Lo Strega Tour 2023 al Catania Book Festival

La Fiera del Libro e della Cultura di Catania ha ospitato la prima tappa dello Strega Tour, il ciclo di incontri con le autrici e gli autori candidati al prestigioso premio

Alessandro Di Costa (foto Catania Book Festival)

La quarta edizione del Catania Book Festival si è aperta nel segno del Premio Strega, il cui tour nazionale, per la prima volta, ha preso il via proprio dalla Sicilia. 

Dopo i saluti di Simone Dei Pieri, direttore del festival, e di Giuseppe La Boria, responsabile di Banca Bper (sponsor del concorso letterario), nel pomeriggio di venerdì 5 maggio, Mattia Insolia e Lorena Spampinato hanno introdotto i dodici scrittori in lizza sul palcoscenico dell’elegante sala Giove del centro fieristico Le Ciminiere.

Ad accomunare la maggior parte dei romanzi selezionati è il tema del rapporto con la madre, spesso sofferto, alcune volte rimosso, altre ricostruito ex post. 

È ciò che avviene tra le pagine di Dove non mi hai portata (Einaudi), romanzo di Maria Grazia Calandrone, che racconta il percorso, sia fisico che interiore, attraverso i luoghi in cui ha vissuto la madre biologica, che l’autrice non ha mai conosciuto. In fuga da un matrimonio forzato e tormentata dallo stigma di adultera, la donna ha abbandonato la figlia in fasce nel parco di Villa Borghese, poco prima di togliersi la vita insieme al nuovo compagno nelle acque del Tevere. 

«Ho fatto finta di niente, finché ho potuto, ma questo grande fantasma della madre assente aveva influito sulla mia esistenza – racconta l’autrice del romanzo -. Allora ho deciso di affrontarlo e sono andata nel paese d’origine di mia madre, scoprendo prima una vita povera ma gioiosa, poi l’inferno di un matrimonio combinato, forzato con un fucile. Ho scritto questo libro perché sento che quel tipo di cultura è ancora viva. È vivo il pregiudizio che ha condotto i miei genitori ad uccidersi, non lo sono più le leggi dell’epoca, per fortuna. Adesso abbiamo la possibilità di divorziare e di lasciare un matrimonio che ci rende infelici». 

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Rossella Pastorino, con Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli), racconta, invece, gli orrori causati dalla guerra nei Balcani visti con gli occhi di un gruppo di bambini bosniaci rifugiati in Italia. 

«Il romanzo nasce da un episodio realmente accaduto, relativo a dei piccoli profughi bosniaci che sono arrivati in Italia nel ’92 – spiega -. La maggior parte di loro proveniva da un orfanotrofio, ma aveva rapporti con i genitori. Nel caos della guerra, è stato poi impossibile avvertire madri e padri che i bambini sarebbero partiti».

«Immaginate una madre che arriva all’orfanotrofio a cercare il figlio, non lo trova e non sa dove sia finito – continua -. Per moltissimi anni non hanno saputo niente gli uni degli altri. Alcuni sono riusciti a ritrovare le madri dopo venti o venticinque anni. Da un lato c’è stata per questi bambini una forma di salvezza, intesa come sopravvivenza, che però è costata loro un enorme sacrificio, perché ha significato per loro la perdita di tutto il mondo che conoscevano e soprattutto la perdita delle madri. Ogni forma di salvezza richiede un sacrificio. E questa separazione è qualcosa che tutti noi sperimentiamo semplicemente venendo al mondo, strappati al corpo di nostra madre».

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Proseguendo nella presentazione, Igiaba Scego, che partecipa al Premio Strega con Cassandra a Mogadiscio (Bompiani), ha parlato della condizione in between della Somalia, sospesa (anche linguisticamente) tra il passato coloniale italiano e la speranza nel futuro delle nuove generazioni. «Ho dedicato questo romanzo alle zie. In somalo ci sono due termini per ‘zia’, il primo significa ‘madre piccola’, il secondo ‘zia paterna’ – ha spiegato l’autrice -. Nel libro io sono la zia che racconta alla nipotina, che vive in Canada e parla francese, il passato della famiglia, della nonna, cioè di mia madre, che parla in italiano, nella lingua dei colonizzatori, in uso in Somalia fino agli anni ’90. Nipote e nonna non hanno una lingua in comune, quindi la zia fa da traduttrice, da ponte, e racconta la guerra con il dolore di chi sopravvive. Cassandra è colei che vede la guerra, ma nessuno le crede. Cassandra è anche colei che ha vissuto la distruzione della sua città, Troia, come noi abbiamo vissuto la distruzione di Mogadiscio». 

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Altre tematiche sono emerse dall’intervento di Carmen Verde. L’autrice di Una minima infelicità (Neri Pozza) si è soffermata sulla condizione personale e familiare della piccola protagonista: «Annetta è una bambina che non cresce ed è lei stessa a raccontare la sua vita all’ombra di una madre bella, per lei irraggiungibile e anche profondamente infelice. Annetta sospetterà per tutta la vita di essere, con il suo corpo scandalosamente minuto, la causa dell’infelicità di sua madre. Solo molto tempo dopo scoprirà che c’è una vena di follia nella famiglia materna, scoprirà nei cassetti, che sono delle piccole bare, dei certificati che provano la follia di sua nonna».

Sul palco sono intervenuti anche Silvia Ballestra, che ha parlato del suo romanzo La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza), incentrato sulla vita pubblica e privata della partigiana, poetessa e scrittrice; Vincenzo Latronico, autore de Le perfezioni (Bompiani), in cui si racconta la storia di Anna e Tom, una coppia che si mostra perfetta sui social e con gli amici, ma che è in realtà svuotata dalla routine e dalla mancanza di qualcosa la faccia sentire viva e autentica; Romana Petri che, attraverso il suo Rubare la notte (Mondadori), ha ricordato la scoperta delle opere di Antoine de Saint-Exupéry. Non sono mancate le voci di Andrea Tarabbia, autore de Il continente bianco (Bollati Boringhieri); di Andrea Canobbio, che ha presentato il suo romanzo La traversata notturna (La nave di Teseo), dedicato ai genitori; di Maddalena Vaglio Tanet che ha raccontato, con Tornare al bosco (Marsilio), la storia di Silvia, una maestra elementare segnata dal suicidio di una delle sue piccole allieve.

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Catania Book Festival, un momento dell'incontro

Ada D’Adamo, autrice recentemente scomparsa e candidata al Premio Strega con il romanzo Come d’aria (Eliot), è stata rappresentata da Loretta Santini, direttrice editoriale di Eliot: «In Ada ho conosciuto una straordinaria persona. Anche quando racconta le cose peggiori è come se ti tenesse per mano e ti aiutasse ad affrontarle. Racconta anche le storie delle persone che ha incrociato durante questi anni di ospedali, prima per la figlia e poi per sé stessa. Quando veniamo a contatto con storie così drammatiche, ci domandiamo come si possa andare avanti. Bisogna avere la forza di trovare uno spiraglio di luce, un momento di bellezza, e Ada fa questo nel libro: ti accompagna, ti tiene per mano e ti dice di non preoccuparti, perché giorno dopo giorno si può vivere, anche così, anche con quello che forse è il peggio che la vita può riservarti».