A Catania la festa siciliana del contrabbasso: un appuntamento che, al suo secondo anno, si consolida ancora di più, promettendo sviluppi in futuro
Il Centro Universitario Teatrale dell’ateneo catanese ha ospitato nei giorni scorsi la seconda festa del contrabbasso, un’occasione unica in Sicilia per celebrare lo strumento attorno cui è nata la storia di Vincenzo e Antonio Scontrino.
La nuova edizione dell’evento, inserito nel più ampio programma di Contrappunto – Festival Internazionale Antonio Scontrino, è stata curata ancora una volta da Nicola Malagugini, primo contrabbassista del Teatro Massimo Bellini di Catania, con il supporto dell’associazione Areasud, sostenitrice fedele dell’ambizioso progetto dedicato al musicista trapanese.
In repertorio, musiche di Mozart, Händel e Bottesini, ma anche brani di tradizione popolare come Yankee Doodle, eseguiti da un gruppo eterogeneo di musicisti, la più piccola dei quali ha soli nove anni.
A dispetto delle diverse età, questa bass band si muove sinergicamente sulla scena, con il desiderio di trasmettere la passione condivisa per il proprio strumento. Un interesse sincero e spontaneo, il loro, che non pone barriere tra chi della musica ne ha già fatto un mestiere e chi, ancora giovane, ne sta scoprendo le infinite possibilità.
La bass band al completo
Nicola Malagugini li introduce, raccontando brevemente alcuni dei loro percorsi: «F., che è mio amico, viene dal Venezuela e ha da poco concluso i suoi studi qui in Sicilia». Continua, scommettendo con orgoglio sui più piccoli: «Non si raccoglie se non si semina! E. ha iniziato a studiare con me nel gennaio di quest’anno e già fa parte di un quartetto».
I suoi studenti lo ascoltano mentre parla: ad alcuni cade goffamente l’archetto; altri, più seriosi, impugnano lo strumento quasi fosse uno scudo. Cercano conferme negli occhi del loro maestro, ma lasciano pure intendere che, in un modo o nell’altro, sono in grado di cavarsela da soli.
A riempire significativamente gli intermezzi tra i singoli pezzi della scaletta sono gli interventi di carattere divulgativo del maestro Malagugini, volti a offrire anche una conoscenza teorica dello strumento protagonista della serata.
Si sofferma sui topoi che storicamente hanno definito il timbro scuro del contrabbasso: «Sorrido perché molte musiche per contrabbasso sono elegia, cioè musica da funerale. Il suono grave del contrabbasso ha ispirato nel tempo numerosi compositori, soprattutto tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento», spiega il maestro.
I giovani della formazione
In questo continuo alternarsi di formazioni, dal duo al sestetto, la scena si trasforma, costituita da contrabbassi disposti orizzontalmente e da altri eretti, tutti di diversa dimensione. «Ciascun contrabbasso deve adattarsi alla corporatura di chi lo suona», racconta Nicola Malagugini. Tenendo stretto a sé il proprio strumento, un tempo appartenuto ad Antonio Scontrino, il maestro descrive il lavoro attento e minuzioso che i liutai svolgono nelle loro botteghe, luoghi da visitare per chi desidera conoscere il processo creativo degli strumenti ad arco.
È proprio con la formazione più numerosa, il sestetto, che si conclude la serata. «Chi viene a un concerto deve rimanere con la voglia di sentire altra musica. Quindi noi speriamo di aver suscitato della curiosità per questo strumento musicale», spiega il maestro. Il congedo finale del direttore artistico segna il termine di un evento riuscito in cui la musica è anzitutto mezzo attraverso il quale promuovere un dialogo tra realtà apparentemente distanti, ma complementari.
«È così bello vedere gli adulti che fanno altri mestieri e che, per qualche motivo, iniziano a suonare uno strumento – racconta -. Magari a cinquant’anni riescono a entrare nel progetto e vengono presi da un’emozione tale da diventare quasi maniaci, nel senso che la musica diventa la loro vita! E anche se fanno gli infermieri, anche se fanno i soldati, anche se fanno gli psicologi, vedere come la musica riesce a ridare un gusto alla loro vita, seppure i loro mezzi tecnici siano limitati, è molto bello per me».
In primo piano, il maestro Nicola Malagugini
«Vederli partecipare di una bellezza più grande, in cui ciascuno di loro offre il proprio contributo, è fondamentale, perché capisco quanto sia importante il mio lavoro – spiega Nicola Malagugini -. Si tratta di qualcosa che può cambiare la vita delle persone. Trovare stimoli per studiare, ingannare l’abitudine… Sarebbe incredibile ampliare ancor di più questo progetto!».
La distinzione tra professionisti e amatori raramente ha favorito un punto d’incontro: chi coltiva la propria passione al di fuori del contesto lavorativo spesso dà vita ad attività autentiche – come osservava Benjamin Britten, compositore britannico che pochi giorni fa avrebbe compiuto centoundici anni – ma queste sono spesso poco riconosciute come contributi significativi per la società. In passato, il cantautore e medico Enzo Jannacci ha incarnato entrambe le dimensioni, andando contro l’opinione comune.
Forse, oggi, basterebbe fare un passo indietro per ricordare le ragioni semplici, eppur profonde, che in principio ci hanno fatto avvicinare alla musica, quando ancora nessun retropensiero condizionava la nostra passione.