Lo psichiatra e sociologo ha incontrato studentesse e studenti di Unict nell’auditorium del Monastero dei Benedettini
Un’occasione unica per riflettere sulla condizione sociale e culturale della società odierna, mettendo in discussione certezze e proponendo nuovi orizzonti. Può essere letta così la conferenza – dal titolo Lezione di sogni – dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet che ha acceso, con le sue parole, l’interesse e le riflessioni dei numerosi partecipanti che hanno affollato l’auditorium “De Carlo” del Monastero dei Benedettini in ogni ordine di posto.
L’evento, di una profondità senza pari, è stato aperto da Daniele Malfitana, presidente della Scuola Superiore di Catania, con al suo fianco Maria Elena Arrigo, allieva della scuola d’eccellenza dell’ateneo catanese, che, con particolare entusiasmo, ha presentato il pensiero e la figura di Paolo Crepet, gettando le basi per un dialogo tra generazioni, che attraversa epoche e sfida il tempo.
Il sociologo, con il suo approccio innovativo, sin dalle prime battute, è riuscito a fondere scienza e umanesimo, proponendo una visione che supera i limiti della tradizionale conoscenza per abbracciare l’intero spettro dell’esperienza umana. Il convegno, infatti, ha proposto riflessioni cruciali per reinventare l’educazione, in particolar modo nell’ambito della formazione scolastica e familiare.

Un momento dell'incontro
Un momento centrale della conferenza è stato il richiamo al metodo Crepet: un approccio che sfida le convenzioni e che spinge a guardare oltre la mera diagnosi clinica. È stata evidenziata l’importanza di osservare l’individuo non solo da una prospettiva psicologica, ma anche alla luce del suo contesto sociale e culturale.
Un invito anche a pensare in modo più ampio, a leggere la realtà con una visione integrata, che non si limiti a risolvere problemi, ma che intenda riscrivere le regole del gioco.
In un passaggio particolarmente incisivo del suo intervento, Crepet ha espresso la sua preoccupazione per il futuro della libertà individuale: “Sono convinto che le cose non vadano bene – ha detto il saggista e opinionista -. Il mondo sta andando verso la limitazione della libertà. Ma cosa dobbiamo fare? Essa va alimentata e difesa ogni giorno, non possiamo permettere che venga contenuta senza reagire”.
L’invito che ha rivolto, in maniera speranzosa alla platea, è stato quello di “continuare a sognare, a non dimenticare di pensare con la propria testa e di preservare l’autonomia del pensiero, senza cedere alla tentazione di essere assorbiti da una società che tende a uniformare e limitare l’individualità”.
La critica di Crepet alla società moderna è stata affilata quanto disincantata. Il sociologo, infatti, non ha risparmiato dure parole nei confronti della generazione tecnologica, accusata di vivere in una comfort zone che li priva di stimoli genuini.

Studentesse e studenti presenti nell'auditorium del Monastero dei Benedettini
“Io odio la vostra comfort zone – ha detto l’educatore e autore di numerosi libri -. Odio il vostro essere comodi, il vostro aver tutto a portata di mano, il vostro ottenere senza impegno e dedizione. Questa perfezione, questi petti gonfiati, queste ostentazioni a me proprio non piacciono. Preferisco di gran lunga le emozioni, quelle vere, quelle autentiche”.
Alla luce di queste riflessioni, l’ultima parte del convegno è stata dedicata alle domande del pubblico che ha dimostrato un vivo interesse per gli argomenti trattati. Tra questi il crescente e preoccupante fenomeno dell’analfabetismo cognitivo e l’abuso dei dispositivi tecnologici, un problema che Crepet ha affrontato con il consueto tono deciso e senza mezzi termini: “Se abbiamo capito l’effetto e pure la causa, dobbiamo cambiare”, ha detto.
“Non possiamo continuare a dire il cobra punge e c’è il veleno – ha aggiunto -. È una cosa elementare: c’è un problema e sappiamo pure qual è il problema. Allora perché non cambiamo? Perché siamo disincantati”.
E con un’altra affermazione provocatoria ha continuato evidenziando che “il cervello è come un muscolo, se smetti di utilizzarlo diventi demente”. “Se io dedico al telefonino tutte le mie capacità sono un demente – ha aggiunto -. Non dipende dall’età, ma da una grandissima serie di cose”.
Una “chiamata” urgente a riprendersi il controllo delle proprie facoltà cognitive“per evitare – ha precisato Crepet - che l’eccessiva dipendenza tecnologica ci renda schiavi di un sistema che ci offre tutto ma ci priva di ciò che è essenziale”.

In foto da sinistra Maria Elena Arrigo, Paolo Crepet e Daniele Malfitana
E sulla problematica della dispersione scolastica e del suo legame con la criminalità organizzata, un fenomeno che affligge in particolar modo alcune zone di Catania, Paolo Crepet, su una precisa domanda di un giovane partecipante, visibilmente preoccupato per il futuro della sua città, ha abbozzato una soluzione per contrastare questa triste realtà.
“Ognuno deve chiedere a sé stesso cosa può fare per questa città – ha detto Crepet con grande realismo e uno sguardo speranzoso -. Chi non studia, chi non ha formazione, non è libero. Chi non è libero è la preda preferita per le organizzazioni criminali che si nutrono dell’ignoranza, della fragilità”.
Una risposta che risuona come una chiamata all’azione collettiva, a evidenziare l’importanza della formazione e della passione come strumenti indispensabili per contrastare l’ignoranza che alimenta le diseguaglianze e le illegalità. perché chi non lo fa non è altro che un complice di sistema malato. “Sta al singolo individuo prendere le decisioni sulla propria vita – ha detto Crepet -. Prendere esempio dalle cose positive per continuare a influenzare positivamente”.
In conclusione, in un mondo che sembra correre troppo velocemente, Paolo Crepet ha invitato tutti “a rallentare, a riscoprire il valore delle emozioni autentiche e a mantenere viva la capacità di sognare”. “In un'epoca in cui la conoscenza sembra sempre più a portata di clic – ha spiegato il sociologo - occorre non perdere il contatto con ciò che rende unica l'esperienza umana: la capacità di crescere, di cambiare e di sperare”.

Un momento dell'incontro
L'iniziativa si è svolta nell'ambito del progetto SAFI3 - Sinergie per orientare e promuovere un'Alta Formazione Innovativa, Interdisciplinare, Internazionale