L’imprenditorialità accademica dell’Università di Catania

L’intervento di Rosario Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese e delegato all’Incubatore di Ateneo, Start-up e Spin-off

Rosario Faraci

La provincia di Catania conta 233 start up innovative su 718 in Sicilia e 14.077 in tutta Italia. 

Sono questi i dati ufficiali al 12 marzo 2023 ricavati dal Registro delle start up innovative, istituito per censire ufficialmente quelle società di capitali che (a norma dell’art. 25 del decreto legge n. 179 del 18 ottobre 2012) presentano requisiti di innovatività in termini di spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del maggior valore fra costo e valore della produzione; impiego come dipendenti o collaboratori, in misura uguale o superiore ad un terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di dottorato di ricerca o comunque qualificato; titolarità o deposito di una privativa industriale. 

Dati di bilancio alla mano, contabilizzati al 31 dicembre 2021 (ultimi dati disponibili secondo il database Aida), il fatturato complessivo delle start up innovative catanesi è di poco superiore a 31 milioni di euro, per un totale di più di 250 dipendenti. Valgono appena lo 0,14% del fatturato di tutte le imprese provinciali e lo 0,19% di tutta la forza lavoro; si tratta pertanto di una goccia nell’oceano. Ma non sono l’ammontare dei ricavi né il numero dei dipendenti le metriche più adatte per valutare le performance delle start up. Si deve guardare all’innovazione prodotta e all’impatto generato per le imprese ed altri attori del sistema economico locale.  

Imprenditorialità accademica

Anche l’Università di Catania concorre stabilmente ormai da un decennio ad alimentare quello che è definito in letteratura come un ecosistema territoriale delle start up. Tutto ciò che avviene dentro il mondo universitario prende il nome di imprenditorialità accademica ed è questo un ambito cui il sistema delle imprese e soprattutto quello degli investitori istituzionali prestano grande attenzione. Inoltre, le iniziative imprenditoriali maturate negli Atenei trovano spesso uno spazio in incubatori pubblici e privati, acceleratori e ambienti di co-working presenti sia nel territorio che a livello nazionale.

Alla fine dello scorso anno, erano 18 gli spin-off da ricerca attivi, ovvero le start up innovative promosse da docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, a valere su un apposito regolamento interno dell’Ateneo, originate dalla ricerca scientifica dei professori e dei loro gruppi di lavoro. Il portafoglio di spin off dell’Università di Catania in realtà è ancora più ampio (per l’esattezza 32), perché – a fronte di nuove attivazioni – ci sono anche gli spin-off cessati (perché hanno superato la fase di incubazione) e quelli deliberati dagli organi superiori di Ateneo, ma non ancora attivati. 

All’interno dell’Area di Terza Missione esiste un apposito ufficio di trasferimento tecnologico (di cui è responsabile l’ingegnere Loredana Castro) che ha il compito precipuo di assistere i team nella predisposizione del business plan e della documentazione con cui le proposte di spin-off vengono vagliate da un apposito Comitato di Ateneo che, una volta approvatele dopo aver convocato i proponenti, ne cura la trasmissione ai Dipartimenti di afferenza e agli organi superiori per il riconoscimento ufficiale.

Analogo impegno dell’Università di Catania si registra pure sul versante delle start up innovative, indipendentemente dal fatto che provengano da professori e ricercatori, purché siano sempre collegate in qualche misura al mondo universitario. In questo caso, il fenomeno dell’imprenditorialità accademica è ancora più vasto, poiché molte proposte imprenditoriali provengono spontaneamente dal territorio, da studenti, neolaureati e specializzati dell’Ateneo di Catania. 

La manifestazione di punta che la nostra Università promuove ormai ininterrottamente dal 2014 è Start Cup Catania, la business plan competition organizzata insieme all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catania, rientrante all’interno del Premio nazionale per l’innovazione di PNI Cube che annualmente, ad inizio dicembre, tiene la finale in una sede universitaria: nel 2019 fu il Monastero dei Benedettini ad ospitare la kermesse allestita dall’Università di Catania cui parteciparono circa più di 500 fra start up, innovatori, investitori, giornalisti ed esperti provenienti da tutta Italia. 

Start Cup Catania è organizzata in due fasi: nella prima si raccolgono le idee imprenditoriali provenienti dai team (call for ideas); dopo una selezione alla seconda fase accedono solo quelle proposte che, attraverso una business plan competition, hanno un potenziale per trasformarsi in vere e proprie start up innovative. Le prime tre ricevono premialità in denaro e servizi, messi in palio da sponsor aziendali.

