Nel video, la regista e drammaturga racconta il suo percorso di emancipazione invitando le giovani donne a combattere e a costruire una propria identità, con riflessioni critiche sulla Giornata Internazionale della Donna
L’emancipazione femminile è sempre stata complessa. Per chi è nata in un paese di poche migliaia di abitanti della Sicilia occidentale, lo è ancora di più: i condizionamenti sociali sono forti, gli stimoli culturali pochi, non ci sono teatri o librerie ma solo l’essenziale per una vita tranquilla, senza troppi slanci.
Poi succede che a qualcuna questa esistenza ordinata non basti, e tra le mura di una piccola cittadina scriva poesie e sogni la libertà, fino a compiere un viaggio che, da una realtà isolata, la trasporta in una grande città, riempiendole i polmoni di un’aria nuova, fresca e corroborante.
«La mia esistenza è legata al viaggio da Calatafimi a Palermo, perché la mia vita di donna in un piccolo paese doveva cambiare», racconta Lina Prosa, drammaturga e regista teatrale, nella video-intervista rilasciata per UnictMagazine.
Il viaggio da Calatafimi a Palermo è stato un viaggio di liberazione. «A Palermo c’era l’università, c’erano stimoli culturali, trovavo delle condizioni artistiche favorevoli», spiega la regista. «Per me ha rappresentato una trasformazione: prima, in paese, scrivevo tantissima poesia; a Palermo, invece, ho scoperto la scrittura teatrale, che mi ha aiutato a relazionarmi nella realtà e a immaginare, attraverso il teatro, quel cambiamento che io avevo desiderato da donna», ha aggiunto.
Un viaggio ispirato anche dalla presenza immobile e maestosa del teatro greco di Segesta, a pochi chilometri da Calatafimi, all'ombra del quale è cresciuta, che ha nutrito la sua fantasia e la sua vocazione.
«In un paese in cui non c’era una libreria, né un teatro, quella presenza antica e memorabile, quasi immobile, mi ha portato a entrare in un immaginario straordinario che mi ha accompagnato fino alla scrittura teatrale - ha raccontato -. La scrittura per il teatro è diventata per me una pratica attraverso cui esprimo il mio modo di vedere la realtà e che mi aiuta a immaginare quel mondo nuovo a cui io ancora credo e su cui investo la mia energia».
Nell’intervista, l’autrice invita le giovani donne a essere combattenti, a costruire una propria identità e a non smettere di sognare la libertà: «Se non hai una idea di chi sei, di quello che desideri e sogni, non puoi entrare in un campo di battaglia».
Conoscere se stesse, quindi, prima ancora di iniziare la lotta. Perché la lotta delle donne è molto spesso la lotta per comprendersi, per guardarsi dentro senza condizionamenti, ascoltando quella voce che in tanti cercano di zittire, ma che rappresenta la fiaccola che può portare all’uscita del tunnel, verso la battaglia e l’emancipazione.
Lina Prosa non risparmia riflessioni critiche sulla Giornata Internazionale della Donna. «Una giornata di lutto che io a volte contesto, perché non risolve tutta la complessità delle problematiche che vi stanno dietro - ha spiegato -. È una giornata che ci ricorda tutte le donne che non ci sono più perché sono morte per la libertà, o perché non hanno avuto la possibilità di vivere un viaggio di liberazione, come quello che ho vissuto io».
Drammaturga e regista, Lina Prosa è nata a Calatafimi-Segesta e vive a Palermo. Vincitrice del Premio della Critica Teatrale Italiana per la “Drammaturgia 2015”, è la prima autrice e regista italiana messa in scena alla Comédie-Française e nel 2016 è insignita dell’onorificenza di Chevalier des Arts et des Lettres da parte del Ministro della Cultura francese.
I suoi testi sono tradotti in francese, inglese, catalano, croato, portoghese, tedesco, bretone.
Nel 2014 dirige a Parigi al Théâtre Vieux-Colombier la Trilogia del Naufragio che si afferma a livello internazionale come opera emblematica della sua scrittura. La Trilogia, composta da Lampedusa Beach, Lampedusa Snow, Lampedusa Way, è registrata e trasmessa da “France Culture”. I testi sono tradotti in francese da Jean-Paul Manganaro.
Nel 1996 nasce il Progetto Amazzone, ideato e diretto da Anna Barbera e Lina Prosa, che promuove un approccio alla malattia e all’esperienza del cancro al seno dal punto di vista globale, attraverso il Mito, la Scienza, il Teatro.
Il Progetto Amazzone, in maniera innovativa, propone lo stesso esempio alla società e alle donne colpite da cancro: la donna al centro di un evento globale, nell’unità inscindibile di corpo e mente.