Pitture in viaggio

Inaugurata la mostra nel museo della fabbrica del Monastero dei Benedettini in occasione del festival “Archivissima” per valorizzare e far conoscere le ricchezze conservate negli archivi storici al grande pubblico

Allegra Francesca Hardt
Pitture in viaggio
Un momento dell'intervento della direttrice del Disum, la prof.ssa Marina Paino
Alcuni panel della mostra
Un momento della presentazione

Anche al Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini si è dato avvio alla Notte degli Archivi, alla quale su tutto il territorio nazionale hanno partecipato più di 400 istituzioni, con 150 nuove adesioni rispetto allo scorso anno e 150 eventi per riportare alla luce le ricchezze degli archivi che, da sempre, sono fonti di storie eccezionali.

Seguendo il tema scelto quest’anno da Archivissima, il Carnet de Voyage, gli studenti e le studentesse tirocinanti del Dipartimento di Scienze umanistiche hanno realizzato una mostra dal titolo Pitture in viaggio, la mostra delle mostre. Un viaggio nell’archivio del museo della fabbrica

Un’esposizione per accompagnare i più curiosi come attraverso un viaggio nel tempo, grazie ad articoli di giornale, cataloghi e locandine conservati nell’archivio, preziosi materiali che tengono viva la memoria delle mostre avvenute negli spazi espositivi del monastero tra il 1982 e il 1989. 

I documenti convivono con le novità del mondo digitale, grazie anche al profilo Instagram Nottedegliarchivict e il canale YouTube di Officine Culturali curati dagli studenti del corso di laurea triennale in Scienze e lingue della comunicazione e del corso di laurea magistrale in Comunicazione della cultura e dello spettacolo del Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania e seguiti dalla docente Claudia Cantale, ricercatrice in Sociologia dei Processi culturali e comunicativi, e da Giovanni Sinatra, responsabile della comunicazione di Officine Culturali. 

Visitatori presenti alla mostra

Visitatori presenti alla mostra

Con la proposta di quiz e di post con foto dell’edificio dai primi anni ’30 del Novecento al 1977, i follower di queste pagine social hanno avuto la possibilità di scoprire quale fosse l’aspetto del Monastero prima degli interventi di ristrutturazione ideati e seguiti dal grande architetto e urbanista Giancarlo De Carlo

Ai quiz sono state affiancate interviste rivolte a docenti, studenti e studentesse, e ai visitatori provenienti da diverse parti d’Italia. Il risultato delle videoriprese è stato montato e proiettato nelle giornate del 9 e 10 giugno all’interno dei locali delle cucine del Monastero. 

Alcune studentesse del corso di laurea in Storia dell’arte e beni culturali, in particolare, sono riuscite a far convivere il digitale con una mostra ‘in presenza’, guidate dalla docente Federica Santagati, associata di Museologia e critica artistica e del restauro. 

Partendo dalla mostra del 1982 su Antonello da Messina, passando poi alle vicissitudini della mostra di Jean Houel, alla straordinaria esposizione di Lucania 61, capolavoro pittorico di Carlo Levi, la prima sala si chiude con un pannello che racchiude le locandine delle quattro mostre insieme a un’altra, contro la violenza sulle donne, tenutasi l’8 giugno del 1989. 

Un momento dell'intervento della docente Claudia Cantale

Un momento dell'intervento della docente Claudia Cantale

E ancora tramite il corpo centrale delle Cucine del monastero si giunge a un’altra sala che ospita una selezione di locandine e articoli di giornale che accompagnano il visitatore in un veloce viaggio che, iniziando da una mostra archeologica su Creta antica, ripercorre le esposizioni su Capuana, Verga e De Roberto fotografi, sui bozzetti di costumi e stampe delle opere belliniane, sul teatro dialettale e sulla figura di Michele Rapisardi nelle collezioni catanesi. 

Come affermato da Claudia Cantale «il tirocinio ha permesso ai ragazzi di avere un primo approccio alle fonti archivistiche come materiale per la comunicazione della cultura e lo scopo dei docenti è stato quello di consegnare un metodo di creazione dei contenuti», in quanto, continua la professoressa, «nell’archivio sono presenti gli ingredienti per costruire la storia, e la storia la costruiscono loro, ovvero gli studenti e, più in generale, i professionisti della comunicazione».

Seguendo la tipologia question&answer, utilizzata dai tirocinanti sulle pagine social, e ponendo domande a ragazzi, ragazze e docenti, è emerso che questa iniziativa ha posto in luce varie opportunità: in primis ha permesso ai ragazzi di conoscere meglio la storia della propria sede universitaria e, attraverso un lavoro sinergico tra gli ambiti comunicativo e organizzativo, ha dato loro la possibilità di avvicinarsi alla cultura non solo come momento formativo, ma anche lavorativo.

Un momento della presentazione della mostra

Un momento della presentazione della mostra

Cos’è che sta permettendo agli archivi di allontanarsi dall’idea di luogo polveroso e vuoto, avvicinandoli al pubblico? Secondo la prof.ssa Claudia Cantale, gli archivi sono tornati in auge perché noi tutti «abbiamo bisogno di storie, è una necessità umana; e la necessità di elaborare storie nuove ci porta all’interno di questi spazi, spazi che ci permettono di avere materiali grezzi, ingredienti per formulare qualcosa di nuovo su cui lavorare».

Alla stessa domanda risponde anche la prof.ssa Federica Santagati precisando che «la storia è un argomento interessante e gli archivi sono scrigni di storia, nel periodo storico che stiamo vivendo c’è questo interesse di tornare alle proprie origini». «Gli uomini collazionano perché, come spiega Freud, hanno paura di morire quindi cercano di riappropriarsi delle proprie radici» ha aggiunto.

Sul tema è intervenuto anche Giovanni Sinatra che ha indicato nella «voglia di riscoprire le memorie» la risposta al quesito. «Officine Culturali cerca di lavorare sul futuro pescando dal passato – ha aggiunto - è fondamentale che i documenti e le storie non restino chiuse, ma che diventino frutto di progettazione e ricerca nell’ambito della terza missione per trovare i linguaggi giusti per raccontare i luoghi e le persone che li hanno vissuti».

Questo appuntamento con “La notte degli archivi 2023” si conclude quindi con un arricchimento generale, di studenti e studentesse, giovani studiosi e studiose, docenti universitari e visitatori, con la speranza di future collaborazioni con archivi del territorio allo scopo di continuare questo viaggio nella storia e non perdere di vista le nostre origini.