Dal 2014 al 2022, ben 144 sono stati i team partecipanti alla prima fase di Start Cup Catania, per un totale di 543 proponenti fra giovani, laureati e ricercatori. Di questi team 74 hanno avuto accesso alla seconda fase, al termine della quale si decretano tre vincitori che hanno tempo fino a dodici mesi per costituirsi in start up. Fino ad ora, ben 12 sono stati gli spin-off da ricerca e 27 le start up provenienti dal circuito di Start Cup Catania che rappresenta pertanto uno dei generatori più importanti di imprenditorialità innovativa dell’intero territorio etneo.

In senso ancora più ampio, l’Università di Catania, molto attiva sul versante del trasferimento tecnologico e della brevettazione, genera un impatto significativo in termini di imprenditorialità. Ad esempio, pur non annoverabili come spin-off da ricerca o start up universitarie, sono tantissime le iniziative imprenditoriali innovative che hanno contatti con l’Ateneo e i suoi Dipartimenti oppure che hanno avuto visibilità grazie alle tante attività promosse dall’Università di Catania, come ad esempio l’Investor Day, Start Up Academy, Vulcano di Idee o In.Sicily quest’ultima un’iniziativa realizzata insieme alla Fondazione Emblema. 

E ancora, secondo i dati di una ricerca Almalaurea, nel periodo 2004-2018 i laureati dell’Università di Catania che hanno avviato un’impresa o richiesto una partita IVA per intraprendere un’attività imprenditoriale sono stati 7.188, pari all’8,4% di tutti i laureati nello stesso periodo (85.285). Una percentuale financo superiore alla media nazionale (7,1%).

L’Ateneo di Catania, dunque, ha sicuramente una vocazione imprenditoriale. 

Un momento dell'incontro al Dipartimento di Economia e Impresa

Un momento dell'incontro al Dipartimento di Economia e Impresa

Storytelling

Tutte le iniziative di imprenditorialità accademica vanno però raccontate e fatte conoscere, altrimenti il ruolo propulsivo dell’Università si alimenta più debolmente. È per questo motivo che numerose sono le occasioni di incontro pubblico in cui start up e spin-off hanno la possibilità di fare un “pitch” di alcuni minuti, cioè di presentare l’evoluzione della propria idea imprenditoriale fino alla costituzione dell’impresa, e di confrontarsi con l’uditorio per riceverne feedback, suggerimenti, proposte, oltre che per rafforzare la rete di relazioni con imprese, investitori e stakeholder perché l’Università svolge pure un importante ruolo di facilitatore.

In tal senso, le aule dei corsi universitari rappresentano il contesto ideale in cui i fondatori e i proponenti delle nuove iniziative imprenditoriali possono confrontarsi liberamente con studentesse e studenti e far conoscere loro un nuovo modo di “fare impresa”, differente da quello tradizionale delle aziende esistenti nei settori maturi, più allineato con gli obiettivi di sostenibilità globale promossi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che vasta eco hanno avuto a livello mondiale. Ad esempio, con il movimento “The Economy of Francesco”, anche Papa Francesco si sta facendo promotore di una nuova economia che sia capace di coniugare il rispetto per il pianeta, l’inclusione sociale e la sostenibilità con gli obiettivi di benessere e sviluppo economico.

La scorsa settimana, al corso Principi di Management, che si tiene al primo anno della laurea in Economia aziendale, cinque nuove iniziative imprenditoriali si sono presentate al cospetto di studentesse e studenti per raccontare la loro storia. In una prospettiva di ulteriore apertura verso il territorio e di confronto anche con ambienti sociali diversi, l’iniziativa è stata replicata nel pomeriggio al Seminario di formazione all’impegno sociale e politico dell’Arcidiocesi di Catania dove, da remoto, è pure intervenuto Andrea Piccaluga, docente di Innovation Management alla Scuola Sant’Anna di Pisa, che alla buona impresa ha dedicato insieme ad altri suoi colleghi l’omonimo libro del Sole 24 Ore divenuto subito un best- seller sul mondo delle start up.

