Unict e Taobuk celebrano Rosa Balistreri in un incontro con Carmen Consoli, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo tra cinema, musica e memoria
«Rosa non è una vinta, Rosa ha vinto. Era la voce del popolo, una compagna, non un’icona intoccabile. Le avrebbe fatto piacere sapere che donne comuni cantano le sue canzoni. Ed è per questo motivo che siamo tutte eredi di Rosa, sia chi canta, sia chi non canta, le sue canzoni, le canzoni di una donna di Licata dalla vita complessa che è diventata un nostro patrimonio».
Carmen Consoli è entrata “in scena” così sul palco del Centro Universitario Teatrale in apertura dell’incontro “Rosa, rosae”. Metamorfosi e riscatto di un corpo d’artista, promosso dall’Università di Catania in collaborazione con il Festival Taobuk.
Proprio quest’anno, Carmen Consoli ha pubblicato per la Narciso Records – l’etichetta fondata assieme ai genitori nel 2000 – L’amuri ca v’haju, album che rilegge in chiave musicale il film L’amore che ho, attingendo al repertorio di Rosa Balistreri.
Un momento dell'intervento di Carmen Consoli
L’incontro, parte del percorso di avvicinamento al tema dell’edizione 2025 Confini, ha rappresentato un intenso tributo alla figura poliedrica di Rosa Balistreri, l’artista, attrice e attivista raccontata nel film L’amore che ho di Paolo Licata, uscito nelle sale cinematografiche nel novembre del 2024.
Ad interpretare la cantastorie scomparsa nel 1990 a Palermo negli anni del successo e della stessa nel periodo della maturità sono state Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo (insieme con Anita Pomario nelle vesti della protagonista da bambina), mentre Carmen Consoli ha curato le musiche del film oltre ad un piccolo cameo in cui riveste il ruolo di cantante.
Assieme hanno creato un dibattito sulla figura di Balistreri e sugli stereotipi che l’hanno accompagnata, arricchendone il ritratto con riflessioni e videoclip tratti dal film.
Le tre attrici che interpretano Rosa nel lungometraggio (oltre a Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo anche Anita Pomario) hanno prestato la voce ai brani, sotto la guida artistica della stessa Consoli.
Le tre artiste: da sinistra Lucia Sardo, Donatella Finocchiaro e Carmen Consoli
«Rosa, se la senti, la puoi cantare», ha spiegato la cantantessa che ha sottolineato il valore collettivo del film, definendolo «un viaggio emozionale, fatto col cuore, con una logica», in grado di parlare anche ai più giovani.
«Ci sono tante storie dentro, tutte vere, autentiche e non come tante altre create oggi con la deficienza artificiale. Oggi abbiamo bisogno di autenticità e in questo film ce n’è tanta - ha aggiunto -. E per cantare le sue canzoni non conta la tecnica, ma il cuore, perché Rosa è la “donna con la chitarra” senza aver mai studiato, ma che col cuore è arrivata lontano».
Un film in cui «tutte loro, sul set, sono state la stessa persona e mentre registravamo, non avvertivo differenze», ha aggiunto.
Un frame del cameo di Carmen Consoli nel film
Donatella Finocchiaro ha tracciato un filo diretto tra la cantastorie di Licata e le donne di oggi. «Rosa è un po’ in tutte noi - ha detto in apertura di intervento -. È stata una femminista, ha lottato contro il patriarcato, in un'epoca in cui questo imperava, cioè, dagli anni Quaranta, agli anni Ottanta, e per gli emarginati. Però, negli anni Quaranta, lei, da giovane, si opponeva, si ribellava. E, insomma, lo stiamo facendo».
«Il suo è sempre stato un canto politico, di battaglia, e il film racconta proprio questo, una vita difficile, segnata dalla violenza, che lei ha saputo sublimare con l’arte», ha aggiunto.
«Io mi ci ritrovo, mi ci sono ritrovata, devo dire, anche abbastanza facilmente in questo personaggio – ha spiegato -. Dal film emerge chiaramente che lei non è stata soltanto una cantante, ma è stata tanto altro».
Un momento dell'intervento di Donatella Finocchiaro
«Il suo era un canto catartico, perché l'ha aiutata anche a liberarsi dalla sua sofferenza, dal suo dolore, dalle violenze subite – ha aggiunto Donatella Finocchiaro -. E si racconta tanto nel film di queste violenze, nelle sue diverse forme, subite da bambina e nel corso della sua vita prima da suo padre e poi dal suo marito e dal fidanzato. La sua vita per questo è diventata un esempio e lei attraverso il canto ha sublimato tutto questo dolore».
«Rosa è la nostra cantantessa, è il nostro canto popolare – ha tenuto a precisare l’attrice -. E questo film sta diventando un piccolo caso, un piccolo miracolo, perché è una produzione piccola, una piccola distribuzione, ma è stato molto amato e apprezzato veramente in tutta l'Italia, in Sicilia soprattutto. Avere impersonato questo personaggio come attrice è stato anche un modo per dare un esempio anche alle altre donne che ancora oggi subiscono violenze psicologiche, violenze fisiche, violenze nel lavoro. Rosa è un personaggio che sicuramente resta in noi».
