A Villa Cerami esperti universitari, magistrati e avvocati a confronto sui temi legati all’efficienza e all’uso delle nuove tecnologie
Efficienza, qualità e nuove tecnologie sono la nuova e auspicabile frontiera della Giustizia amministrativa, legata a una prestigiosa tradizione passata ma chiamata a confrontarsi con le sfide imposte, ad esempio, da algoritmi e intelligenza artificiale, che – fatta salva la sacralità del diritto – possono certamente introdurre sostanziali innovazioni finalizzate all’efficacia della giurisprudenza, garantendo procedimenti rapidi e più equi per i cittadini e il tessuto sociale, economico ed istituzionale.
Questi i temi affrontati nel corso del convegno dal titolo Prospettive della Giustizia amministrativa che si è tenuto giovedì e venerdì nella sede del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, promosso nell’ambito del Piano per la ricerca di Ateneo PiaCeRi “Nuovo diritto, robotica e algoritmi”.
Per due giorni l’aula magna di Villa Cerami ospiterà docenti universitari, alti esponenti della magistratura amministrativa e dell’avvocatura, per delineare i mutamenti e le opportunità che potranno nascere da obiettivi come l’automatizzazione dei processi giuridici in funzione dell’accelerazione della gestione dei casi e della riduzione del carico di lavoro, l’analisi dei dati attraverso l’intelligenza artificiale da applicare alla disamina delle prove e alla previsione delle decisioni giuridiche o ancora l’acquisizione delle nuove competenze tecniche da parte di tutti gli operatori.
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
«Siamo qui – ha esordito il direttore del dipartimento Salvatore Zappalà, che ha aperto la sessione inaugurale insieme al rettore Francesco Priolo, al vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Catania Luigi Edoardo Ferlito e al presidente della Camera amministrativa siciliana Giampiero De Luca – per riflettere su come innestare gli elementi dell’innovazione su una forte e importante tradizione giuridica, valorizzando la dimensione collaborativa con gli ordini professionali e raccogliendo la sfida ad essere presenti nella società».
Quasi un messaggio motivazionale l’introduzione del rettore Francesco Priolo: «I cambiamenti che stanno investendo la società tutta – ha osservato -, riguardano anche il mondo della giustizia, chiamato a proiettarsi in una dimensione futura. L’Intelligenza artificiale è solo l’inizio di una grande trasformazione, ma non dobbiamo attenderla con timore: con la stessa forza con cui abbiamo cavalcato i cambiamenti procedenti, dobbiamo prepararci a guidarla e a cogliere le occasioni che possano rendere la giustizia amministrativa più efficiente e vicina ai cittadini».
Il filo conduttore dell’assise è stato illustrato dal prof. Giovanni Fabio Licata, docente di Diritto amministrativo nell’Università di Catania e delegato del rettore al patrimonio, all’edilizia e ai contratti: «Oggetto della riflessione è il sistema della giustizia amministrativa nel suo complesso, sia riguardo gli aspetti legati alla tecnica processuale, come effettività e tutele, sia questioni più ampie come l’applicazione dei precedenti giurisprudenziali, l’organizzazione della giustizia amministrativa sino alla sua possibile strutturazione in un’ottica di servizio».
I presenti alla seconda giornata di lavori
Temi, insieme a quelli legati alla formazione giurisprudenziale, su cui è intervenuto anche il presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino: «La giustizia amministrativa – ha detto Corradino – si trova su frontiere completamente nuove: se è vero che la maggior parte dell’area affidata ai giudici amministrativi può ancora essere giudicata secondo i criteri tradizionali, c’è tuttavia un’area dei procedimenti amministrativi e dell’attività della pubblica amministrazione che è fortemente dominata dalla tecnologia più avanzata e in particolare dall’intelligenza artificiale. C’è pertanto da chiederci quale è oggi il ruolo del giudice e se gli strumenti oggi a sua disposizione siano adeguati o meno a queste nuove frontiere».
«L’effettività della tutela – ha concluso l’alto magistrato – è la questione più delicata in assoluto. Le recenti riforme ci assegnano la possibilità di aiutare il cittadino, tutelare i suoi diritti fondamentali e la stessa economia, dando veloci risposte alle esigenze delle imprese e dei cittadini: oggi si arriva in un anno alla sentenza. La riduzione dell’arretrato da parte del Consiglio di Stato e di tutti i Tar italiani, molto significativa rispetto al passato, è quindi il segno più importante dell’effettività della tutela».
Un momento dell'intervento di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino
A seguire il prof. Marcello Clarich dell’Università di Roma “Sapienza” si è soffermato sulla giurisdizione, sui diritti speciali e sulla qualità delle sentenze.
«La giurisdizione sulla tutela del ricorrente ancora oggi rappresenta una problematica aperta nel sistema giustizia italiano e il più delle volte si finisce per ricorrere alle sezioni unite della Cassazione solo per sapere se la domanda andava proposta al giudice ordinario o al giudice amministrativo. Si tratta di un nodo fondamentale che ancora oggi dottrina e giurisprudenza non hanno risolto», ha spiegato il docente.
Sui diritti speciali il prof. Garich ha evidenziato come la «proliferazione di questi abbia rallentato i tempi della giustizia» e, inoltre, ha “consigliato” la «riduzione dei riti del diritto amministrativo solo a quello ordinario ovvero quello che tutti consideriamo la “regola” del processo, mentre il rito speciale è, all'opposto, l'eccezione». Per il docente la strada da seguire è quella di «rendere il sistema della giustizia amministrativo quanto più semplice possibile».
Il prof. Marcello Clarich
E, sul terzo punto, la qualità delle sentenze, ha sottolineato come tra «l’Italia e gli altri paesi dell’Europa esista una diversità di tecnica e di esposizione delle motivazioni delle sentenze importante col risultato che il più delle volte non sono chiare e di conseguenza si ricorre nuovamente al giudice per avere chiarimenti».
«Su questo versante occorre uno sforzo anche attraverso nuovi metodi che gli avvocati dovrebbero adottare nel presentare gli atti, i ricorsi e le memorie – ha aggiunto -. Tutto ciò agevolerebbe il compito del giudice e quindi abbattimento dei tempi della giustizia. Occorre un circuito virtuoso della giurisdizione e noi dobbiamo essere i primi ad insegnare ai nostri studenti come scrivere un atto in modo chiaro. In altri Paesi si presta molta attenzione sulla scrittura degli atti e appare chiaro che anche su questo punto occorre trovare una soluzione».
E, infine, l’annosa questione del numero delle sentenze che il giudice deve produrre. «È un altro aspetto su cui è fondamentale l’organizzazione del sistema giustizia – ha spiegato -. In Italia il numero di magistrati è inferiore a quello di altri Paesi, come ad esempio la Germania. Avere più magistrati nel sistema consentirebbe di abbattere i tempi e migliorare notevolmente la qualità della giustizia».