Al Tinni Tinni Arts Club, Luisa Hoffmann racconta il suo libro su Giuseppe Ganduscio, pioniere del folk music revival in Sicilia
Durante la ventunesima edizione del Festival Meltin’folk: suoni di corde fra i due mar si è mostrata significativa la riscoperta al Tinni Tinni Arts Club della figura e del lavoro di Giuseppe Ganduscio, rivelatore di tradizioni orali.
Il merito va alla presentazione del libro di Luisa Hoffman dal titolo Giuseppe Ganduscio. Azione politica, indagine etnomusicologica e folk music revival in Sicilia. L’autrice, etnomusicologa laureata al Dams di Palermo, si occupa attualmente di musica di tradizione orale, ambito all’interno del quale rientra l’approfondimento sul pioniere del folk music revival nel territorio siciliano.

L’autrice Luisa Hoffman
Presentata da Giuseppe Sanfratello – anche lui etnomusicologo e professore di Culture e Linguaggi della Popular music presso l’Università di Catania –, Luisa Hoffman ha parlato delle diverse fonti alle quali attinse Giuseppe Ganduscio, che spaziano dal lavoro di Danilo Dolci a Partinico a quelle dell’etnomusicologo Alberto Favara.
La fonte cruciale, però, è da individuare proprio nel paese di Ribera, luogo di nascita di Ganduscio: "La prima fonte è l’ambiente di provenienza – racconta Luisa Hoffmann ai presenti – lui stesso accennava in alcuni appunti che il paesaggio sonoro delle sue mattine consisteva di canti contadini. E poi, sua madre era attivissima nei rituali liturgici, e da lei Giuseppe Ganduscio eredita probabilmente il timbro di voce tenorile".
Morto prematuramente, Ganduscio desiderava riproporre i canti popolari nel modo più rispettoso possibile della tradizione, per restituire il patrimonio culturale a chi lo possedeva, senza il bisogno di eseguirlo su un palcoscenico.
A tal proposito, il prof. Giuseppe Sanfratello ha introdotto il tema del ricalco, in perenne dialogo tra il mondo della riproposta e quello della produzione artistica.
“Ganduscio conobbe Sandra Mantovani, una delle protagoniste del Nuovo Canzoniere Italiano – ha spiegato il docente -. Assimilare lo stile di un repertorio non significa solo imitare alla perfezione, ma impararne anche la prossemica del canto per arrivare al punto in cui un portatore di folklore non avrebbe percepito la differenza tra la performance originale e quella creata appositamente per il palco".
"Negli anni Sessanta il canto tradizionale suonava come canto ereditato dal ventennio fascista – spiega Luisa Hoffmann – si crea così questa vocalità all’italiana, un misto tra voci tenorili e vocalità da Festival di Sanremo, come quella di Claudio Villa”.

Uno degli interventi di Luisa Hoffmann
“L’etnomusicologo – spiegano Hoffmann e Sanfratello – è colui che torna sui luoghi, e così ha fatto lei, visitando Ribera, Roccamena e Sant’Anna. Con la sua indagine ha trovato alcune variazioni rispetto alle registrazioni storiche di Giuseppe Ganduscio, che si è occupato dell’indagine etnomusicologica solo nell’ultima fase della sua vita”.
Proprio nella frazione di Caltabellotta Luisa Hoffman ha scoperto che i canti liturgici sono stati tramandati in maniera identica rispetto alle registrazioni di Ganduscio: “La sorpresa è stata che a Sant’Anna cantano ancora le nipoti che – racconta entusiasta – per registrare Di lu Figliu a la licenza, sono volute andare in chiesa proprio perché i canti legati alla Settimana Santa vengono eseguiti lì”.

Luisa Hoffmann e Giuseppe Sanfratello durante la presentazione
Nel repertorio di ascolti proposto dalla dott.ssa Hoffmann troviamo Carrittera, E si fussi pisci (registrata pochi mesi prima della prematura scomparsa) e il testo d’amore Mi prumittisti un biancu muccaturi, principalmente eseguiti dallo stesso Ganduscio o dai suoi parenti.
Menzione a parte va fatta per Quantu basilicò, canto che troviamo nel Corpus di musiche popolari siciliane di Favara, eseguito anche da Rosa Balistreri (che condivide quattordici canti con Ganduscio) in una intervista rilasciata al giornalista Salvatore Castelli.
Nell’intervista, una sorridente Balistreri afferma che Ganduscio era «Un vero uomo, pieno di vita e d’amore, che sento vicino a me». Con lui, la cantastorie siciliana è riuscita ad afferrare il senso dei testi, del dramma dello sfruttamento, e ha sempre conservato tutto del modello che l’ha ispirata.