelli, e la cura degli atti è stata affidata a Caterina Carpinato, Mirella Cassarino, Gaetano Lalomia e Paolo Villani.
Alcuni colleghi presenti alla cerimonia
Il prof. Antonio Pioletti, autore di studi fondamentali sulla letteratura francese medievale, sull’epica e sulla narrativa arturiana, ma anche sulla produzione italiana e spagnola delle origini, ha lasciato un segno profondo non solo negli studi della Filologia Romanza ma anche nella vita culturale dell’Ateneo. Fondatore e preside della Facoltà di Lingue (1999-2005), prorettore e delegato del rettore, presidente per due mandati della Società Italiana di Filologia Romanza, Pioletti è stato insignito nel 2023 del Premio Tartufari dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
La sua figura, come hanno ricordato in molti, incarna quella dell’intellettuale capace di unire il sapere alla responsabilità civile: ideatore del ciclo di seminari “Conoscere il mondo islamico” e promotore dei laboratori antimafia, Pioletti ha sempre concepito l’università come spazio di dialogo e di impegno.
Una tradizione che continua, anche nella dimensione più intima della sua poesia: dalle Poesie dall’Ortigia (1993) alle più recenti Poesie dalle nuvole (2024) e Poesie dai girasoli (2025).