Retinopatia diabetica, un nuovo bersaglio farmacologico per la cura

Lo studio dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania guidati dal prof. Claudio Bucolo 

Alfio Russo

La retinopatia diabetica colpisce una persona con diabete su tre, con un’incidenza sempre maggiore, pari al +25% negli ultimi 10 anni. In Italia oltre un milione di diabetici soffrono di retinopatia, ma il dato potrebbe essere sottostimato per mancanza di prevenzione. Solo l’11% delle persone con diabete, infatti, fa prevenzione ed esegue un esame annuale del fondo oculare.

Eppure se la retinopatia diabetica – complicanza del diabete dovuta all’iperglicemia cronica tipica di questa patologia - non viene diagnosticata in modo tempestivo può comportare gravi danni alla vista, fino alla cecità. A cui aggiungere costi sanitari e sociali molto alti oltre a gravi ripercussioni sulla qualità di vita.

Tra i sintomi della retinopatia diabetica, a seconda della gravità e della progressione della malattia, i più comuni sono la visione offuscata, macchie scure fisse, calo del visus, percezione alterata dei colori e ombre che coprono parte del campo visivo.
Attualmente non esistono farmaci per la cura della retinopatia diabetica. 

Gli unici farmaci approvati, somministrati con iniezione intraoculare, riguardano il trattamento dell’edema maculare diabetico e comprendono cortisonici e molecole anti-VEGF (vascular endothelial growth factor), che inibiscono la neoangiogenesi a livello della retina.

Visita oculistica

Visita oculistica

In questo contesto i ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania, guidati dal prof. Claudio Bucolo, hanno scoperto un nuovo bersaglio farmacologico per il trattamento della retinopatia diabetica.

Allo studio hanno preso parte scienziati della Oakland University di Rochester negli Stati Uniti, della Vasile Goldis Western University of Arad (Romania) e della Università della Campania “Vanvitelli”.

Lo studio pre-clinico è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista British Journal Pharmacology e pone le basi per lo sviluppo clinico di farmaci che modulano il recettore purinergico P2X7.

Lo studio coordinato dal prof. Bucolo, direttore del Centro di Farmacologia oculare dell’Università di Catania, ha individuato una via di segnale che, attraverso il recettore P2X7, modula una proteina con un ruolo chiave nella patogenesi della retinopatia diabetica.

«È stato dimostrato che la PLVAP (plasmalemma vesicle associated protein), questo il nome della proteina studiata, viene esageratamente espressa a livello retinico nei pazienti con retinopatia diabetica portando alla rottura della barriera emato-retinica con conseguente edema e compromissione della visione», spiega il prof. Claudio Bucolo.

«Lo studio si è avvalso di modelli di retinopatia diabetica, sia in vitro su cellule retiniche umane, sia in vivo su topi diabetici, dimostrando il ruolo chiave della proteina PLVAP e del recettore P2X7 – ha aggiunto -. In particolare, è stato evidenziato che la nuova via di segnale, se opportunamente modulata con farmaci altamente selettivi, è in grado di agire positivamente sia sulla componete vascolare che su quella infiammatoria della patologia».

ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche

Ricercatori del team del prof. Claudio Bucolo del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche 

«La componente infiammatoria è stata per anni trascurata e poco studiata poiché si riteneva che la retinopatia diabetica fosse una patologia esclusivamente microvascolare – spiega il prof. Bucolo -. Solo recentemente si è avuta consapevolezza del ruolo centrale dell’infiammazione e come questa possa innescare un circolo vizioso contribuendo al peggioramento del quadro vascolare retinico».

Partendo da queste nuove acquisizioni, i ricercatori hanno focalizzato i loro sforzi nell’individuare nuovi bersagli e vie di segnale che potessero intervenire su entrambe le componenti, infiammatoria e vascolare.

«Lo studio ha dimostrato che il blocco del recettore P2X7 tramite una molecola sperimentale altamente selettiva modula la via di segnale PLVAP innescando un circolo virtuoso che permette di salvaguardare la barriera emato-retinica evitando così la formazione dell’edema a livello retinico, la neoangiogenesi e in ultima analisi la compromissione della vista», precisa il docente.

«Molto c’è ancora da fare - sottolinea il prof. Bucolo -. Non bisogna creare aspettative imminenti di cura per la retinopatia diabetica, ma questo studio rappresenta una importantissima svolta nella comprensione dei meccanismi patogenetici della malattia e pone le basi per lo sviluppo clinico di nuovi farmaci per la cura della retinopatia diabetica».

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