Magari

La favola lieve di un mondo al contrario messa in scena dagli studenti Erasmus incanta gli spettatori presenti al Cut. Un omaggio a Valentina Barbagallo, la coordinatrice delle Relazioni internazionali tragicamente scomparsa nei giorni scorsi

Alfio Russo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo

Buffo perché diverte, limpido perché attraverso la risata arriviamo veramente a scoprire la verità e poi giovane per quel tocco di poesia che affascina tutti.

Può essere riassunto così lo spettacolo Magari - Favola lieve di un mondo al contrario, scritto e diretto da Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara di Teatro Lunaria andato in scena lunedì sera al Centro Universitario Teatrale come performance finale del laboratorio teatrale Scena Erasmus.

Protagonisti indiscussi le studentesse e gli studenti, in tutto ventidue, dell’ateneo catanese insieme con gli Erasmus in mobilità provenienti da tutta Europa. E se per alcuni di loro è stata la prima volta ritrovarsi sul palco, per altri, soprattutto per gli italiani, è stato un gradito ritorno in uno spettacolo in cui Paolo, il protagonista, è alle prese con quel peso di ingiustizia che lo assale ogni giorno.

Ma all’improvviso una Fata “svampita” e, soprattutto, «stanca di sentire le lamentele di Paolo», spiegano le registe Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara, «lo porta in una dimensione parallela dove tutto è totalmente al contrario e così capita di vedere giovani laureati in gamba che cercano lavoro o lavori in cui non c'è meritocrazia».

Il protagonista Paolo insieme con la Fata

Il protagonista Paolo insieme con la Fata

«Un testo teatrale che nasce dalla domanda su come potrebbe essere un mondo al contrario, perché c’è un mondo che gira al contrario, e alla fine si arriva alla conclusione che probabilmente sarebbe lo stesso perché gli estremismi non vanno mai bene», aggiungono.

E così tra varie gag frutto di quello schermo deformante che è la realtà – in cui la gente cammina all'indietro, le cascate vanno verso su per le colline, le risate ai funerali e i pianti ai matrimoni, il politico che promette di abolire la notte, il ladro che punta una pistola per regalare un orologio o persone che nascono con le rughe e muoiono bebè e persone che un giorno si svegliano in Australia e il giorno dopo sono catapultati senza saperlo nel piccolo Liechtenstein – si assiste «a questa dimensione parallela dove Paolo, una persona come noi, appunto, riflette su come potrebbe essere e cosa succede in un mondo che va al contrario».  

Il mondo al contrario

Il mondo al contrario

Un “nuovo” mondo in cui tutto sembra funzionare perché nessuno fa domande? Forse, finché Paolo – guidato anche dalla fata trasformata in “Fatino”, con tanto di panino, e dai compagni di viaggio - non è “folgorato” da una Luce parlante che lo costringe a guardare in faccia la Verità, una parola che potrebbe sembrare scomoda, ma che, invece, spinge davvero a chiedersi se non esista un modo più giusto di vivere la realtà.

«Ci si trova, infatti, a calibrare la verità con la trasparenza, con l'etica, con i valori alti e, probabilmente, così si dovrebbe creare una nuova dimensione», spiegano le registe che lasciano all’immaginazione dello spettatore il finale.

«Nei nostri spettacoli c'è sempre un tocco di commedia, si ride attraverso la risata e vogliamo far pensare a chi è in sala, quindi al pubblico, al fatto che veramente c'è un mondo che gira al contrario, ma solo noi, attraverso le nostre azioni, attraverso i nostri pensieri, attraverso la nostra etica, possiamo far sì che le cose vadano diversamente, che è un po' quello che noi facciamo qui in questo progetto», ci tengono a sottolineare Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara.

Paolo e il "Fatino"

Paolo e il "Fatino" del mondo al contrario

«È questo è un mistero perché c'è un finale aperto, ognuno di noi a conclusione dello spettacolo cerca di creare questa nuova dimensione e per questo chiamano a raccolta nello spettacolo maghi, stregoni, scienziati pazzi, ciarlatani che creano questa dimensione, ma alla fine, ed ecco la “bomba finale” ci fa chiedere come è andata». «La domanda che poniamo al pubblico è: Voi come la fareste la vostra dimensione? È lo spettatore che si costruisce il finale», spiegano.

E allora la risposta è proprio in quell’invito di Paolo, alla fine del suo viaggio, allo spettatore di «riconoscere il retrogusto amaro nella comicità, che magari accettare l’ingiustizia è comodo perché opporsi richiede coraggio, ma occorre fare i conti con la verità».

«Nell’ultima scena, infatti, arriva questa boccetta della verità che è l'ingrediente che manca per creare questa nuova dimensione – raccontano le registe -. La verità fa paura, a volte è meglio non dire la verità per paura di essere giudicati, additati o accusati, quindi è meglio stare zitti. E in questo caso gli spettatori si chiedono cosa significa mettere la verità in questo calderone per creare questa dimensione e poi darsi le risposte».

