L’Inno alla Gioia per Genziana D’Anna

A Messina la “Nona Sinfonia” di Beethoven apre la stagione del Teatro Vittorio Emanuele 

Irene Isajia

Un’apertura di stagione inattesa per la famiglia del Teatro Vittorio Emanuele di Messina che, nei giorni scorsi, ha inaugurato la IX Sinfonia di Beethoven in onore della violoncellista Genziana D’Anna. Il concerto è stato diretto dal maestro Matthias Fletzberger con la partecipazione dell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele e del Coro “Cilea”.

Sono trascorsi appena due giorni dalla scomparsa della musicista messinese stroncata da un malore durante le prove della Nona di Beethoven.

La sua presenza è ancora troppo viva. Sulla sua sedia, spalla dei violoncelli, è appoggiato il cartellone del concerto e un mazzo di fiori. Non si trattengono le lacrime degli orchestrali, ma neppure quelle del pubblico che, all’ingresso dell’orchestra sul palcoscenico, esplode in un lunghissimo applauso che cerca di far emergere da quel dolore piccoli raggi della luce gioiosa di questa amata musicista.

Il posto riservato alla violoncellista Genziana D’Anna

Il posto riservato alla violoncellista Genziana D’Anna

Il direttore Matthias Fletzberger ha introdotto il concerto con parole di vicinanza alla famiglia: «Siamo tutti sconvolti, non riusciamo ancora a capire cosa sia successo venerdì sera sotto i nostri occhi, suonando il grande tema della Nona di Beethoven. Abbiamo deciso di dedicare questa serata alla sua memoria, a lei che era un’anima bella di questa orchestra, da trent’anni».

«La musica non esisterebbe se non ci fossero i musicisti a suonarla, nota per nota, respiro dopo respiro. Dietro ad ogni gesto di ciascun orchestrale c’è un’intera vita dedicata alla Musica e ciascuno esprime nel suono ciò che nell’anima sente. L’orchestra è un universo in sé, una grande famiglia che palpita assieme alla ricerca dell’armonia. Genziana era vita e senso, da trent’anni, per tutti i colleghi di questo importante organico», ha aggiunto.

A seguire il collega e amico, il violoncellista Maurizio Salemi, visibilmente provato e commosso, ha espresso parole profonde di affetto e stima per la collega: «Oltre ad essere una violoncellista, era la mia più cara amica, una sorella per me da tantissimi anni. L’orchestra è un gruppo di persone, ciascuno con i propri pregi e i propri difetti, con le proprie debolezze ma dobbiamo cercare di aiutarci reciprocamente, volersi bene per il fine comune che è il desiderio di raggiungere ogni spettatore che viene qui in teatro ad ascoltare il concerto».

«Dietro a questo c’è un grande sforzo – ha aggiunto -. Genziana era una donna, una violoncellista, molto raffinata, con una grande e profonda intelligenza, sostenuta da un grande rigore morale che esprimeva in ogni sua scelta, in ogni contesto. Era un’anima importante di questa orchestra». Il pubblico ha continuato ad applaudire. Le emozioni erano palpabili. Poi il cenno d’inizio del direttore che avvia l’esecuzione che ha diretto impeccabilmente senza alcuna partitura.

Nulla è mai un caso. Appare come se sia stata proprio la musica a essere consolatoria. Genziana D’Anna è ricordata come una donna serena, appassionata del suo lavoro, àncora sicura per i suoi colleghi e amici, i suoi occhi sono lo specchio profondo di un’anima sensibile.

Una immagine di Genziana D’Anna (foto dalla pagina Fb del fratello Angelo)

Una immagine di Genziana D’Anna (foto dalla pagina Fb del fratello Angelo)

Aveva desiderato ardentemente esserci per questo concerto, una sinfonia mai suonata al Teatro Vittorio Emanuele dalla sua riapertura.

Aveva persino rimandato un delicato intervento chirurgico pur di suonare questo inno all’universalità. Solo dopo aver concluso di suonare il “suo” Inno alla gioia, la parte suonata solo dai violoncelli, chiude gli occhi a questo mondo, gettando tutti nella tristezza, nel buio, nello smarrimento.

Le prove si fermano, si rimanda tutto al giorno seguente: confusione, dubbi, contrasti finché è la musica ad esprimere la volontà più forte, quella che unisce. Sia un unico abbraccio a Genziana da tutto il teatro.

La Nona Sinfonia parla di un grande percorso dalla sofferenza alla gioia, simboleggia il passaggio dal buio alla luce, una luce che cerca di farsi spazio e prova ad emergere durante l’esecuzione. Attraverso i suoi quattro movimenti, rappresenta il viaggio emotivo e spirituale che parte dall’angoscia e dal buio e culmina nella speranza e, infine, nella gioia pura.

Questa opera è diventata simbolo di unità e speranza per l’umanità tanto da essere l’inno ufficiale dell’Unione Europea. La parte conclusiva introdotta dal coro e dai solisti, mette in musica il testo di Schiller che celebra la fratellanza universale e l’amore per il prossimo “Abbracciatevi moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero!”

È stato un accorato abbraccio dentro le note di speranza di Beethoven. Sia un nuovo inizio per il Teatro Vittorio Emanuele, possa esprimere unità e luce, speranza e incoraggiamento così come la musica insegna.

Un momento del concerto

Un momento del concerto

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