Workshop bilaterale italo-israeliano sulle fitopatie nel Mediterraneo
Strategie innovative di miglioramento genetico e di controllo di malattie di importanti colture mediterranee e particolarmente importanti per i due Paesi, quali agrumi, pomodoro e cereali. Le malattie delle piante (fitopatie), infatti, rappresentano una sfida importante per l'agricoltura e la produzione alimentare a livello globale e in particolar modo nell'area mediterranea. Nel complesso è stato stimato che ogni anno, a causa delle fitopatie, si registra circa il 10% della perdita di raccolto.
Su questi temi, nei giorni scorsi, si è tenuto un workshop bilaterale italo-israeliano all’Università di Tel Aviv promosso dall’Ambasciata d’Italia in Israele e dalla Camera di Commercio e Industria Israel-Italia.
Proprio l’Università di Catania, infatti, è stata protagonista del workshop e tra i proponenti grazie al Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente in collaborazione con il docente Guido Sessa dell’ateneo israeliano.
«Le università ed i centri di ricerca Israeliani sono ad un livello molto avanzato in tale settore e spesso le tematiche di ricerca sono complementari a quelle seguite in Italia – ha spiegato la prof.ssa Alessandra Gentile, tra i promotori del workshop -. I ricercatori israeliani si dimostrano dei partner estremamente competitivi, ma al tempo stesso preziosi alleati con cui affrontare sfide per la sostenibilità e lo sviluppo dell’agricoltura in maniera congiunta e sinergica. Spesso le condizioni ambientali e i sistemi produttivi dei due Paesi risultano molto simili per cui fare squadra è fondamentale per raggiungere prima i risultati da progetti di ricerca da trasferire alle aziende del territorio».
Un momento dell'intervento della docente Alessandra Gentile di Unict
Nel corso del seminario, tra i temi trattati, è stato proposto la facilitazione dello scambio di informazioni tra i principali scienziati italiani e israeliani che studiano l'interazione tra agenti patogeni e varietà di importanti colture mediterranee con diverso comportamento nei confronti delle malattie.
Uno degli obiettivi principali del workshop, infatti, è stato proprio quello di fornire una piattaforma interattiva per condividere nuove tecnologie, stabilire e rafforzare la collaborazione internazionale e sviluppare strategie innovative per migliorare la salute e la produttività delle colture. Una tematica affrontata che si inserisce, inoltre, tra le attività previste dal Centro Nazionale Agritech finanziato dal Pnrr in cui l’Università di Catania è socio fondatore.
«Grazie al supporto degli studi di biologia molecolare e delle Tecniche di evoluzione assistita – come ha evidenziato Stefano La Malfa dell’Università di Catania - oggi è possibile intervenire per costituire varietà resistenti alle principali malattie delle piante, con ovvie ripercussioni positive sulla sostenibilità dei processi produttivi, e in tal senso la delegazione italiana hanno testimoniato come l’Italia sia protagonista di tali ricerche attraverso la partecipazione a diversi progetti europei e nazionali dedicati alle colture mediterranee».
A far parte della delegazione dell’ateneo catanese i docenti Alessandra Gentile, Vittoria Catara, Stefano La Malfa, Stefania Bennici e Chiara Catalano del Di3A, unitamente a Domenico Bosco dell’Università di Torino e Marco Caruso del Crea.
I rappresentati dei partner italo-israeliani presenti al workshop a Tel Aviv
Per l’ateneo catanese è intervenuta la prof.ssa Alessandra Gentile che ha affrontato tematiche legate alla pubblicazione del genoma di limone come strumento indispensabile per un’analisi di associazione genotipo-fenotipo per l’identificazione di marcatori molecolari associati alla resistenza a Mal secco degli agrumi, una grave malattia fungina limitante la coltivazione del limone, per cui è ancora ignota la base genetica della resistenza. Nel corso dell'incontro il tema delle malattie già diffuse (xylella, mal secco) e altre è stato ampiamente affrontato sebbene non presenti nell’areale del mediterraneo, ma che rappresentano autentiche minacce per la sopravvivenza di alcuni comparti, e tra queste il greening degli agrumi (o HLB).
La disponibilità di marcatori molecolari associati al carattere di interesse, permetteranno nel prossimo futuro di velocizzare i piani di breeding per l’ottenimento di nuove varietà di limone resistenti a Mal secco.
A seguire la docente Stefania Maria Bennici ha illustrato la messa a punto di protocolli di miglioramento genetico basati sulla tecnologia del genome editing per l’ottenimento di varietà di agrumi resistenti alle malattie, come ad esempio l’HLB (huanglongbing o greening) la malattia più devastante degli agrumi i cui vettori sono già alle porte dell’Europa.
La docente Vittoria Catara si è occupata, invece, del microbioma e della salute delle piante, in particolare dei fenomeni di disbiosi causati dalle infezioni dovute a patogeni vegetali, in particolare in relazione al Mal secco. È stato anche presentato uno studio sulla selezione di batteri benefici assistita dall’analisi del microbioma centrale utili allo sviluppo di bioinoculanti microbici per protezione del pomodoro dai patogeni vegetali.
Altri contributi al workshop sono stati forniti anche dal dott. Marco Caruso del Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria (Crea) di Acireale e dal prof. Domenico Bosco dell’Università di Torino.
Un momento dell'intervento della docente Alessandra Gentile di Unict
Il workshop ha rafforzato l’asse tra l’Università di Catania e gli atenei israeliani. Una sinergia finalizzata anche allo scambio di know-how prevalentemente che, in maniera consolidata, risalgono ad oltre 30- 40 anni fa. Lo scorso anno, in questo contesto, Chiara Catalano, dottoranda in Biotecnologie, è stata ospitata nel laboratorio del prof. Guido Sessa dell’Università di Tel Aviv con una borsa Sandwich per approfondire alcuni aspetti della sua ricerca sul Mal secco.
Anche questo è stato l’input per organizzare, in maniera congiunta tra l’Università di Tel Aviv (TAU University) e l’Università di Catania il workshop per uno scambio ampio sulla tematica del miglioramento genetico per l’ottenimento di piante resistenti alle malattie e per indagare i meccanismi di risposta tra ospite e patogeno.
L’evento, dunque, oltre ad aumentare i rapporti tra i ricercatori, ha consentito di mettere a frutto le conoscenze acquisite anche attraverso la partecipazione ulteriore a progetti di ricerca congiunti e per ulteriori programmi di scambio di ricercatori.