L’esposizione prenatale al cannabidiolo

Ricercatori degli atenei di Catania, Teramo e Chieti-Pescara investigheranno gli effetti grazie ad un progetto Prin

Vincenzo Micale

A causa della crescente legalizzazione e liberalizzazione della cannabis sempre più persone ne faranno uso a scopo terapeutico e anche ricreativo. 

Pertanto l’incidenza dell’esposizione prenatale ai fitocannabinoidi come Thc (Delta-9-tetraidrocannabinolo) o Cbd (Cannabidiolo) potrebbe aumentare nei prossimi anni. 

Sebbene il Cbd sia percepito come sicuro, l’uso dello stesso o di altri cannabinoidi durante la gravidanza e l’allattamento è fortemente scoraggiato dall’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. 

Recentemente il Ministero della Salute italiano ha inserito nel testo unico sugli stupefacenti i prodotti per somministrazione orale a base di Cbd. 

Questo significa che in Italia, il Cannabidiolo potrà essere venduto solo in farmacia previa prescrizione medica. 

Il progetto di ricerca dal titolo Maternal exposure to the non-psychoactive phytocannabinoid cannabidiol: a multidisciplinary and longitudinal approach to assess its impact on maternal behaviour and progeny neurodevelopment - selezionato come Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca - si propone di investigare gli effetti dell’esposizione prenatale al cannabidiolo, uno dei composti noti come cannabinoidi con attività non psicotropa presente nella pianta della cannabis.

Pertanto i risultati di questo progetto aiuteranno a far luce sui rischi per la salute mentale connessi all’uso dei derivati della cannabis, a promuovere un dibattito informato e un controllo normativo più appropriato basato su una corretta etichettatura dei preparati a base di cannabis affinché le donne durante la gravidanza prendano decisioni più consapevoli riguardanti la propria salute e quella del loro bambino basate sulle evidenze scientifiche.

Le informazioni, inoltre, potranno contribuire alla riduzione dei costi sanitari dei pazienti con disturbi psichiatrici associati all’esposizione pre/perinatale ai cannabinoidi.

cannabidiolo

Cannabidiolo

Gli obiettivi del progetto

Il Cannabidiolo è stato approvato di recente per il trattamento della sclerosi multipla e di sindromi epilettiche infantili come la Dravet e pertanto è percepito dall’opinione pubblica come sicuro rispetto al Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ben conosciuto per la sua attività psicotropa sul sistema nervoso centrale.

Nello specifico grazie al progetto saranno approfondite le conseguenze che l’utilizzo di tale sostanza ha in un momento fisiologico di eccezionale importanza come la gravidanza ed il conseguente riflesso sullo sviluppo neurologico della prole. Sarà, inoltre, valutato se l’esposizione prenatale al Cbd durante la gravidanza e l'allattamento prevenga le alterazioni fenotipiche della prole esposta al Thc in utero.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Teramo integrerà i dati comportamentali, raccolti dal gruppo di ricerca dell’ateneo catanese, attraverso la valutazione di alterazioni funzionali ed epigenetiche a carico del sistema endocannabinoide e del sistema dopaminergico. 

Il gruppo di ricerca dell’Università di Chieti-Pescara, invece, valuterà l'impatto dell’esposizione ai cannabinoidi durante la gravidanza sia nell’immediato post partum che in un campione di adolescenti, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, con una nota storia materna di uso di cannabis durante la gravidanza attraverso analisi epigenetiche e valutazioni psicopatologiche. 

Questo approccio di tipo multidisciplinare ci consentirà di aggiungere nuovi tasselli alla definizione del ruolo del sistema endocannabinoide e/o del sistema dopaminergico nello sviluppo cerebrale, di chiarire alcuni dei meccanismi molecolari alla base della transizione ad un disturbo psichiatrico in età adulta in soggetti vulnerabili e di ottimizzare gli approcci terapeutici attuali. 

Gli unici farmaci approvati per il trattamento della schizofrenia e altri disordini del neurosviluppo sono gli antipsicotici, non privi di effetti collaterali gravi e in pochi casi davvero efficaci. La prevenzione operata da molecole che normalizzano l’alterazione del sistema endocannabinoide potrebbe rappresentare pertanto un passaggio fondamentale nel campo delle neuroscienze.

schema della ricerca

Le diverse fasi dello studio che saranno sviluppate dai ricercatori

Il partenariato

Il consorzio interdisciplinare è coordinato dal prof. Vincenzo Micale (principal investigator del progetto) del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania. Il team di ricerca di Unict è costituito, inoltre, anche dal prof. Gianluca Romano e dalla dott.ssa Serena Di Martino

Le altre due unità di ricerca sono dirette rispettivamente dal prof. Claudio D’Addario del Dipartimento di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali dell’Università di Teramo e dal prof. Giovanni Martinotti del Dipartimento di Neuroscienze imaging e scienze cliniche dell’Università "Gabriele D’Annunzio" di Chieti-Pescara.

Il gruppo di ricerca di Unict

Il gruppo di ricerca dell'Università di Catania. Da sinistra Gianluca Romano, Vincenzo Micale e Serena Di Martino