Ed è proprio questo il segreto dello spettacolo che da un lato apre le porte ad un seguito, mentre dall’altro consegna allo spettatore la matita e il foglio bianco per disegnare il proprio finale.

La boccetta del Verità

La boccetta della Verità

I protagonisti

«Sono arrivati timidissimi e poi hanno cominciato a frequentare il laboratorio teatrale, hanno fatto amicizia, hanno preso confidenza e fiducia in sé stessi e anche nel gruppo. Hanno imparato a fidarsi l’uno dell’altro, di questo gruppo e adesso possiamo dire che erano pronti per calcare il palcoscenico», raccontano a fine spettacolo le registe Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara.

«Gli studenti hanno vissuto giorno dopo giorno questo processo di crescita, sia personale, sia formativo, ed è sorprendente rivedere me che ho fatto questo stesso progetto da studentessa Erasmus a Valencia, rivedere le stesse cose che ho vissuto io a livello umano ea livello formativo in loro», precisa Graziana Lo Brutto.

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

«A noi ha commosso il fatto che questi studenti arrivano a Catania senza neanche parlare l'italiano, ma attraverso il teatro intanto imparano a parlare una nuova lingua e anche fluentemente. All’inizio si bloccavano e poi, hanno creato un gruppo, perché l'Erasmus è sì una parentesi bellissima, pazza, straordinaria – raccontano le registe -. E il segreto di Scena Erasmus è proprio questo: far sì che si creino dei rapporti che durano nel tempo, quindi anche con italiani, con persone del luogo scoprendo cose diverse e questo fa sì che Catania, quindi anche la vita culturale di questa città, rimane proprio dentro ognuno di loro».

Gli studenti-attori: Sebastiano Alario, Goksen Avcioglu (proveniente dalla Turchia), Alessia Cavallo, Elena Distefano, Mohammad Munem Shahriar Hossain (proveniente dal Bangladesh), Gaia La Ferla, Paolo Lanza, Samuel Okotako (proveniente dalla Nigeria), Lorenzo Salemi, Giulio Nicola Santovito, Shadi Shahbazi (proveniente dall’Iran), Gonzalo Suàrez Lovelle (proveniente dalla Spagna), Giulia Vetri, Irem Yazicioglu (proveniente dalla Turchia) e Sofia Zappalà dell’Università di Catania.

E ancora Marco Galloy dell’Università di Liegi, Miha Kovac dell’Università di Lubiana, Mathilde Merelli dell’Università Paris - Nanterre, Piet Pache dell’Università di Oldenburg, Emily Rossano dell’Università di Edinburgo, Anita Yrr Taylor dell’Università dell’Islanda e Ariane Urban dell’Università di Vienna.

Le studentesse e gli studenti protagonisti dello spettacolo teatrale

Le studentesse e gli studenti protagonisti dello spettacolo insieme con la prorettrice Francesca Longo e le registe Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara

A ringraziare le studentesse e gli studenti protagonisti dello spettacolo, tra gli applausi del pubblico presente in sala e numerosissimi anche in diretta streaming, è stata la prorettrice Francesca Longo dell’Università di Catania che ha evidenziato «l’importanza di questo progetto che permette di far conoscere e crescere i giovani tra loro».

E un ringraziamento particolare la prof.ssa Longo lo ha rivolto alle due registe, Graziana Lo Brutto e Chiara Seminara, «per averci fatto scoprire in questi anni un progetto che è diventato nel tempo una importante opportunità per gli studenti dell’ateneo, in particolar modo per gli Erasmus, e che ormai rappresenta una best practice del progetto Eunice - European University e della nostra università».

In ricordo di Valentina Barbagallo

Lo spettacolo - promosso nell'ambito del Programma Erasmus+ e delle attività realizzate da Unict in qualità di Ateneo partner dell'alleanza europea Eunice - European University – è stato preceduto dagli interventi della prof.ssa Lucia Zappalà, delegata all’Internazionalizzazione, e da Susanna Amante, quest’ultima rappresentante dell’Eunice Student Advisory Board. Insieme con la regista Chiara Seminara e con la coordinatrice dell’Area per la Comunicazione, Laura Vagnoni, davanti alla sedia vuota, posizionata in mezzo alla sala, hanno ricordato la dott. Valentina Barbagallo scomparsa tragicamente il 19 maggio scorso.

Prima dello spettacolo è stata ricordata la figura della coordinatrice dell’UO Relazioni internazionali dell’Università di Catania e anche del progetto Scena Erasmus.

«Una persona solare, piena di vita, energica, appassionata del suo lavoro e perno fondamentale del progetto Erasmus e Eunice – hanno detto all’unisono -. Proprio dello scambio culturale ne aveva fatto, non solo un lavoro, ma uno stile di vita, sempre con disponibilità e con il sorriso. Amava lavorare e circondarsi di giovani accompagnandoli sempre nel loro cammino formativo e anche personale. Oggi avrebbe riso insieme con noi e adesso ci auguriamo solo di portare avanti come merita il suo lavoro. Ci manchi molto Valentina».

Un momento del ricordo di Valentina Barbagallo

Un momento del ricordo di Valentina Barbagallo

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