Minorenni, famiglia e migranti

Al Dipartimento di Giurisprudenza un ciclo di seminari sul diritto e sulle riforme possibili. Nel primo incontro è stato affrontato il tema della giustizia riparativa e del decreto Caivano

Chiara Aiello

Minorenni, famiglia, migranti: quali riforme per quale giustizia è il titolo del ciclo di seminari organizzati dal Centro di ricerca sulla giustizia dei minori e della famiglia “Enzo Zappalà”, in collaborazione con il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania.

Coordinati dal prof. Angelo Zappulla e dall’avv. Serena Cantale, il primo di questi eventi - Dalla giustizia riparativa al decreto Caivano: il processo penale minorile tra contrastanti tensionisi è svolto venerdì scorso a Villa Cerami, sede del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, ed ha avuto come motivo di dibattito le principali tematiche teorico-applicative delle delicate riforme in materia di giustizia minorile. In tutto saranno gli eventi in programma fino al prossimo 17 maggio.

Ad aprire i lavori è stato il prof. Salvatore Zappalà, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza. «Mi fa molto piacere questa collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Catania perché stiamo intensificando l’attività e l’idea di organizzare cicli di seminari formativi che si intersecano con la formazione dell’ordine – ha spiegato -. Sicuramente è un’attività alla quale diamo massima disponibilità e che contribuisce anche ad arricchire la didattica universitaria. Questa collaborazione è stata sperimentata già su varie iniziative e speriamo possa ripetersi anche su altri temi e altri settori».

La direttrice del centro di ricerca, la prof.ssa Vania Patanè, si è soffermata «sul tema particolarmente rilevante in quanto intercetta due profili che sono stati toccati da riforme recenti e per la prima volta in maniera sistematica, ovvero la giustizia riparativa, una modalità alternativa di gestione del conflitto che in ambito minorile impone l’applicazione di garanzie ulteriori rispetto a quelle già declinate in maniera molto puntuale dal decreto legislativo 150 del 2023 e poi il decreto Caivano».

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

«Si tratta di misure di emergenza al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla criminalità minorile e misure per la sicurezza giovanile in ambito disciplinare, quindi un intervento normativo abbastanza eterogeneo che fa comprendere come in questo settore non si possa utilizzare sempre un approccio soft nei confronti di problematiche in cui vengono coinvolti minori, ma bisognerebbe adoperare risposte che possano essere percepite dal minore come una forma di reazione alla trasgressione di un precetto penale», ha aggiunto.

Ad introdurre i lavori è stato il prof. Angelo Zappulla, docente di Diritto processuale penale dell’ateneo catanese, che ha sottolineato le questioni interpretative sollevate dal decreto Caivano. Tematiche legate fortemente anche ai tanti gravi fatti di cronaca ormai costantemente all’attenzione non solo degli operatori del diritto, ma dell’intera opinione pubblica, sempre più allarmata, in modo particolare proprio in contesti territoriali come quello catanese, dalla grave ‘emergenza’ di una criminalità minorile, operante in modo autonomo e a seguito di un sempre maggiore sfruttamento delle locali organizzazioni criminali.

A seguire, entrando nei dettagli del tema, Orazio Longo, sostituto Procuratore della Repubblica al Tribunale per i minorenni di Catania, ha evidenziato alcuni dei punti chiave del decreto Caivano.

«Di recente si è intervenuto, in diversi punti della giustizia penale minorile, con il decreto legge 123 del 2023 convertito nella legge 159, il cosiddetto decreto Caivano – ha spiegato -. Tramite quest’ultimo vi è la possibilità di anticipare l’avvio di del percorso di rieducazione e recupero sociale del minore alla fase di indagine, per far sì che la risposta, anche nell’ambito del processo penale, sia immediata, sia il quanto più possibile vicina al fatto. Dunque, la definizione anticipata del procedimento con un percorso di reinserimento e rieducazione accessibile anche in fase di indagine può essere accolta con estremo favore».

