Musei accessibili e inclusivi

Presentato alla Galleria Bellomo di Siracusa il progetto pilota Vis. In. Mus.A 

Mariano Campo
Un momento della presentazione del progetto
In foto da sinistra Rita Insolia, Rita Valenti e Paolina Mulè
Un momento della presentazione del progetto
Un momento della presentazione del progetto

Ridefinire il concetto stesso di museo, trasformandolo in uno spazio inclusivo, partecipativo e tecnologicamente all’avanguardia. È questo uno degli obiettivi principali dell’iniziativa VIS in MUSA – Visibile e Invisibile: percorsi interdisciplinari per una fruibilità diffusa dei beni museali, esito finale di un ampio progetto di ricerca e inclusione culturale nato dalla collaborazione tra i dipartimenti DICAr e DiSFor dell’Università di Catania e la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa e finanziato nell’ambito del piano di ateneo Piaceri 2020-22, con principal investigator le professoresse Paolina Mulè e Rita Valenti.

Nella magnifica cornice di Palazzo Bellomo, nel centro storico del capoluogo aretuseo, si è svolto nei giorni scorsi l’evento di presentazione del nuovo allestimento permanente “tattile-narrativo”, realizzato grazie allo sviluppo di un protocollo operativo innovativo che coniuga le esigenze della conservazione con quelle dell’accessibilità, offrendo nuovi modi di interazione tra pubblico e patrimonio. Ad inaugurare l'allestimento, insieme con le docenti Paolina Mulè e Rita Valenti, anche la direttrice dell Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, Rita Insolia.

L’allestimento di Vis.In.Musa realizzato dal gruppo di ricerca del DICAr si presenta come un percorso multisensoriale all’interno del museo, dove modelli tattili e dispositivi audio-narrativi di prossimità restituiscono forma e voce a opere spesso inaccessibili. Alcune appartengono alle collezioni esposte, altre provengono dai depositi – e dunque tradizionalmente escluse dal circuito della fruizione museale – o, ancora, sono ricostruzioni di opere perdute. L’esperienza museale, quindi, si arricchisce di nuovi linguaggi e strumenti, diventando accessibile anche ai visitatori con disabilità visive, ma non solo: ogni visitatore può beneficiare di un coinvolgimento più profondo e personale.

In foto da sinistra Rita Insolia, Rita Valenti e Paolina Mulè

In foto da sinistra Rita Valenti, Rita Insolia e Paolina Mulè

Un museo, quindi, che si può toccare, ascoltare, comprendere. L’arte, spesso considerata appannaggio esclusivo della vista, si fa qui materia da esplorare con le mani, da ascoltare e, soprattutto, da comprendere nel suo contesto, nella sua storia e nella sua dimensione affettiva. L’uso delle tecnologie digitali, in particolare della stampa 3D e dei supporti audio interattivi, diventa un mezzo per raccontare il patrimonio in modo più democratico e inclusivo, un archivio della memoria che rende di fatto visibile una parte di patrimonio non più visibile, perché scomparso, perché non esposto, perché silenzioso.

Nel corso del convegno che si è svolto nei giorni scorsi, sono stati illustrati alcuni dei progetti che incarnano i principi di accessibilità e inclusione realizzati dal Laboratorio della Rappresentazione La.Ra. della SDS di Siracusa. Per esempio, attraverso modelli ricostruttivi tridimensionali, è stata fatta rivivere una struttura ormai scomparsa come la Basilica di Santa Lucia di Mendola, restituendo un frammento del patrimonio architettonico cittadino.

È stato altresì intrapreso un viaggio nell’iconografia medievale attraverso modelli 3D di stemmi nobiliari e gentilizi di Siracusa, pensati per la lettura tattile e capaci di raccontare un intero universo simbolico spesso trascurato. Opere pittoriche come la Madonna che allatta e la Santa Lucia con lo Stemma della Regina Isabella vengono reinterpretate tramite repliche tattili e supporti audio, offrendo una lettura sensoriale e narrativa anche a chi non può vederle.

Un momento della presentazione del progetto

Un momento della presentazione del progetto

Questi progetti non si limitano, dunque, a una mera riproduzione fisica delle opere, ma offrono un approccio educativo e immersivo che mira a coinvolgere tutti i pubblici, rendendo la visita al museo un’esperienza culturale condivisa e partecipativa.

Un altro aspetto da sottolineare è il modello didattico interdisciplinare sviluppato dal team di ricerca del DISFor. La sessione dedicata ha infatti offerto spunti preziosi sul ruolo educativo del patrimonio culturale, con interventi su temi come l’intenzionalità pedagogica nella fruizione museale, le esigenze dei caregivers nella mediazione culturale e l’approccio neurodiverso all’arte, facendo emergere una visione del museo non più come luogo statico di conservazione, ma come spazio dinamico di apprendimento e relazione. Un luogo capace di accogliere tutti, indipendentemente dall’età, dal livello di istruzione, dalle abilità fisiche o cognitive, rendendo effettiva quella “sostenibilità culturale” tanto auspicata nelle agende strategiche nazionali e internazionali.

Un luogo che necessita di potenziare l’offerta educativa e di individuare le competenze richieste agli operatori museali e ai docenti per consentire la fruizione delle opere museali a pubblici diversificati. Musei multisensoriali che devono diventare delle vere e proprie aule didattiche decentrate per tutti e per ciascuno. Attraverso l’uso consapevole delle tecnologie e la sinergia tra competenze umanistiche e scientifiche, il progetto Vis. In.Mus.A dimostra come l’accessibilità e l’inclusione non siano più opzioni, ma requisiti fondamentali per una cultura davvero democratica.

Un momento dell'inaugurazione

Un momento dell'inaugurazione

Inoltre, si inserisce perfettamente nel quadro delle attività di Terza Missione dell’Università di Catania, contribuendo in modo concreto alla diffusione di pratiche inclusive e alla valorizzazione del patrimonio come bene comune. Al tempo stesso, risponde alle linee guida del Consiglio d’Europa e dell’Unesco in materia di accesso equo alla cultura, sottolineando come l’inclusione non sia solo un diritto, ma anche un’opportunità per arricchire la società nel suo complesso.

Per queste ragioni, il percorso tracciato a Siracusa rappresenta un modello replicabile e adattabile, un punto di riferimento per il futuro della museologia inclusiva: in altre parole, il manifesto di un nuovo modo di concepire il museo: come uno spazio aperto, sensibile, connesso con il presente e attento ai bisogni di ogni persona. Un museo che racconta “i saperi”, stimola i sensi e accoglie ogni visitatore.

Un momento della presentazione del progetto
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