Gli startupper insieme con studenti e docenti al Dipartimento di Economia e Impresa

Gli startupper insieme con studenti e docenti al Dipartimento di Economia e Impresa

Cinque storie di nuova imprenditorialità

Behaviour Labs è la creatura di Daniele Lombardo, insieme con suo fratello Marco, entrambi informatici. Nata quasi una decina d’anni fa per facilitare, attraverso originali software, l’interazione dei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico con robot di nuova generazione, l’azienda catanese oggi ha messo a punto e scientificamente validato con un brevetto una vera e propria piattaforma informatica. Si chiama RoboMate e attraverso essa ogni soggetto affetto da disturbi dei processi di apprendimento è guidato da personale medico ed assistenziale specializzato ad interfacciarsi con robot umanoidi e migliorare così alcune funzioni importanti del comportamento umano e delle relazioni con altre persone. Behaviour Labs vanta importanti collaborazioni, tra cui quelle con l’ASP di Catania e con l’Ospedale Casa Sollievo della Speranza fondato Padre Pio a San Giovanni Rotondo in Puglia.

Ohoskin è, invece, una start up innovativa che nasce dalla grande sensibilità di Adriana Santanocito, fashion designer catanese, verso il rispetto del pianeta. Non nuova ad iniziative imprenditoriali innovative ispirate alla sostenibilità – la start up pluripremiata Orange Fiber è una creatura sua e di Enrica Arena – Adriana e il suo team (di cui fa parte anche Alessandro Scuderi) hanno dato vita ad una impresa che ha brevettato un processo di produzione, unico al mondo, in cui un tessuto di pelle vegano è originato in modo naturale dalla lavorazione degli scarti di agrumi e fichi d’india. Mandata in soffitta la produzione di pelle animale, i mercati di sbocco di questa iniziativa bio-based sono incredibili: dal tessile all’abbigliamento, dall’arredamento al mondo automotive. 

Next Vision è uno spin-off da ricerca dell’Università di Catania. Nasce dall’attività scientifica di Giovanni Farinella, docente del Dipartimento di Matematica e Informatica, e del suo team di dottori e dottorandi di ricerca, tra i quali Francesco Ragusa; al suo interno ha come socio un’importante azienda hi-tech del territorio. Ha messo a punto, proteggendoli sul versante della proprietà intellettuale, due sistemi molto originali. Il primo è un software che, con l’ausilio della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale, favorisce mobilità ed orientamento delle persone nei grandi ambienti indoor (come, ad esempio, un Aeroporto); il secondo è una sorta di assistente virtuale che permette di seguire passo dopo passo i lavoratori nell’esecuzione di attività di manutenzione estremamente complesse in ambienti nei quali sono presenti tanti oggetti. I dispositivi indossabili, come occhiali di realtà aumentata oppure orologi intelligenti, rappresentano i terminali di collegamento fra le persone e una piattaforma informatica che raccoglie ed elabora una grande quantità di dati comportamentali.

Alpha Food è il team di giovani che ha vinto l’edizione 2022 di Start Cup Catania e sta per costituirsi in start up innovativa. L’idea di Marcello Reale, Luigi Parisi e degli altri componenti del gruppo è quanto mai attuale. Attraverso un brevetto che ha messo a punto un sistema verticale di allevamento dei grilli, produrranno farina derivante dall’essiccazione degli insetti e la venderanno tanto all’industria alimentare come ingrediente altamente proteico quanto al mondo dell’agricoltura per la produzione di mangimi e fertilizzanti. Dallo scorso mese di gennaio, anche in Italia, in esecuzione di un regolamento della Commissione UE, è adesso consentita la vendita di farina di grillo che, avendo un elevatissimo contenuto proteico, sarà impiegata inizialmente nella produzione di snack, barrette e biscotti.

Letss è il nome di una start up innovativa appena costituita e promossa da studenti universitari del nostro ateneo, tra cui Antonio Leonardi del corso di Economia Aziendale. Ha partecipato all’edizione 2021 di Start Cup Catania, classificandosi al terzo posto, e ha sviluppato un’applicazione per telefonia mobile dal nome “Guardian”. Si tratta di un programma installabile nel cellulare di persone che, nei loro spostamenti, intendono volutamente essere tracciati per poter lanciare un allarme in caso di necessità e che, a loro volta, collegati ad un elenco di guardiani possono essere aiutati tempestivamente ad uscire dalla situazione di difficoltà. Nata originariamente per aiutare le ragazze in difficoltà quando si trovano da sole per strada, specialmente alla sera, la applicazione Guardian ha ampliato le sue funzionalità e adesso copre uno spettro più ampio di situazioni problematiche.   

Queste sono soltanto alcune storie di imprenditorialità innovativa, ma il repertorio dell’imprenditorialità accademica “made in Catania” è decisamente molto più vasto.    

Rosario Faraci

Rosario Faraci