Noi non siamo come loro

Speranza e lotta per la legalità nelle parole di Roberta Gatani e di Luciano Traina all’Etnabook festival 2023 

Maria Chiara Spedalieri

I libri sono fatti per narrare storie e ciò che hanno raccontato Roberta Gatani e Luciano Traina è una storia vera, vissuta, fatta di dolore, ma anche di speranza verso il futuro.

Un futuro che parte dai giovani, dalle nuove generazioni. Il loro messaggio non è rimasto inascoltato: è stata una sala piena di studenti e di giovani quella che il 22 settembre scorso ha accolto i due autori, ospiti – nell’ambito dell’edizione 2023 del festival Etnabook – della rassegna #EtnarStar Social.

Con loro - nell'Auditorium "Concetto Marchesi" del Palazzo della Cultura - hanno dialogato Debora Scalzo (scrittrice, sceneggiatrice, regista e promotrice della rassegna) e Mario Giarola (doppiatore, cantante e produttore cinematografico), per ricostruire le idee e i percorsi che hanno portato gli autori alla pubblicazione di due libri realizzati per ricordare le vittime della strage di via d’Amelio.

«Cinquantasette giorni. Ti porto con me alla casa di Paolo (Iod Edizioni, 2023) nasce in occasione del trentennale dalla strage e dal tentativo di non far morire Paolo ogni 19 luglio», ha dichiarato Roberta Gatani, nipote del giudice Borsellino e direttrice della Fondazione La Casa di Paolo.

«È un percorso in cui mio zio rivive in quella casa, grazie ai ragazzi che oggi la animano e a cui cerchiamo di dare opportunità diverse in quel quartiere dove Paolo e Giovanni sono cresciuti e dove non tutti hanno potuto scegliere la strada della legalità», ha proseguito l’autrice riferendosi al libro.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Diversa è la testimonianza di Luciano Traina, autore di Vi abbraccerei tutti (Albatros, 2021) e fratello dell’agente di scorta Claudio Traina, anch’egli morto durante la strage del 19 luglio 1992.

Il racconto dell’autore è vivo, cruento, fatto non solo di emozioni, ma anche di sensi. Quei sensi che lo hanno accompagnato in via d’Amelio dopo poche ore dall’attentato e che hanno fissato nella sua memoria immagini che mai dovranno essere dimenticate nel corso della storia.

«Sotto i piedi sentivo lo scricchiolio dei vetri andati in frantumi. Intorno a me tutto era nero e pieno di fumo, l’unica cosa colorata che vedevo era l’acqua che i pompieri gettavano per spegnere gli ultimi fuochi, un’acqua colorata di rosso a causa del sangue», ha raccontato Traina.

Tra il pubblico, una delle ascoltatrici ha chiesto il motivo della scelta di un titolo così particolare e la risposta ha fatto sorridere tutti: «Ogni anno – ha spiegato l’autore – per la commemorazione del 19 luglio, la piazza si riempie di persone che ci tengono a ricordare e a sostenerci nella lotta per la giustizia e, ogni anno, sul palco le ringraziamo e mi ritrovo sempre a dire: “Vi abbraccerei tutti”. Ma non mi limito solo a dirlo, lo faccio anche, scendendo dal palco e abbracciando tutte quelle persone, che sono venute da ogni parte d’Italia».

Alcune copie del libro "Vi abbraccerei tutti"

Alcune copie del libro "Vi abbraccerei tutti"

All’incontro ha preso parte – in collegamento – anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice, per rivolgere un invito alla legalità alle studentesse e agli studenti presenti in sala attraverso il racconto di uno degli ultimi momenti di vita di Paolo legato alla stesura di una lettera in risposta ad alcuni ragazzi di un liceo, in cui Borsellino scrisse di confidare nella speranza dei giovani, consegnando loro il testimone della sua lotta, come se fosse consapevole del destino che lo attendeva a breve.

Nel corso dell’evento è stato presentato anche il trailer del docufilm diretto da Debora Scalzo, Paolo vive, realizzato attraverso il montaggio di interviste e ricostruzioni storiche, per mantenere viva la memoria di chi ha cercato di lottare contro un sistema duro a crollare.

A chiusura dell’incontro, infine, Roberta Gatani, Luciano Traina e Salvatore Borsellino sono stati insigniti della Menzione Speciale sulla Legalità, assegnata ogni anno dal festival a chi si impegna in prima persona nella lotta contro tutte le forme di sopruso e di prevaricazione sociale.

Il messaggio che questo evento ha lasciato è quello di non mollare e di continuare a lottare per ciò che è giusto, per far sì che il lavoro e il sacrificio di chi ha lottato contro la mafia non siano vani ma abbiano una forte eco all’interno della nostra società, per ricordare che se ognuno di noi, nel suo piccolo, facesse qualcosa per migliorare il mondo in cui viviamo, allora tutto potrebbe cambiare.