Un frame del film in cui Donatella Finocchiaro interpreta Rosa Balistreri
Lucia Sardo, nel suo intervento, ha raccontato la difficoltà fisica della trasformazione scenica - «trucco e parrucco per quattro ore al giorno mi hanno provata» - e la naturalezza con cui ha sentito Rosa dentro di sé.
«È come una parente, un’energia che conosco benissimo. Rosa ci insegna che si può trasformare il veleno in medicina», ha detto rivendicando la necessità di storie femminili e nuovi immaginari.
«E il film è la storia di una donna che ti dà anche coraggio - ha aggiunto -. Di una rosa che ha scoperto di essere una rosa regina del giardino, mentre prima pensava di essere uno scarafaggio del giardino. E un grazie particolare va a Paolo Licata, il nostro regista, perché è riuscito a fare un miracolo. Il film racconta e condensa in due ore una storia che avrebbe bisogno di una serie di otto puntate».
Un momento dell'intervento di Lucia Sardo
«Basta con le storie maschili. Abbiamo bisogno di identificazione, di donne che ci diano coraggio», ha aggiunto. Ma ha anche utilizzato parole forti per tracciare l’evoluzione dell’artista licatese.
E con un tono duro ha poi descritto l’incoscienza femminile, ancorandosi alla metafora floreale: «Non sappiamo di essere rose e che possiamo profumare, ma anche pungere».
Femminista ante litteram, Sardo ha auspicato «l’avvento di un “uomo nuovo” che sappia comprendere le dinamiche morali della società attuale e che stia al passo con una donna diversa e orientata verso un futuro egualitario sul piano dei diritti umani».
Un frame del film in cui Lucia Sardo mentre interpreta Rosa Balistreri
Arte, resistenza e impegno
Ad aprire l’evento il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, che ha poi lasciato la parola agli interventi delle docenti dell’ateneo catanese Maria Rosa De Luca (Musicologia e Storia della Musica), Stefania Rimini (Cinema, Fotografia e Televisione) e Simona Scattina, (Discipline dello Spettacolo) che hanno introdotto le tre artiste.
«Sono emozionato e felice di poter accogliere queste grandi interpreti in un luogo che abbiamo recuperato e destinato specificamente alle attività e alla sperimentazione artistica dei nostri studenti e delle nostre studentesse - ha sottolineato il rettore Francesco Priolo - a loro va il nostro sincero ringraziamento per tutto ciò che fanno per promuovere la sicilianità più vera e alta».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
A prendere la parola anche Antonella Ferrara, ideatrice e direttrice artistica del Festival internazionale del libro di Taormina, che quest’anno è dedicato al tema dei confini.
«Questo è il primo incontro pubblico prima dell'inizio dell'edizione 2025 di Taobuk - ha spiegato - per noi i confini sono una soglia comune, che non separa ma favorisce lo scambio, per questo ci è sembrato che l’occasione migliore per l’anteprima fosse il tributo a una donna come Balistreri, capace di muoversi tra gli impervi sentieri dell’arte e della vita, con punte di espressività sempre assolute».
Presenti all’incontro anche la prorettrice Francesca Longo e il regista Paolo Licata, coinvolto nella seconda parte dell’evento.
Il regista Paolo Licata
L’incontro è stato scandito dai videoclip del film, che hanno restituito al pubblico frammenti delle interpretazioni delle attrici. La presenza in sala del regista Paolo Licata ha rafforzato il dialogo tra linguaggio cinematografico e testimonianza artistica.
Stimolato da una domanda del pubblico, Licata ha spiegato le ragioni della scelta del soggetto. «Rosa Balistreri rappresentava una figura familiare, soprattutto sul piano musicale», ha detto il regista che ha anche raccontato un episodio significativo relativo a Donatella Finocchiaro.
«Prima di proporle il ruolo, ho voluto verificarne le doti canore senza rivelarle il progetto su Balistreri», ha detto. «Le ho chiesto semplicemente se sapesse cantare e la risposta dell’attrice è stata l’immediata esecuzione di Mi votu e mi rivotu che mi ha colpito come un segno del destino. Mi ha convinto così sulla bontà dell’opera», ha aggiunto.
Una clip con Rosa Balistreri
Il premio Cut e la proiezione
La cerimonia di premiazione ha visto Carmen Consoli, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo ricevere il Premio Cut, come “tributo alla creatività e alla visione di chi incoraggia forme originali di pensiero e promuove occasioni di crescita sociale attraverso le arti”.
A conclusione dell’evento, il film L’amore che ho è stato proiettato al Cinema King nell’ambito dell’iniziativa “Cinema in Festa”: un’ulteriore occasione per conoscere, scoprire e riflettere su una figura femminile che ha saputo valicare i confini della sofferenza per restare voce libera e indomita di un’intera isola.
Per coloro che hanno perso questa opportunità, L’amore che ho tornerà di nuovo sul grande schermo dell’Arena Adua il 20 e 21 giugno.
Un momento della consegna del premio