Presente e futuro della Giustizia amministrativa italiana

A Villa Cerami esperti universitari, magistrati e avvocati a confronto sui temi legati all’efficienza e all’uso delle nuove tecnologie

Mariano Campo e Alfio Russo

Efficienza, qualità e nuove tecnologie sono la nuova e auspicabile frontiera della Giustizia amministrativa, legata a una prestigiosa tradizione passata ma chiamata a confrontarsi con le sfide imposte, ad esempio, da algoritmi e intelligenza artificiale, che – fatta salva la sacralità del diritto – possono certamente introdurre sostanziali innovazioni finalizzate all’efficacia della giurisprudenza, garantendo procedimenti rapidi e più equi per i cittadini e il tessuto sociale, economico ed istituzionale.

Questi i temi affrontati nel corso del convegno dal titolo Prospettive della Giustizia amministrativa che si è tenuto giovedì e venerdì nella sede del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, promosso nell’ambito del Piano per la ricerca di Ateneo PiaCeRi “Nuovo diritto, robotica e algoritmi”.

Per due giorni l’aula magna di Villa Cerami ospiterà docenti universitari, alti esponenti della magistratura amministrativa e dell’avvocatura, per delineare i mutamenti e le opportunità che potranno nascere da obiettivi come l’automatizzazione dei processi giuridici in funzione dell’accelerazione della gestione dei casi e della riduzione del carico di lavoro, l’analisi dei dati attraverso l’intelligenza artificiale da applicare alla disamina delle prove e alla previsione delle decisioni giuridiche o ancora l’acquisizione delle nuove competenze tecniche da parte di tutti gli operatori.

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

«Siamo qui – ha esordito il direttore del dipartimento Salvatore Zappalà, che ha aperto la sessione inaugurale insieme al rettore Francesco Priolo, al vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Catania Luigi Edoardo Ferlito e al presidente della Camera amministrativa siciliana Giampiero De Luca – per riflettere su come innestare gli elementi dell’innovazione su una forte e importante tradizione giuridica, valorizzando la dimensione collaborativa con gli ordini professionali e raccogliendo la sfida ad essere presenti nella società».

Quasi un messaggio motivazionale l’introduzione del rettore Francesco Priolo: «I cambiamenti che stanno investendo la società tutta – ha osservato -, riguardano anche il mondo della giustizia, chiamato a proiettarsi in una dimensione futura. L’Intelligenza artificiale è solo l’inizio di una grande trasformazione, ma non dobbiamo attenderla con timore: con la stessa forza con cui abbiamo cavalcato i cambiamenti procedenti, dobbiamo prepararci a guidarla e a cogliere le occasioni che possano rendere la giustizia amministrativa più efficiente e vicina ai cittadini».

Il filo conduttore dell’assise è stato illustrato dal prof. Giovanni Fabio Licata, docente di Diritto amministrativo nell’Università di Catania e delegato del rettore al patrimonio, all’edilizia e ai contratti: «Oggetto della riflessione è il sistema della giustizia amministrativa nel suo complesso, sia riguardo gli aspetti legati alla tecnica processuale, come effettività e tutele, sia questioni più ampie come l’applicazione dei precedenti giurisprudenziali, l’organizzazione della giustizia amministrativa sino alla sua possibile strutturazione in un’ottica di servizio».

I presenti alla seconda giornata di lavori

I presenti alla seconda giornata di lavori

Temi, insieme a quelli legati alla formazione giurisprudenziale, su cui è intervenuto anche il presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino: «La giustizia amministrativa – ha detto Corradino – si trova su  frontiere completamente nuove: se è vero che la maggior parte dell’area affidata ai giudici amministrativi può ancora essere giudicata secondo i criteri tradizionali, c’è tuttavia un’area dei procedimenti amministrativi e dell’attività della pubblica amministrazione che è fortemente dominata dalla tecnologia più avanzata e in particolare dall’intelligenza artificiale. C’è pertanto da chiederci quale è oggi il ruolo del giudice e se gli strumenti oggi a sua disposizione siano adeguati o meno a queste nuove frontiere».

«L’effettività della tutela – ha concluso l’alto magistrato – è la questione più delicata in assoluto. Le recenti riforme ci assegnano la possibilità di aiutare il cittadino, tutelare i suoi diritti fondamentali e la stessa economia, dando veloci risposte alle esigenze delle imprese e dei cittadini: oggi si arriva in un anno alla sentenza. La riduzione dell’arretrato da parte del Consiglio di Stato e di tutti i Tar italiani, molto significativa rispetto al passato, è quindi il segno più importante dell’effettività della tutela».

Un momento dell'intervento di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino

Un momento dell'intervento di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino

A seguire il prof. Marcello Clarich dell’Università di Roma “Sapienza” si è soffermato sulla giurisdizione, sui diritti speciali e sulla qualità delle sentenze.

«La giurisdizione sulla tutela del ricorrente ancora oggi rappresenta una problematica aperta nel sistema giustizia italiano e il più delle volte si finisce per ricorrere alle sezioni unite della Cassazione solo per sapere se la domanda andava proposta al giudice ordinario o al giudice amministrativo. Si tratta di un nodo fondamentale che ancora oggi dottrina e giurisprudenza non hanno risolto», ha spiegato il docente.

Sui diritti speciali il prof. Garich ha evidenziato come la «proliferazione di questi abbia rallentato i tempi della giustizia» e, inoltre, ha “consigliato” la «riduzione dei riti del diritto amministrativo solo a quello ordinario ovvero quello che tutti consideriamo la “regola” del processo, mentre il rito speciale è, all'opposto, l'eccezione». Per il docente la strada da seguire è quella di «rendere il sistema della giustizia amministrativo quanto più semplice possibile».

il prof. Marcello Clarich

Il prof. Marcello Clarich

E, sul terzo punto, la qualità delle sentenze, ha sottolineato come tra «l’Italia e gli altri paesi dell’Europa esista una diversità di tecnica e di esposizione delle motivazioni delle sentenze importante col risultato che il più delle volte non sono chiare e di conseguenza si ricorre nuovamente al giudice per avere chiarimenti».

«Su questo versante occorre uno sforzo anche attraverso nuovi metodi che gli avvocati dovrebbero adottare nel presentare gli atti, i ricorsi e le memorie – ha aggiunto -. Tutto ciò agevolerebbe il compito del giudice e quindi abbattimento dei tempi della giustizia. Occorre un circuito virtuoso della giurisdizione e noi dobbiamo essere i primi ad insegnare ai nostri studenti come scrivere un atto in modo chiaro. In altri Paesi si presta molta attenzione sulla scrittura degli atti e appare chiaro che anche su questo punto occorre trovare una soluzione».

E, infine, l’annosa questione del numero delle sentenze che il giudice deve produrre. «È un altro aspetto su cui è fondamentale l’organizzazione del sistema giustizia – ha spiegato -. In Italia il numero di magistrati è inferiore a quello di altri Paesi, come ad esempio la Germania. Avere più magistrati nel sistema consentirebbe di abbattere i tempi e migliorare notevolmente la qualità della giustizia».

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