Quell’andare

La testimonianza di guerra di Salvatore Incorpora tra arte e scrittura

Ottavia Pressato

La memoria storica si intreccia con l’arte nella opera di Salvatore Incorpora, protagonista di un incontro tenuto presso la libreria Catania Libri, dedicato al volume Quell’andare (da un diario), pubblicato da Rubbettino Editore.

Pittore e scultore, Incorpora – originario di Gioiosa Ionica e scomparso a Linguaglossa nel 2010 - racconta, attraverso parole e immagini, le esperienze drammatiche vissute durante la Seconda guerra mondiale.

Un diario-memoria che unisce testimonianze dirette, schizzi e dipinti nati dai ricordi più profondi.

A dialogare sull’opera sono stati lo storico Andrea Giuseppe Cerra e lo storico dell’arte Sergio Troisi, offrendo al pubblico l’occasione di riflettere sull’importanza della memoria e del linguaggio artistico come strumenti per raccontare la storia e il trauma. 

“Le pagine degli internati militari italiani hanno destato l'attenzione di una vasta produzione editoriale, soprattutto negli ultimi anni – comincia così Andrea Giuseppe Cerra -. La testimonianza di Salvatore Incorpora ha la peculiarità, come pochi, di averci restituito la sua esperienza anzitutto con un linguaggio inconsueto. Qui non troviamo il classico diario, siamo all'interno di una scrittura polisemica nella quale l'autore riesce a coniugare le esperienze personali con quello che è il contesto dell'epoca, attraverso soprattutto una forza prorompente dell'immagine”.

“Il titolo Quell'Andare ci consegna un'idea di un percorso di cui non si intravede la fine, in quell'andare che sembra non avere mai un compimento - ha aggiunto Sergio Troisi -. Quello che presentiamo oggi in realtà è un libro, secondo me, molto singolare. Ha due piani, il piano testuale e il piano delle immagini”.

Sergio Troisi e Andrea Giuseppe Cerra

Sergio Troisi e Andrea Giuseppe Cerra

“Incorpora – continua Troisi - inventa un linguaggio, fortemente sincopato, un linguaggio iterativo, un linguaggio in cui i tempi verbali sono coniugati sempre al presente, quindi non c'è un passato, non c'è un futuro, e naturalmente questo colloca il lettore proprio all'interno del flusso di quegli eventi. E attraverso questo tempo presente, Incorpora recupera la memoria, da cui lo separavano decenni, e la trasforma in qualcosa di assolutamente attuale”.

“Uno dei punti più emozionanti del racconto è quando siamo nella seconda stazione polacca dove Incorpora rimane, Warthenau – aggiunge Troisi -. Sono tutti richiusi con il filo spinato, affamati, e a un certo punto Incorpora trova della creta e comincia a modellarla, creando un bambino Gesù per un un presepe e, a un certo punto, anche dei ritratti”.

“Questo passaggio è di grande spessore emotivo perché questo modellare le immagini ha dei risultati – precisa lo storico dell’arte -. Ad esempio gli aguzzini gli danno una razione più abbondante di zuppa, o un soldato tira fuori una fotografia e gli chiede di modellare il ritratto della moglie. Sono dei passaggi che restituiscono quelle piccolissime e brevissime parti di umanità, che si potevano fare spazio in una condizione come quella degli internati”.

“Nei suoi disegni Incorpora in genere stempera i colori, che invece abbondano nei suoi dipinti, abbondano l’ocra, i grigi, gli azzurri spenti – continua Troisi -. Ma c’è una sola tavola in cui Incorpora rinuncia anche a questi colori così ridotti. Siamo nell’ultima fase della guerra, e racconta di come i prigionieri prendevano i cadaveri che occupavano la strada per le braccia e per le mani, li facevano dondolare e poi li buttavano di lato, affinché i carri armati potessero passare”.

“Lì - aggiunge - quando racconta questi episodi e quando li illustra, Incorpora adotta soltanto il contorno di nero e bianco, non c'è nessun colore, come se il ricordo di quell'atrocità avesse fatto sì che anche il minimo cenno di colore potesse apparire qualcosa in più rispetto a quella che era l'assoluta ferocia del fatto a cui aveva assistito”.

Sergio Troisi e Andrea Giuseppe Cerra

Un momento dell'incontro

“Chiaramente siamo abituati ai grandi monumenti della letteratura legati a tutta la tragedia della Shoah e ai fenomeni essi connessi – ha detto, riprendendo la parola, Andrea Giuseppe Cerra -. Ma qui siamo di fronte ad un testo che cerca di essere sintesi tra più linguaggi, quindi proprio per questo il cosiddetto Diario di Incorpora a nostro parere rimane un documento storico unico di per sé stesso per la prospettiva che dipana agli occhi del lettore, ma anche agli occhi di chi lo guarda soltanto come opera d'arte”.

A seguire sono intervenuti i figli di Salvatore Incorpora, anch’essi coinvolti nella cura del libro.

“Quando noi eravamo ragazzini, papà ci parlava sempre della guerra ma era un periodo quello durante il quale non se ne voleva più parlare”, racconta Gemma Incorpora.

“E lui di questo ne soffriva molto, perché era stata una parte importante della sua vita – ha aggiunto la figlia -. Quando scrisse il primo libro e lo mandò alle case editrici, dicevano che era scritto benissimo, ed era molto bello, però non era un argomento idoneo per quel periodo, perché nessuno voleva sentir parlare di guerra. Ecco, alla luce di quello che sta succedendo, io credo che invece la memoria debba essere assolutamente conservata, perché è giusto che i giovani abbiano una testimonianza di quello che è stato vissuto.”

“Papà era un’ottimista, probabilmente per contrappasso rispetto a quello che aveva vissuto durante la guerra” - prosegue poi Giovanni Incorpora –. E non aveva molta memoria, per cui sarebbe stato assurdo scrivere un libro. Ma lui aveva un quadernino piccolo, dove appuntava delle cose importanti, legate a questo excursus che lui aveva fatto, e ce ne parlava sempre. Quindi, oltre che quello che si è detto c'era anche una volontà, tipica di un papà, di condividere i momenti topici della sua avventura.”

L’opera di Incorpora può essere ammirata oggi a Linguaglossa nelle sale del Museo regionale “Francesco Messina-Salvatore Incorpora” che dal 2015 ospita la collezione permanente con 105 opere del maestro. Visite dal martedì al sabato dalle 15 alle 19

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