“Quel rimbalzo di energia che arriva dall’esterno e che serve a costruire”

Intervista a Josè Mobilia, il percussionista mottese ideatore e direttore artistico di Rebound

Irene Isajia

Il borgo medievale di Motta Sant’Anastasia si apre all'accoglienza di musicisti di fama internazionale, offrendo agli studenti l’opportunità di immaginarsi oltre le 'porte di casa propria' e di vivere l’esperienza della musica di alta qualità. Uno dei temi centrali del festival è il binomio tra musica ed eco-sostenibilità: riappropriarsi dei luoghi, riqualificarli e viverli pienamente.

Rebound è il Festival delle Percussioni che nasce lo scorso anno 2024 grazie all’idea del percussionista mottese José Mobilia. Il Festival Rebound! si è potuto realizzare grazie al patrocinio e al sostegno dell’amministrazione comunale di Motta Sant’Anastasia, che ha creduto nel valore culturale e sociale di questo progetto, e alla preziosa partnership di Zo Centro Culture Contemporanee di Catania nelle figure del direttore Sergio Zinna e Pamela Toscano.

In foto Josè Mobilia, ideatore e direttore artistico del Festival

In foto Josè Mobilia, ideatore e direttore artistico del Festival

Quali sono le novità di questa edizione del Festival?

“Ci sono diverse cose nuove e su diversi piani. Per quanto riguarda tutta la parte didattica e formativa abbiamo dato più spazio alla musica d'insieme perché questo Festival è, sì, dedicato alla percussione ma ha una missione che mira a creare occasioni per far stare insieme le persone; una rigenerazione sociale che si realizza vivendo i luoghi. Quindi curare l’aspetto della musica d’insieme significa curare i rapporti tra le persone e consentirgli spazi di incontro privilegiato. La didattica è divisa in quattro segmenti: classica, contemporanea, jazz e la parte dedicata alle tradizioni dal mondo, quest’anno dedicata al Brasile”.

“Nell’ambito classico della musica d’insieme abbiamo voluto curare la musica da camera, piccolo gruppo dove si costruiscono rapporti molto più profondi rispetto all'orchestra, percepita come ‘un coro così grande che spesso le persone rimangono ad una certa distanza anche se è sedute accanto’. Abbiamo invitato due grandi maestri che, in Italia, rappresentano la grande eccellenza internazionale della musica da camera, Giulio Tampalini e Marco Serino”.

Giulio Tampalini, fondatore di un ensemble di undici chitarre con contrabbasso e flauto, per il quale hanno fatto trascrizioni apposite; ha tenuto concerti accompagnato da alcune delle orchestre più prestigiose al mondo. Tampalini ha curato una masterclass di musica da camera con chitarra, prevedendo un concerto con tre studenti selezionati del corso. Marco Serino è un simbolo del violinismo italiano; fondatore del quartetto Bernini, tra i quartetti più importanti negli ultimi venticinque anni in Italia e in Europa. È stato la spalla di Morricone. Si tratta di uno dei massimi esperti della musica da camera in Italia”.

Il segmento jazz ha coinvolto Carlo Cattano, inaugurando la rassegna concertistica con il suo quintetto in cui ha celebrato l’uscita del loro nuovo disco. Cattano ha condotto una masterclass di jazz ensemble.

“Se lo scorso anno il Festival è nato grazie al supporto delle eccellenze della percussione siciliana, Giovanni Caruso, Peppe Tringali, Rosario Gioeni; quest’anno la stessa squadra si è aperta ad ospiti internazionali. È stata ospitata la masterclass di Andrea Bindi, primo timpano dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano; Paolo Bertoldo, percussionista del Teatro La Fenice di Venezia. Questi maestri, condividendo la visione del festival, hanno permesso agli studenti di godere di un respiro musicale internazionale alle porte di casa, qui nella nostra Sicilia”.

Il Peppe Tringali Quartet

Il Peppe Tringali Quartet

La sezione dedicata alle tradizioni dal mondo, quest’anno, si è concentrata sul Brasile.

Due giorni interi e intensi su una cultura che ha influenzato, trasversalmente, la musica nel mondo. Dal punto di vista delle percussioni, si distingue per la sua bellezza, in quanto incorpora frammenti di musica africana sviluppati in maniera articolata e profondamente elabora. La masterclass è stata curata da Gilson Silveira, grande conoscitore della tradizione brasiliana; ci sono stati laboratori gratuiti di drum circle curati da Manola Micalizzi, e di danze e tradizioni del brasile - tra cui il Forrò, nota danza popolare brasiliana che dà origine al suo genere musicale e al Samba no Pé curati da Eliana Migliorisi ed Elisa Sapuppo, che si sono tenuti nel “nuovo” boschetto di Motta S. Anastasia”.

“Tutto è confluito nel concerto conclusivo, durante il quale l’ensemble si è esibito con strumenti e repertorio della tradizione. La Piazza Immacolata, che abbiamo scelto come nostro palcoscenico, si è trasformata in uno spazio pienamente sociale, animato da musiche, danze e cibo tipico (grazie a Celia Maria Costa), proprio come avviene durante le feste junine in Brasile”.

I luoghi sono fondamentali.

“Sono lo spazio dell’incontro, della performance anche del silenzio. “Negli ultimi anni non riesco a vivere la mia professione slegato dai contesti e dai luoghi in cui vivo. Occuparmi di arte, cultura e musica significa occuparmi anche della cura dei luoghi, specialmente quei luoghi che sono stati dimenticati. Io faccio il musicista. Perché si possa fare musica, si ha bisogno di spazi e, laddove non ci sono, li creiamo, li generiamo. Credo che ciascuno sia responsabile dei luoghi che vive, ciascuno faccia la propria parte, ciascuno a suo modo e secondo le sue possibilità”. Questo è il senso del Festival che rientra in Verde CORI: un programma di cui fanno parte diversi progetti, tutti orientati verso la medesima direzione”.

A quali idee stai già pensando per il prossimo anno?

“Le cose succedono. Mi hanno fatto conoscere una ragazza con una grande passione per il Giappone. Ci siamo parlati e, perché no, magari l’edizione del Festival 2027 potrà ospitare la sezione delle tradizioni del Giappone. Invece, per il prossimo anno 2026 non potevamo non toccare l'Europa, scegliendo di volare in Spagna tra cajon, palmas e flamenco! Ancora percussioni e danza saranno al centro di un festival per tutti! L’incontro è vita. Uscire da sé, sia fisicamente andando lontano per studio o lavoro, ma anche nello sforzo di comprendere la realtà che ti circonda, l’altro che ti sta accanto, è un percorso che ti permette di costruire strade di senso. Ciò che impari non può rimanere solo tuo ma va condiviso perché è ricchezza”. 

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