La prof.ssa Vania Patanè in un momento del suo intervento

La prof.ssa Vania Patanè in un momento del suo intervento

«Uno degli interventi che il decreto Caivano ha introdotto si ricollega ad una rilevante attività che l’Ufficio di Procura di Catania ha avviato negli ultimi anni, stando anche alla particolare attenzione data alla tematica, ovvero quella della dispersione e dell’abbandono scolastico che rappresenta una fetta fondamentale del lavoro e dell’intervento in sede civile – ha detto in chiusura di intervento -. A fronte dell’introduzione dell’articolo 153 per l’osservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori, l’ufficio della procura ha avvitato diversi protocolli con uffici scolastici provinciali».

L’avv. Corrado Adernò del Foro di Catania, dopo i saluti del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Antonino Guido Distefano, ha posto la lente sulla giustizia riparativa e su come quest’ultima sia vista in Italia.

«La giustizia riparativa è ancora troppo giovane per essere applicata nel nostro ordinamento, occorrerà un po’ di tempo per fare in modo venga vista e applicata come un vero obiettivo per reintegrare la vittima» ha detto.

«Chi è la vittima? Quest’ultima è sostanzialmente qualificata dal nostro codice e, nonostante a livello amministrativo siano compresi anche i familiari, normalmente sono le persone offese, danneggiate; ma è possibile porre in essere un programma giustizia riparativa nei reati senza vittima? Ad esempio per quanto riguarda i reati di spaccio di droga? La Corte d’Appello di Milano il 12 luglio 2023 ha ritenuto di no evidenziando che non è ontologicamente ipotizzabile un dialogo di alcun tipo mancando la parte con cui intrattenere tale dialogo», ha proseguito l’avv. Corrado Adernò.

Da sinistra verso destra: la prof.ssa Vania Patanè, il prof. Angelo Zappulla, il dott. Orazio Longo e l'avv. Corrado Adernò

Da sinistra verso destra: la prof.ssa Vania Patanè, il prof. Angelo Zappulla, il dott. Orazio Longo e l'avv. Corrado Adernò

«Non condivido pienamente questa decisione della Corte d’Appello di Milano – ha affermato l’avv. Adernò – per diverse ragioni. La prima è legata all’articolo 44 che prevede come la giustizia riparativa sia per tutti i tipi di reato, senza alcuna preclusione; la seconda è relativa al fatto che non è il giudice che deve decidere, è il mediatore che deve fare il programma sulla base del fatto, verificando se è possibile o meno porre in essere il programma giustizia riparativa; la terza si basa sull’articolo 42 che si rivolge alla vittima, alla persona sospesa, ma anche ad altri soggetti appartenenti alla comunità. Dunque anche per i reati senza vittima è possibile un programma giustizia riparativa. A tal proposito, il tribunale sorveglianza di Lecce con ordinanza del 18 dicembre del 2023 lo ha ritenuto possibile».

L’incontro è stato arricchito da un denso dibattito che ha coinvolto numerosi partecipanti, appartenenti non solo all’accademia, all’avvocatura e alla magistratura (anche nella sua componente non togata), ma anche al variegato mondo degli operatori sociali che ruotano intorno al recupero educativo dei minorenni devianti, in particolare mediatori, assistenti sociali ed educatori penitenziari.

I prossimi incontri in programma sono previsti per il 16 febbraio, La tutela giuridica delle persone migranti alla prova della l.n. 50/2023: criticità e prospettive; il 14 marzo, La tutela del minorenne nel nuovo rito uniforme per la famiglia: il piano genitoriale, l'assegno di mantenimento, l'attuazione dei provvedimenti sull'affidamento; il 19 aprile, La tutela processuale delle vittime minorenni: fra violenza familiare, bullismo e abusi sessuali; il 17 maggio, Il nuovo rito uniforme per la famiglia: il regime delle preclusioni, il cumulo di domande e il sistema della connessione.