A Etna Comics è stato proiettato“5 è il numero perfetto”, opera prima del fumettista Igor Tuveri, in arte Igort. Ecco l’incontro con il regista e la produttrice Marina Marzotto
Candidato a otto David di Donatello e a tre Nastri d’Argento nel 2020, il film è tratto da una graphic novel realizzata dal fumettista Igor Tuveri, in arte Igort, a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila.
Il titolo è un diretto riferimento al celebre cult di kung fu 5 dita di violenza (1972). Il protagonista, di cui Toni Servillo veste i panni, è Peppino lo Cicero, un “guappo” gregario dei bassifondi napoletani che ha dedicato tutta la vita ad uccidere su richiesta della camorra. Già in pensione da tempo, Peppino, a causa di una grave perdita, è costretto a mettersi nuovamente in gioco in una storia di vendetta e al contempo di rinascita personale, non esente da rischi. Sarà proprio grazie a questo evento inaspettato che l’uomo, oramai nell’autunno della sua esistenza, riuscirà a ritrovare quel piacere di vivere che tanto gli era mancato.
La tematica dell’emancipazione ricorre costantemente in tutta la pellicola, attraverso la curiosa metafora del numero cinque («due gambe, due braccia e chista faccia, chista è a casa mia», racconterà Peppino in una scena riportando la frase tipica di un suo cugino un po’ “strafottente”). Un’altra metafora che sembra descriverlo efficacemente è l’immagine della tartaruga che si porta sempre dietro il suo guscio senza chiedere l’aiuto di nessuno.
Toni Servillo (Peppino lo Cicero) in una scena del film
Ad aiutare Peppino in questo viaggio saranno il collega e amico Totò ‛il macellaio’, interpretato da Carlo Buccirosso e Rita ‛a maestra’, donna con cui aveva il protagonista una relazione durante gli anni della giovinezza, impersonata da Valeria Golino. Per l’interpretazione di Rita, Golino si è aggiudicata il David di Donatello per la miglior attrice non protagonista nel 2020.
Ambientato in una Napoli piovosa, notturna e quasi metafisica dove non spunta mai il sole, il noir “fumettistico” messo in scena da Igort è sicuramente uno dei cinecomics italiani più interessanti degli ultimi anni. Il montaggio serrato non disdegna l’utilizzo di ralenti e soggettive che amplificano ulteriormente l’atmosfera onirica e l’immedesimazione con i protagonisti.
L’ambientazione pienamente pop e consumistica della Napoli anni Settanta viene minuziosamente ricostruita attraverso cartelloni, manifesti e insegne ridisegnati proprio dal regista, accompagnati da una colonna sonora incalzante che non lascia tregua allo spettatore tenendo incollati allo schermo. I rimandi a celebri gangster ed action movie della storia del cinema sono molteplici, da C’era una volta in America (1984) a Gli Intoccabili (1987) passando per i film di James Bond e i titoli di testa tipicamente hitchcockiani.
Una scena del film
Ciononostante, la pellicola riesce a mantenere un’identità forte anche grazie alla fedele corrispondenza con il graphic novel originario certificata dalla struttura seriale (il film è suddiviso in cinque capitoli complementari ma tematicamente a sé stanti) e dai particolari intermezzi fumettistici che annunciano l’inizio di ogni nuovo capitolo.
Dall’incontro con il regista, che ha seguito la proiezione a Etna Comics, sono emersi alcuni aneddoti e curiosità sulla lavorazione della pellicola. Igort ha affermato che la trasposizione cinematografica è stata dapprima proposta a vari registi fino a quando lui stesso, in un primo momento responsabile soltanto della sceneggiatura, non si è deciso a curarne anche la regia.
Per volere dell’autore, le pagine del graphic novel dovevano costituire «la Bibbia» da seguire per tutta la troupe, tant’è che lo stesso Servillo propose persino di mantenere il formato in bianco e nero del fumetto anche nel prodotto cinematografico.
Il regista ha poi confessato che il progetto si ritrovò ad un certo punto senza direttore della fotografia, così la produzione decise di mettere a disposizione dell’autore alcuni tra i migliori professionisti del panorama internazionale. Alla fine, la scelta è ricaduta su Nicolaj Brüel, fresco vincitore del David di Donatello per la fotografia di Dogman (2018). Il lavoro di Brüel è fondamentale per immortalare una Napoli cupa, disabitata e ricca di chiaroscuri, in linea con gli stilemi del genere noir e della letteratura hard boiled.
Igort e la produttrice Marina Marzotto durante l’intervista nell’area movie di Etna Comics
Come risposta alle ultime domande, Igort ha confessato che l’idea di ambientare una storia noir nelle strade di Napoli gli venne durante un suo soggiorno in Giappone, mentre collaborava con la casa editrice nipponica Kodansha. La volontà del fumettista era infatti quella di conciliare i toni drammatici tipici del poliziesco conl’amara ironia degli ambienti napoletani.
L’originalità dell’ambientazione e l’audacia di voler puntare su un genere sicuramente non mainstream per il cinema italiano è stata ribadita anche dalla produttrice Marina Marzotto. Fondatrice della casa di produzione Propaganda Italia, Marzotto ha dichiarato l’importanza di puntare su un cinema italiano più sperimentale e coraggioso tanto dal punto di vista industriale quanto nella scelta di autori e generi. Nel caso di 5 è il numero perfetto, il risultato è un cinecomics fortemente stilizzato, che sa conciliare fumetto e stilemi noir, gangster ed action movie, in una Napoli che così non si era mai vista. Un film in pieno stile Etna Comics.