Libere - Donne contro le mafia

Lo spettacolo di Cinzia Caminiti dà “voce” alle vittime per innescare un cambiamento culturale contro i fenomeni mafiosi

Gaetano Gigante

A trentuno anni dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio è necessario riflettere sul modo in cui la mafia si è evoluta nel corso del tempo e su come evitare che tali atrocità non si verifichino più nel futuro. Una possibile prospettiva è la consolidazione di una memoria collettiva riguardo queste stragi e le loro vittime in modo da innescare un cambiamento culturale che possa rimuovere alcun tipo di legittimità ad ogni fenomeno mafioso. 

Libere - Donne contro la mafia - spettacolo teatrale prodotto da Associazione Città Teatro, scritto e diretto da Cinzia Caminiti, con la collaborazione alla regia di Nicoletta Nicotra, - affronta proprio questi temi. 

Lo spettacolo - in scena il 19 luglio scorso al Castello Ursino nell’ambito del ricco cartellone di appuntamenti del Catania Summer Fest 2023 - racconta le storie di alcune donne le cui vite sono state irrimediabilmente cambiate dalla mafia. 

Donne che hanno avuto il coraggio e l'integrità di opporsi all'illegalità e di lottare per un mondo più giusto. A rappresentarle, oltre all’autrice Cinzia Caminiti, sono Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico.

Oltretutto, in quanto donne all'interno di una società fortemente patriarcale, hanno dovuto subire anche delle discriminazioni relative al loro genere di appartenenza, le cui conseguenze sono evidenti tutt'oggi, a partire dal fatto che molte delle loro storie sono ancora poco conosciute. 

Libere - Donne contro le mafie (foto: Teatro della Città)

Libere - Donne contro le mafia (foto: Teatro della Città)

La rappresentazione è suddivisa in più racconti di vita reale, ognuno dedicato alla figura specifica di una donna che ha resistito al potere coercitivo della mafia. La prima donna a raccontare la sua storia è Francesca Serio, attivista e madre del sindacalista socialista Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1955. A partire da questo tragico evento, Francesca Serio, ha portato avanti un'instancabile battaglia giuridica conclusa con la condanna all’ergastolo dei quattro imputati, successivamente assolti al processo d'Appello e in Cassazione.

Lo spettacolo prosegue con il racconto del momento terribile in cui Rosaria Costa scopre l'attentato di Capaci in cui ha perso la vita suo marito Vito Schifani, membro della scorta di Giovanni Falcone. Tra le altre donne le cui storie vengono narrate quelle di Silvana Musanti (vedova Basile), Concetta Gravina (sorella di Graziella Campagna), Daniela Ficarra (fidanzata di Enzo Brusca), Piera Aiello, Rita Atria, Felicia Bartolotta Impastato e Michela Buscemi.

La scenografia si limita solamente in qualche sgabello e quattro valigie che rappresentano le storie delle protagoniste. A dare vita al palcoscenico sono le attrici, attraverso la mimica dei loro corpi e i costumi da Ina Costa: mentre una di loro recita il proprio monologo, le altre ne enfatizzano il significato emotivo tramite gesti, parole e canto. 

L'uso delle luci è anch'esso funzionale a potenziare l'emotività e il lirismo di certi momenti più patetici, alcuni dei quali direttamente rivolti al pubblico, quasi con l'intenzione di smuoverne la coscienza.

L'importanza di uno spettacolo come "Libere-Donne contro la mafie" si riscontra soprattutto nella partecipazione del pubblico nell'introduzione allo spettacolo e nel dibattito finale a cui hanno preso parte Enzo Guarnera, presidente dell'Associazione Antimafia e Legalità, e, inoltre, Federica Barone e Francesco Scornavacca della Cooperativa Prospettiva.