Quando il contratto incontra la società: tra efficienza e valori sociali

Il convegno, promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza, si è svolto nell’ambito del progetto PRIN “Legal challenges of the green economy 4.0”

Giuseppe Rasconà e Calogero Genco

L’aula magna di Villa Cerami del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania ha ospitato nei giorni scorsi il convegno Il contratto fra efficienza e valori sociali promosso nell’ambito del progetto Prin Legal challenges of the green economy 4.0. L’iniziativa è stata, inoltre, inserita tra le attività del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025nell'ambito della campagna permanente sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale dell'Università di Catania #pensa sostenibile!

Il contratto come snodo critico tra individuo, mercato e società

Nel corso della giornata, studiosi di diverse università italiane si sono confrontati su un nodo cruciale del diritto contemporaneo: come conciliare la tradizionale autonomia privata con le esigenze sempre più pressanti di tutela dei valori costituzionali dell’ambiente e dell’equità sociale.

Il contratto, che rappresenta lo strumento principe del diritto civile, è oggi investito da trasformazioni sempre più profonde. Nato in epoca moderna come simbolo della libertà individuale, regolato da un formalismo che mirava a garantire certezza e prevedibilità, il contratto si è progressivamente aperto a garantire richieste nuove, come solidarietà, sostenibilità, trasparenza, protezione delle parti deboli, riequilibrio del potere negoziale.

Durante il convegno si è voluto analizzare questo cambiamento, analizzando il ruolo che gli strumenti contrattuali possono assumere in un contesto in cui il diritto non si limita più a garantire “semplici” scambi efficienti tra le parti, ma è chiamato a vere e proprie funzioni etico-sociali.

Clausole generali e giudici: tra mediazione e incertezza

La professoressa Maria Rosaria Maugeri, nella sua introduzione, ha posto l’accento sull’evoluzione delle clausole generali (come la buona fede, correttezza, equità) partendo da strumenti di apertura del sistema normativo a vere e proprie leve di mediazione sociale. In particolar modo, ha richiamato il dibattito sulla cosiddetta costituzionalizzazione del diritto privato, ovvero sul ruolo crescente che i valori costituzionali (come: la tutela dell’ambiente, del lavoro, della persona) assumono nel guidare l’interpretazione e l’applicazione delle norme civilistiche.

Ma fino a che punto questa apertura alla giurisprudenza come strumento di giustizia sociale è compatibile con l’esigenza di certezza del diritto? Una parte della dottrina, come ricordato dalla prof.ssa Maugeri, mette in guardia dal rischio che il diritto possa divenire “incalcolabile”, se affidato in modo eccessivo alla discrezionalità giudiziale.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Buona fede e protezione come principi integrativi

Il professor Andrea Nicolussi ha dedicato la sua relazione al rapporto tra buona fede ed efficienza, sfatando il luogo comune secondo cui l’una ostacolerebbe l’altra. Emblematica è stata la frase: “Un mercato che funziona richiede fiducia”, richiamando autori come Niklas Luhmann; in questo senso, la buona fede (lungi dall’essere un freno) rappresenta sempre un elemento abilitante dell’efficienza giuridica stessa, in quanto contribuisce alla trasparenza, all’equilibrio e alla prevedibilità delle relazioni giuridiche.

Nicolussi ha poi illustrato la distinzione tra obblighi di prestazioneobblighi di protezione, mostrando come molte norme del Codice Civile, sottolineando come spesso vengano trascurate, contengano già elementi riconducibili alla protezione degli interessi altrui anche senza legarsi a un dovere prestazionale tradizionale. Si tratta, essenzialmente, di un diritto civile che si muove, in modo non sempre esplicito, verso la tutela relazionale delle parti.

Regolazione del contratto e efficienza del mercato

La professoressa Monica De Cristofaro ha spostato lo sguardo sul versante economico e regolatorio, illustrando con rigore come il diritto europeo stia progressivamente orientando il contratto verso finalità macro-sistemiche. Non più come strumento di libertà individuale, il contratto diventa un meccanismo di governance del mercato, e la sua disciplina, in particolar modo nelle direttive UE, è modellata per promuovere obiettivi di efficienza concorrenziale e trasparenza strutturale.

Con esempi tratti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia (come la celebre sentenza Lexitor), De Cristofaro ha mostrato come la regolazione europea tenda sempre più a intervenire anche sul contenuto economico del contratto, sottolinenando come si segua sempre più una logica di prevenzione dell’abuso di posizione e di riequilibrio dei rapporti contrattuali. Si delinea, quindi, un diritto privato sempre più intrecciato al diritto pubblico, che mette in discussione la distinzione classica tra, così come detto da De Cristoforo, “regole del gioco” e “gioco delle regole”.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

L’abuso dell’autonomia contrattuale

Il professor Andrea Nerbi ha affrontato il tema, delicato e centrale, dell’abuso dell’autonomia contrattuale. In un contesto in cui la libertà negoziale può essere esercitata in modo sempre più ineguale, soprattutto da parte di grandi operatori economici, è necessario, e sorge anche spontaneo, interrogarsi su quali siano i limiti giuridici e costituzionali all’autonomia giuridica stessa.

La prospettiva, ha spiegato Nerbi, è duplice: da un lato, l’abuso come conflitto tra autonomia privata e principi pubblici (basti pensare all’elusione fiscale o al credito irresponsabile); dall’altro, l’abuso interno alla relazione contrattuale, dove una parte impone all’altra condizioni totalmente ingiustificate sfruttando uno squilibrio di forza. Anche qui, il diritto è obbligato a mediare tra libertà e giustizia, tra mercato e dignità della persona.

Tra diritto e società: un cambio di paradigma

Le conclusioni, affidate al professor Enrico Gabrielli, hanno tracciato un bilancio autorevole dei lavori, sottolineando come la tensione tra efficienza e valori sociali non sia solo un problema giuridico, ma una vera e propria questione culturale. Il diritto civile non è più solo diritto dei patrimonialisti: è, invece, il luogo dove si misurano e si bilanciano le esigenze della società contemporanea, in un continuo confronto tra quella che è la libertà contrattuale e la responsabilità collettiva.

Il convegno ha rappresentato un’occasione di approfondimento non solo per accademici e studiosi, ma anche per studenti e giovani giuristi, chiamati a riflettere su un diritto che evolve, si trasforma e si ibrida. Il contratto, da forma giuridica considerabile astratta, torna così a essere uno specchio delle trasformazioni sociali, un laboratorio di giustizia, sostenibilità e nuovi equilibri tra individuo e comunità.

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