L’Etna, Trecastagni e il Principato dei Di Giovanni–Alliata tra XVII e XIX secolo

Illustrate le tre linee di ricerca del progetto del docente Paolo Maria Militello dell’Università di Catania 

Alfio Russo

La storia di una città e dei suoi abitanti, Trecastagni, che un tempo si estendeva su un territorio comprendente anche gli odierni comuni di Pedara e Viagrande, inserita nei più vasti contesti, da quello sociale, urbanistico e economico, tra vicende di notabili famiglie e mondo politico.

È quanto verrà analizzato e studiato approfondito dal prof. Paolo Maria Militello dell’Università di Catania grazie al progetto di ricerca storica intitolato L’Etna, Trecastagni e il Principato dei Di Giovanni – Alliata tra XVII e XIX secolo.

Un progetto che, nei giorni scorsi, è stato illustrato a Trecastagni, nell’aula della Chiesa dei Bianchi, sede della “Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna”. Un incontro finalizzato alla condivisione dei principali risultati della ricerca con i soci della fondazione, con gli studiosi e con la cittadinanza. A introdurre i lavori è stato il presidente della Fondazione, on. Giovanni Barbagallo.

A seguire il prof. Militello ha presentato la ricerca comunicando che i risultati saranno pubblicati quest’anno in un volume. E come già ben delineato dal titolo progetto sono tre le linee di ricerca e di indagine: l’Etna, Trecastagni e il Principato.

«La ricerca sull’Etna è servita a declinare lo scenario paesaggistico e territoriale sul quale sono state poi collocate le vicende storiche», spiega il prof. Paolo Militello, docente di Storia moderna al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Catania.

«È un approccio interdisciplinare alla Fernand Braudel, una storia geografica che cerca di collocare gli attori e le vicende storiche non su uno spazio neutro, subìto deterministicamente dall’uomo, bensì su un contesto naturale con il quale l’uomo riesce a interagire», ha aggiunto il docente.

«Trattandosi di un territorio “difficile”, qual è quello di un vulcano, con le sue eruzioni e i suoi terremoti, sono state approfondite le strategie di convivenza che gli abitanti hanno messo in essere per vivere, e spesso ricostruire, la loro vita alle pendici dell’Etna – ha spiegato il prof. Militello -. Da qui l’interesse per una storia, anche culturale, volta a studiare non solo le azioni concrete dell’uomo sul paesaggio come le strade e gli insediamenti, ma anche le rappresentazioni letterarie e mitologiche che hanno aiutato ad affrontare il difficile confronto con il vulcano».

Incisione Grand tour dal Voyage pittoresque di Saint-Non 1781-1786

Incisione Grand tour dal Voyage pittoresque di Saint-Non 1781-1786

«Lo studio sulle vicende storico-urbanistiche di Trecastagni, il cui insediamento è attestato già nella metà del ‘300, è stato condotto cercando di evitare una visione localistica – ha aggiunto il docente di Storia moderna -. La storia della città e dei suoi abitanti è stata quindi via via inserita nei più vasti contesti che meglio hanno fatto comprendere i processi studiati: i paesi limitrofi, soprattutto Viagrande e Pedara, il Bosco etneo con i casali “catanesi”, la regione ionico-etnea e Malta, e, infine, la Sicilia come parte integrante di quella vastissima monarchia iberica i cui regni andavano dal Mediterraneo occidentale all’Europa del Nord e, dall’altro capo del mondo, all’America centro-meridionale».

«La storia sociale ed economica della popolazione trecastagnese è stata ricostruita attraverso fonti inedite, come i Registri parrocchiali e i Riveli di anime e beni. Particolare attenzione è stata data alla storia dei monumenti ecclesiastici e civili, questi ultimi costruiti soprattutto dopo la fondazione del Principato», ha proseguito nel corso della presentazione.

«L’acquisto di Trecastagni da parte della famiglia Di Giovanni di Messina e la fondazione del Principato è l’oggetto della terza linea di ricerca – ha detto il docente -. In questo caso la storia di una ricchissima famiglia, giunta a Messina da Valencia a metà ‘300, si intreccia con le vicende politiche ed economiche della monarchia spagnola».

«Le necessità economiche dettate dalla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648) spinsero, infatti, la corona a vendere parte dei suoi beni demaniali dando in cambio anche titoli nobiliari, con questi non solo ci si nobilitava, ma si guadagnava anche l’accesso, o il rafforzamento, all’interno del Parlamento siciliano – ha precisato il prof. Paolo Militello -. Anche i casali dell’Etna furono messi in vendita, e tra questi Trecastagni e Viagrande, acquistati, dopo complesse vicende, da Don Domenico Di Giovanni per 30.000 scudi, all’incirca una decina o più di milioni di euro».

Un momento della presentazione a Trecastagni

Un momento della presentazione del progetto di ricerca a Trecastagni

«Nel 1641 Don Domenico acquisterà anche Pedara per 12.500 scudi, diventando così Principe di Trecastagni, Signore di Viagrande e Barone di Pedara. Tutta questa vicenda è stata studiata confrontandola e inserendola nel più vasto processo mediterraneo dei feudalesimi residuali – ha aggiunto il prof. Paolo Militello -. Anche lo studio della linea genealogica dei Di Giovanni è stato condotto sulla base dei più recenti studi sulle élites europee. Da questo punto di vista, molto interessante è risultato il passaggio dalla famiglia Di Giovanni a quella palermitana degli Alliata, tra l’altro avi della scrittrice Dacia Maraini, con il matrimonio della principessa Maria Anna Di Giovanni Alliata, una figura questa per molti aspetti veramente singolare. A lei Vincenzo Di Blasi dedicherà nel 1737 la Apologia filosofico-storica in cui si mostra il sesso della donna superiore a quello degli uomini. Con la Costituzione siciliana del 1812, e la conseguente abolizione del regime feudale, termina lo studio sul principato di Trecastagni».

Nel 1818, Trecastagni venne costituito Comune e capoluogo di mandamento giudiziario ed elettorale, con riserva di un seggio nel Parlamento Generale di Sicilia, a dimostrazione di un ruolo ancora di grande rilievo nell'ambito del comprensorio pedemontano etneo.

Alla fine della relazione del prof. Militello, molto apprezzata dal pubblico presente, sono intervenuti i sindaci di Trecastagni e di Pedara, rispettivamente Giuseppe Messina e Alfio Cristaudo, l’assessore alla cultura di Trecastagni, Concetto Russo.

E ancora il parroco della Chiesa Madre di Trecastagni, don Antonello Russo, il direttore della Fondazione Giuseppe Riggio, le docenti Patrizia Barbagallo, Maria Cocuzzella, Maria Grazia Sapienza Pesce, Vasta, il prof. Pietro Finocchiaro, l'ing. Giuseppe Di Paola, i dott. Federica Di Marco, Salvo De Luca e Giuseppe Mazzaglia.

Il progetto di ricerca è frutto della convenzione stipulata nei giorni scorsi tra l’Università di Catania, tramite il Dipartimento di Scienze politiche e sociali, e la “Fondazione Trecastagni Patrimonio dell’Etna”. A sottoscrivere la convenzione il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania e l’on. Giovanni Barbagallo, già sindaco del comune etneo e attuale presidente della Fondazione, alla presenza del prof. Paolo Militello.

La firma del convenzione tra Unict e Fondazione Trecastagni

La firma del convenzione tra Unict e Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna. In foto l'on. Giovanni Barbagallo, il rettore Francesco Priolo e il prof. Paolo Maria Militello